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L'”IMPACT FACTOR” NELLA VALUTAZIONE DELLA RICERCA

Alessandro Figà Talamanca

Alessandro Figà Talamanca

Ringraziando il prof. Figà Talamanca per avercene subito trasmesso il testo, pubblichiamo l’intervento da lui pronunciato al convegno “La valutazione della ricerca”, con l’avvertenza che si tratta di una versione provvisoria e per il momento priva delle note.

La valutazione della ricerca
Bologna, 27 giugno 2000

In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Dico subito che il mio intervento non è neutrale o possibilista, non dirò, ad esempio, che lo “impact factor” deve essere utilizzato con cautela. Cercherò invece di convincervi che l’uso dell’IF per la valutazione della ricerca scientifica individuale o collettiva, ad esempio, di dipartimenti o gruppi di ricercatori, o paesi interi, ha costi altissimi in termini dei danni che può recare al sistema scientifico e pochissimi, incerti, benefici. Naturalmente, non mi aspetto che il mio intervento determini un cambiamento nei comportamenti delle comunità scientifiche italiane (in gran parte del settore biologico e medico) che usano entusiasticamente l’IF nella valutazione della ricerca scientifica individuale e collettiva. Vorrei però incoraggiare le comunità scientifiche (ad esempio i matematici ed i fisici) che ancora resistono all’invasione dell’IF, a perseverare nella loro resistenza, e specialmente vorrei incoraggiare gli storici, i giuristi, i letterati, i cultori di scienze sociali, ecc. a non farsi intimidire dalla favola di un IF universalmente riconosciuto come un parametro efficace di valutazione della ricerca, a non credere che per essere “à la page” sia necessario uniformarsi a criteri di valutazione palesemente infondati, e ad associarsi a quanti, all’interno del mondo scientifico, rifiutano l’IF come un parametro di valutazione della ricerca.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Il mio intervento non utilizza analisi statistiche raffinate. Vorrei infatti esaminare da un punto di vista “politico” i problemi posti alla ricerca scientifica internazionale dall’uso dell’IF, per questo preferisco guardare la realtà ad occhio nudo. Per un’analisi basata su considerazioni statistiche si può consultare il lavoro di Per O Seglen “Why the impact factor of journals should not be used for evalutating research”, British Medical Journal 1997; 314: 498-502.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’origine dell’IF
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Prima di entrare nel merito della questione è opportuno discutere che cos’è e come si calcola questo indice. Ma innanzi tutto bisogna parlare dello “Institute of Scientific Information” (ISI), che raccoglie i dati necessari per calcolare l’IF, lo calcola, lo pubblicizza, e ne propaganda l’utilizzazione. Nonostante il nome altisonante, l’ISI non è una fondazione o un’associazione senza fini di lucro, non ha come scopo la promozione della scienza o dell’informazione scientifica, ma è invece un’azienda privata che, come tutte le aziende, ha come dovere principale e scopo ultimo quello di arricchire i soci. E’ importante avere ben presente questo fatto perché l’azienda, dall’alto della sua posizione dominante sul mercato, come detentrice di una formidabile base di dati sulle pubblicazioni e citazioni scientifiche, ha preso, come tutte le aziende, numerose decisioni dettate da interessi venali e basate su calcoli dei costi e dei benefici marginali. Per quanto quest’azienda, attraverso un’intelligente e penetrante azione di propaganda, cerchi di difendere l’utilità generale delle sue decisioni, o la rilevanza per il singolo ricercatore, o per chi gestisce le biblioteche, dei suoi calcoli, non possiamo dimenticare che i calcoli si riferiscono ai costi e benefici economici di un’azienda che non ha né il dovere né la vocazione di sostenere lo sviluppo delle scienze.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’idea motrice della banca dati dell’ISI, attribuibile al suo fondatore, Eugene Garfield, è stata di pubblicare un repertorio delle pubblicazioni scientifiche, che includesse l’elenco dei lavori citati, da ciascun lavoro preso in esame. Lo scopo che si proponevano gli ideatori era di facilitare ricerche bibliografiche che, a partire da un lavoro importante del passato, consentissero di identificare i lavori recenti che ne sviluppavano i risultati.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>E’ sempre stato possibile, ovviamente, fare ricerche bibliografiche a partire da un lavoro importante, andando indietro nel tempo. Si comincia a prendere in considerazione gli articoli riportati in bibliografia, poi si cercano i lavori citati da questi ultimi, e così per passi successivi si arriva alle prime fonti della problematica o della metodologia impiegata nel lavoro da cui si è partiti.