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L’identità friulana e giuliana (tra fascismo e dopoguerra)

Anna Maria Vinci

Anna Maria Vinci

Intendo proporre alla discussione questa tematica sulle identità locali, tentando una lettura di più lungo periodo, pur consapevole che gli studi intorno a tali problematiche non sono ancora del tutto soddisfacenti.
Si tratta di capire:
1) l’origine e la costruzione di tali identità (miti fondanti, utilità, funzione sociale e politico/propagandistica delle stesse)
2) quali siano le personalità del mondo intellettuale e politico, riuniti in associazioni, capaci di farsi promotori di una identificazione locale che diventi mentalità diffusa, introducendo o correggendo stereotipi di altra origine. Il problema della diffusione e del radicamento non è di poco conto e senza dubbio conosce nel periodo fascista e nell’immediato secondo dopoguerra sequenze diverse e diverse intensità.
3) in che modo i municipalismi si intreccino con il tema delle identità.
La proposta di esaminare insieme queste due forme di identità locali che pur afferiscono ad un’area amministrativa unitaria (e ben prima della nascita della regione autonoma Friuli – Venezia Giulia) è il segno di contrapposizioni esistenti e, nello stesso tempo, di una diversa natura e “storia” delle due identità.
Mi sembra importante ribadire che l’attenzione intorno a tali tematiche, pur condividendo altri apporti disciplinari di tipo antropologico e sociologico, va commisurata all’analisi storica, perché (ed il caso del Friuli e della Venezia Giulia possono in tal senso rappresentare un esempio) l’uso “pubblico” di tali identità ha avuto (ed ha) molto spesso una fortissima valenza politica che muta grandemente nel corso degli anni. È sempre necessario, quindi, distinguere e precisare.
Mi servirò prevalentemente di fonti giornalistiche, di riviste specializzate, non escludendo la letteratura.