Cerca

Lezioni di storia: tecniche ed esperienze di didattica frontale

Relazione finale del III seminario Sissco di didattica della storia.

Siracusa, 12-13 aprile 2019

Il 12 e 13 aprile 2019 presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Rizza” di Siracusa si è tenuto il “Terzo seminario nazionale SISSCO di didattica della storia” che ha avuto come titolo “Lezioni di storia: tecniche ed esperienze di didattica frontale”. Il seminario è stato organizzato anche con il supporto del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli studi di Catania, dell’Istituto siciliano per la storia dell’Italia contemporanea e della Società Siracusana di Storia Patria. Obiettivo del seminario è stato quello di proporre ai docenti un’occasione formativa che ponesse in primo piano nuovi percorsi di didattica integrata e per competenze, a partire dall’uso didattico delle fonti documentarie.

Sin dall’organizzazione del convegno si è pensato di offrire ai docenti un supporto operativo immediatamente spendibile nel processo di insegnamento della storia a partire da una rivisitazione della tradizionale lezione frontale. Per pianificare il seminario si è partiti dalle seguenti domande: “È possibile in 15 minuti presentare alla classe un argomento e nei successivi 20 discuterlo criticamente? La tipica lezione frontale può essere svolta in modo efficace e creativo? Come sfruttare al meglio le poche ore a disposizione del curriculum di storia?”. Tali quesiti nascono da una forte e fondata lagnanza dei docenti che insegnano storia in tutti gli ordini scolastici: il limitato numero di ore a disposizione, la grande quantità di argomenti da affrontare e la difficoltà di proporre lezioni che possano non solo accattivare l’attenzione degli alunni, ma che siano efficaci nel trasmettere conoscenze atte a tramutarsi in competenze utilizzabili nell’analisi di una società complessa come quella in cui viviamo, sono problematiche sentite trasversalmente. Proprio per questi motivi, la proposta del corso si è articolata secondo una struttura con una cornice ben definita, anzi rigida, per tutte le lezioni. Sono state, infatti, proposte 7 brevi lezioni frontali così caratterizzate: massimo 5 slide contenenti una cronologia o una linea del tempo, 4 parole chiave, una sequenza numerica (dati economici, demografici, ecc …), fonti grafiche o iconografiche; le lezioni dovevano prevedere anche l’ausilio di 2 oggetti e ovviamente delle piste di verifica. La rigidità del meccanismo attraverso il quale le lezioni sono state proposte è sembrata utile per diversi motivi, primo fra tutti quello di dimostrare che anche argomenti complessi, se strutturati in modo coerente, possono essere resi fruibili, e in secondo luogo per dimostrare che larga parte dell’ora di lezione può essere dedicata, oltre che alla proposta di apprendimento che l’insegnante offre alla classe, anche al dibattito che ne scaturisce. Tale meccanismo, se da una parte conferma la correttezza metodologica dell’insegnamento proposto attraverso l’ermeneutica dei documenti, la linea del tempo, il rapporto tra macro e micro storia ecc.., dall’altro rende la lezione ancora più interessante perché apre un dibattito interno alla classe che può stimolare l’acquisizione di competenze.

Il primo giorno, dopo i saluti iniziali del dirigente scolastico Pasquale Aloscari che è entrato nel tema ricordando la centralità dell’insegnamento della storia nell’itinerario globale dell’apprendimento, sono intervenuti Salvatore Adorno, coordinatore della commissione didattica SISSCO, che ha delineato le motivazioni del seminario e della tecnica proposta, e Antonio Brusa, decano della Didattica della storia, che non solo ha condiviso le finalità e le modalità del corso, ma ha anche proposto una sintesi diacronica di come la lezione di storia è stata svolta negli ultimi due secoli offrendo interessati spunti di riflessione ad un nutrito uditorio (la partecipazione al corso, che è stata sponsorizzata anche attraverso la piattaforma S.O.F.I.A., è stata cospicua: circa 100 iscrizioni con oltre 65 insegnanti di ogni ordine e grado e 35 studenti universitari di Scienze della formazione e di Lettere e Filosofia provenienti da Unikore e Unict).