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”> Altro è invece la possibilità di fare una ricerca bibliografica andando avanti nel tempo, a partire da un lavoro importante degli anni passati. Questo è possibile, se si ha accesso ai lavori che citano il lavoro in questione. Una volta identificati questi lavori si possono identificare i lavori che li citano a loro volta e così via.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Un indice aggiornato delle citazioni scientifiche può fornire quindi uno strumento molto utile per seguire gli sviluppi di una problematica o di un settore molto particolare di una disciplina. Quest’idea ha portato alla creazione di un archivio elettronico delle citazioni che è stato denominato appunto “Science Citation Index” (SCI). L’archivio fu subito molto popolare nella Chimica e nella Biologia, dove ha costituito un utile repertorio per ricerche bibliografiche. Molto meno nella fisica dove, a livello mondiale, si era creato un sistema informale di comunicazione mediante “preprints” che rendeva meno essenziale l’accesso ad un repertorio della produzione scientifica. Ancor meno nella matematica dove esistevano tre riviste (una tedesca, una sovietica ed una americana) dedicate esclusivamente alla pubblicazione di recensioni di articoli di matematica. Queste riviste, ed in particolare quella edita dalla American Mathematical Society, “Mathematical Reviews”, costituivano e costituiscono la fonte principale per ricerche bibliografiche (ma, ovviamente, non consentivano le ricerche “in avanti”, se non attraverso l’indice degli argomenti.) E, in effetti, per trovare lo SCI in una buona università americana negli anni sessanta bisognava andare a cercarlo nella biblioteca (generale o dipartimentale) utilizzata dai chimici.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Verso la metà degli anni sessanta l’esistenza di questo indice ha destato l’interesse di alcuni sociologi o storici della scienza. Fu in particolare lo storico della scienza Derek De Solla Price, che si entusiasmò della possibilità di studiare gli sviluppi della scienza contemporanea con gli strumenti statistici quantitativi che gli erano forniti dallo SCI.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’interesse di Price e di altri autori fu utilizzato dai proprietari dello SCI come un’ottima occasione per un “marketing” mirato alle istituzioni scientifiche ed ai singoli ricercatori. Questi ultimi non mancarono di rilevare che il SCI dava loro modo di contare quante volte erano citati i propri lavori o quelli dei loro colleghi. Consentiva anche di risalire alle fonti delle citazioni per capire in che senso i propri risultati (o quelli dei colleghi) erano stati utilizzati o criticati. Queste informazioni quantitative e qualitative consentivano di formulare argomenti di giudizio sul lavoro scientifico citato. Ne è seguito un fortissimo, crescente interesse della comunità scientifica internazionale alla banca dati del SCI, per la valutazione o il pettegolezzo individuale. Naturalmente in questo contesto, e prima dell’esplosione del numero delle citazioni, l’attenzione era prevalentemente diretta alla natura della citazione. Altro è che un lavoro sia citato con una frase del tipo: “Il presente lavoro si basa sul lavoro fondamentale e pionieristico di Tizio”. Altro che invece sia citato con una frase che dice: “I risultati su questo problema ottenuti da Caio non sono affidabili perché basati su un’errata metodologia”. Altro ancora è che Sempronio appaia citato tra decine di altri autori come uno dei tanti ricercatori che hanno studiato lo stesso problema. Nel primo e nel secondo caso naturalmente non si può nemmeno prendere per oro colato il giudizio di chi cita il lavoro. Nel terzo caso (che è quello ormai prevalente) l’informazione fornita dalla citazione, in merito al lavoro citato, è pressoché nulla. In molti casi non si può nemmeno dire che chi cita abbia letto l’articolo citato, meno che mai che ne sia stato influenzato. Parlare di “impatto” sulla ricerca scientifica dei risultati del lavoro citato è, in questo caso, del tutto arbitrario.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Comunque sia, è l’interesse per la valutazione delle ricerche svolte dai propri colleghi che ha creato le basi per lo sviluppo commerciale delle iniziative dello ISI. E’ a questo livello che si è inserito il “virus” che ha aperto le porte all’utilizzazione dello IF come parametro di valutazione individuale e collettiva.