Se ad aprire i lavori sono stati docenti universitari, le lezioni sono state tenute da docenti di scuola superiore di primo e secondo grado in possesso del titolo di dottore di ricerca, avendo costruito il proprio curriculum professionale in una stretta integrazione tra didattica e ricerca. Infatti, nel corso dei dibattiti che si sono svolti nei due giorni del seminario, si è sempre richiamata l’esigenza di una sinergia più efficace tra l’università e gli altri ordini scolastici (è stata gradita la presenza tra i relatori-insegnanti anche di una dottoressa in scienze filosofiche che ha proposto una lezione a testimonianza del contatto tra università e scuola).

Le lezioni, distribuite nei due giorni, si sono svolte nel seguente ordine:

  1. Giuseppe Ferraro – Prima guerra mondiale: i prigionieri

Questa lezione, ideata per una classe V del liceo classico, ha visto una successione di slide che pur partendo da un argomento spesso trascurato dalle tradizionali lezioni frontali riguardanti la prima guerra mondiale, ha permesso di umanizzare il contesto stesso del conflitto, aprendo la riflessione anche su argomenti di cittadinanza e costituzione.

 

  1. Fabrizio La Manna – Prima guerra mondiale: il fronte interno, i bambini

Ideata per una classe V del liceo artistico, questa lezione si è servita di una serie di documenti, in prevalenza attinti dai libri di lettura per l’infanzia, che hanno permesso di verificare in che modo agissero i meccanismi di propaganda, soprattutto nelle fasi della mobilitazione totale del fronte interno, anche per il tramite (diretto e indiretto) dei bambini. L’analisi dei meccanismi di propaganda è stato funzionale anche all’attivazione di una riflessione sui temi di cittadinanza e costituzione.

 

  1. Luigi Ambrosi – Il miracolo economico

Partendo da una domanda provocatoria sul senso del miracolo economico, che stimola diverse sfere sensoriali, l’autore ha evidenziato le tappe del boom, enucleando i numeri della crescita dei beni di consumo durevoli e dei lavoratori distribuiti nei tre settori. Attraverso un accostamento di parole e immagini, inoltre, ha reso il lavoro accessibile sia per le classi delle secondarie superiori che per le secondarie inferiori e ha concluso con una verifica da realizzare con mappe concettuali e/o mentali.

 

  1. Fabio Salerno – Industrializzazione e Mezzogiorno

Pensato sia per le classi di secondaria superiore che di secondaria inferiore, la lezione, partendo da tematiche globali inerenti alle tematiche in oggetto, è stato declinato evidenziando le ricadute che tali eventi hanno avuto sul territorio locale. Al centro dell’intervento il tentativo di far storicizzare gli eventi agli alunni e la riflessione su come muta il significato stesso delle parole chiave in base alle epoche e ai contesti storici. Tra gli oggetti presentati una cartolina degli anni ’60 con i saluti da Siracusa, posti su una immagine in bianco e nero dell’area industriale, ed una tuta blu.

 

Salvatore Santuccio – Giovanna D’Arco

In questa lezione, ideata per una classe III del liceo, è stato privilegiato il tentativo di correlare fonti ed ermeneutica, stimolo quindi per quella curiosità che, se opportunamente veicolata, può portare ad una visione più articolata del procedere degli eventi, evitando di dare per scontata l’esistenza di una dogmatica verità. Come oggetti sono stati proposti il testo del processo di Giovanna d’Arco, che può essere utilizzato in classe attraverso la tecnica del gioco di ruolo e un libricino di fumetti utile per proporre questo argomento anche ai più piccoli.

 

  1. Nicoletta Celeste – Il 1789

Questa lezione è stata proposta per una quarta liceo ed ha avuto un’attenzione particolare per l’utilizzo delle parole chiave e, attraverso queste, per la capacità della sintesi concettuale attraverso categorie storiche che diventano così competenze spendibili in contesti differenti. È stato ad effetto poi la presentazione degli oggetti: un pezzo di pane, tangibile testimonianza dello scoppio della rivolta, e una mini ghigliottina, emblema della brutalità del periodo del “Terrore”.

 

  1. Margherita Angelini – Migrazioni di fine ‘800.

Pensato per una classe terza della secondaria di primo grado, la relatrice ha approfondito le motivazioni della migrazione italiana, il viaggio verso gli Stati Uniti e l’arrivo ad Ellis Island. Partendo da una linea del tempo di grandi dimensioni, utilizzabile come cartellone da appendere in classe, l’autrice ha riportato successivamente i numeri della migrazione e alcune foto significative, da cui la relatrice ha tratto spunto per gli oggetti da presentare, quali uno spago ed un cappello di lana scuro.

 

Alla fine del secondo giorno si è tenuto, inoltre, un importante momento di riflessione sull’utilizzo dei manuali ed ancora sulla didattica frontale. Oltre ai relatori già citati erano presenti e sono intervenuti Stefano Cavazza e Marco Rovinello, membri della commissione didattica SISSCO, che hanno riflettuto sull’importanza della world history; Rosario Mangiameli dell’Università degli studi di Catania che, ragionando sulla didattica, ha ribadito l’importanza del dialogo tra scuola ed università; Andrea Miccichè dell’Università Kore di Enna, che ha riportato i dati di una ricerca sulla manualistica della scuola primaria; infine, Giorgio Cavadi, dirigente tecnico dell’USR Sicilia, che ribadendo l’importanza della world history ha parlato della centralità dell’insegnamento della storia nella società complessa.

I relatori, con le loro analisi, hanno contribuito a stimolare la platea, che è intervenuta con varie domande e riflessioni, ragionando sui modelli di insegnamento della storia e sulla manualistica. A tal proposito, appare utile riportare due brevi considerazioni:

  • Le lezioni proposte a un nutrito e interessato gruppo di docenti, pur essendo volutamente “imbrigliate” nella struttura già delineata, hanno mostrato come la particolarità e l’estro di ogni insegnante faccia naturalmente la differenza. Tutti i docenti hanno specificato la classe a cui la lezione era destinata e si è dibattuto sull’efficacia della proposta; la platea ha evidenziato i punti di forza e di debolezza delle lezioni mettendole a confronto operativamente con le classi di appartenenza. Interessante è stato lo spunto degli oggetti presentati, ben integrati nel corso della lezione, come un pallone, un casco da lavoro o un testo che hanno reso il laboratorio sicuramente più vicino alle esigenze scolastiche, considerando che i docenti spesso si trovano in situazioni dove è difficile catturare l’attenzione degli alunni. In questo caso i giochi di ruolo o il confronto con la realtà locale diventano veicoli fondamentali per far sì che il processo storico non costituisca soltanto un semplice momento di apprendimento, ma piuttosto risulti utile alla formazione di quelle competenze a cui la scuola oramai si richiama.
  • Dal dibattito, che è stato caratterizzato da un atteggiamento propositivo e operativo sono, tra l’altro, emerse alcune perplessità, la più importante è che nella conduzione di quasi tutte le lezioni non è stata ben delineata la possibilità di richiamare l’argomento proposto anche per la scuola primaria. In effetti, c’è sicuramente bisogno di coinvolgere tutti gli ordini scolastici a partire dalle classi della scuola primaria e il confronto con gli insegnanti è stato utile e proficuo anche quando il dibattito si è spostato sulla struttura dei libri di testo.

 

Si evince, soprattutto in considerazione dell’ampia partecipazione e dei numerosi interventi da parte della  platea nel corso dei due giorni di lavori, che il seminario è risultato utile e interessante, al punto che molte sono state le richieste di riproposizione dello stesso in altre località. Un primo sondaggio, attraverso la raccolta delle impressioni dei partecipanti, ha infatti dato un più che positivo riscontro, segno che il seminario è andato incontro ad un’esigenza dei docenti di lavorare su concrete proposte operative che possono servire da modello in un proficuo dialogo tra Scuola e Università che andrebbe ulteriormente potenziato.

 

Salvatore Santuccio