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>E’ opportuno a questo punto riflettere sulla natura della banca dati costituita e utilizzata dall’ISI. Questa azienda sceglie prima di tutto un insieme di riviste che costituiscono la sua fonte primaria. Di queste riviste sono rilevati tutti gli articoli, con l’indicazione dei nomi (abbreviati) ed indirizzi degli autori e tutte le citazioni di articoli, libri, relazioni a congresso o altro che vi si trovano. Tutti i dati sono quindi inseriti in una banca dati elettronica. Si tratta indubbiamente di un’operazione molto costosa che deve seguire i criteri di minimizzare i costi e massimizzare i ricavi. E’ ovvio che per un’azienda editoriale che sostiene di possedere una banca dati pressoché completa, è indispensabile che siano prese in considerazioni tutte, o quasi tutte, le riviste, disponibili nelle maggiori biblioteche scientifiche americane. E, infatti, queste biblioteche costituiscono il gruppo di clienti più importante e consistente per la vendita dei servizi offerti dall’azienda (repertori cartacei, accesso condizionato e parziale alla banca dati, ecc.). Questo significa che debbono essere innanzi tutto incluse nella banca dati le riviste scientifiche pubblicate negli Stati Uniti, e le riviste pubblicate dalle grandi case editrici commerciali (North Holland, Springer, Elsevier, Gordon & Breach, ecc.) che, anche in virtù della loro capacità di “marketing”, hanno accesso al mercato delle biblioteche americane. E’ pure naturale includere le riviste canadesi, e quelle dei principali paesi di lingua inglese (Gran Bretagna, Irlanda, Australia.) Ma se ci si vuole presentare come una fonte di informazione completa a livello internazionale è necessario anche includere qualche rivista “nazionale” dei principali paesi dell’Europa Occidentale ed Orientale, e qualche rivista giapponese. In questo ambito è più difficile prendere decisioni.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Il tipo di decisione che è stato preso può essere illustrato da quanto è avvenuto per la matematica, in relazione alle riviste italiane. Le riviste italiane di matematica sono molte (c’è chi dice che sono troppe). Alcune hanno una gloriosa tradizione, ed un certo prestigio internazionale, perché, nei primi trent’anni di questo secolo, hanno ospitato contributi importanti di matematici di tutti i paesi. Ad esempio la tesi di Henry Lebesgue che, agli inizi del secolo, ha completamente rivoluzionato l’analisi matematica, ed ha profondamente influenzato lo sviluppo della teoria delle probabilità, è stata pubblicata da “Annali di Matematica Pura ed Applicata” una rivista di Firenze (H. Lebesgue : “Intégrale, longueur, aire”, Annali di Matematica, 7, 1902, 231-358). La stessa “Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo” ha avuto il suo periodo di gloria, dall’inizio del secolo, fino agli anni venti e trenta. Era ovvio, tuttavia, che sarebbe stato troppo oneroso includere nella banca dati più di una o due riviste italiane di matematica, anche perché fino a tempi recenti i matematici, come si è detto, erano abituati ad utilizzare, più le “Mathematical Reviews” che repertori bibliografici onnicomprensivi. Per aggredire il mercato dei matematici bisognava quindi contare principalmente sull’Informatica, e sulla matematica applicata, per le quali, non esistevano riviste italiane importanti. In queste condizioni, inizialmente lo ISI prese per la matematica italiana una decisione che ritengo del tutto casuale. Fu scelta, negli anni sessanta, tra le tante riviste italiane, la rivista “Ricerche di Matematica” che fa capo all’Istituto Matematico di Napoli. Successivamente furono incluse, al suo posto, le due riviste che sembravano meno legate a realtà locali, e cioè il Bollettino dell’Unione Matematica Italiana e gli Annali di Matematica Pura ed Applicata. Nessun matematico italiano o straniero, nemmeno un ex Presidente dell’Unione Matematica Italiana, come il sottoscritto, può ragionevolmente asserire che queste due riviste siano le migliori riviste di matematica italiane, dal punto di vista della qualità degli articoli che vi sono ospitati. Molti (almeno i professori della Normale) sosterranno che non appare giustificata l’esclusione degli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, a favore di queste due riviste. Altri rivendicheranno il ruolo di altre pubblicazioni periodiche collegate in un modo o nell’altro ad una sede universitaria. Sta di fatto che la decisione si basava anche su un calcolo di costi. Uno dei requisiti per l’inclusione nella banca dati era la assoluta regolarità delle pubblicazioni. Il costo aggiuntivo di inseguire le annate mancanti o in ritardo non giustificava certo la scelta di una rivista piuttosto che un’altra. La prova fu che gli “Annali di Matematica Pura e Applicata”, la vecchia e gloriosa rivista che aveva pubblicato quasi cento anni fa la tesi di H. Lebesgue, e che era inclusa nella banca dati dell’ISI fino al 1997, è stata esclusa dalla banca dati dal 1998: il distributore si era dimenticato di inviare i fascicoli dell’anno precedente all’ISI, ottenendone una punizione immediata. Credo che questo esempio sia sufficiente ad indicare che non ci si può aspettare che l’inclusione nella banca dati dell’ISI sia decisa sulla base di un’analisi seria e responsabile della qualità degli articoli della rivista. E infatti l’ISI non dispone di strumenti per valutare la qualità dei contributi che appaiono in migliaia e migliaia di pubblicazioni in centinaia di discipline diverse. Per i suoi scopi è più semplice, analizzare i dati a sua disposizione.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’IF come strumento di promozione commerciale.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>E infatti, oltre alla decisione elementare di escludere le riviste che non sono sufficientemente regolari, l’ISI cercò di sviluppare criteri che le consentissero di misurare l’utilità, ai suoi fini, dell’inclusione o esclusione di una rivista. E’ per questo che è stato introdotto lo IF. Esso è un numero associato ad una rivista per un certo anno che si definisce come segue:
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Lo IF della rivista X nell’anno N, è il rapporto tra numero di citazioni rilevate nell’anno N sulle riviste incluse nella banca dati, di articoli pubblicati negli anni N-1 e N-2 sulla rivista X, diviso per il numero totale degli articoli pubblicati negli anni N-1 e N-2 sulla rivista X.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Questo indice è stato ritenuto utile dall’azienda per decidere la permanenza di una rivista nella sua banca dati. Se una rivista è poco citata, in rapporto agli articoli che pubblica, non vale la pena di dedicarvi il costoso lavoro di esaminarne gli articoli per le citazioni.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma in realtà l’importanza dell’indice, dal punto di vista del suo inventori, sta nel fatto che è possibile presentarlo alle biblioteche scientifiche delle università e centri di ricerca americani, come uno strumento per decidere se vale la pena di acquisire o mantenere l’abbonamento ad una rivista. Queste biblioteche sono, come si è detto, i principali clienti dell’ISI ed era ed è opportuno convincerle che la banca dati dell’ISI è completa ed affidabile, specialmente in vista di un’espansione dell’attività dell’azienda al di fuori dei campi tradizionali della chimica e delle scienze biomediche.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Lo IF si è rivelato un importante strumento per questa opera di convinzione perché può, in effetti, essere utilizzato per rendere la realtà conforme alla propaganda dell’ISI. Se le principali biblioteche scientifiche americane si convincono che non vale la pena acquistare riviste che hanno un IF basso o nullo, e se, come conseguenza, le riviste che non appartengono alla banca dati ISI scompaiono dalle biblioteche, la banca dati dell’ISI, apparirà automaticamente completa ed affidabile. Essa rappresenterà l’universo delle pubblicazioni che vale la pena di acquistare o consultare. In effetti, la scomparsa di una rivista dalle maggiori biblioteche scientifiche americane ne decreta, in qualche modo, l’estinzione o la totale emarginazione. Il risultato finale è quindi quello di modificare la realtà esterna per renderla conforme alle esigenze di contenimento dei costi e massimizzazione del profitti dell’azienda ISI. Tra la strada di estendere indiscriminatamente la banca dati fino ad includere tutte le riviste ritenute, in qualche modo, rilevanti per la scienza, dagli esperti delle diverse discipline (che è la strada scelta da un’associazione senza fini di lucro, e che ha tra i suoi fini la promozione della matematica, come l’American Mathematical Society) e la strada di utilizzare uno strumento in grado di modificare l’universo delle riviste scientifiche, in modo da renderlo conforme alla propria banca dati, a sua volta costituita in modo da rispondere a scelte aziendali in dipendenza del profitto atteso, un’azienda commerciale non può che scegliere la seconda. Si spiega così in termini di convenienza economica l’azione insistente di Eugene Garfield per propagandare lo IF tra i gestori delle biblioteche del mondo anglosassone. Non si tratta ovviamente del tipo di propaganda usato per vendere fustini di detersivo. Il proprietario dell’ISI, E. Garfield, ha pubblicato decine di articoli, commenti, lettere al direttore, interventi a congressi, che hanno tutta l’apparenza di lavori scientifici, e comunque di interventi motivati da un interesse genuino a migliorare le forme di comunicazione scientifiche. Ma gli argomenti di base non sono difficili da identificare.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Si parte da un argomento che colpisce subito chi deve utilizzare una quantità limitata di fondi per gli acquisti di una biblioteca scientifica: non è possibile acquistare o prendere in considerazione tutte le pubblicazioni scientifiche. Bisogna limitarsi alle più importanti. Per usare le parole di Eugene Garfield:
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>”The fact is, no matter how many journals are in the market, only a small fraction account for most of the articles that are published and cited in a given year”
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Se si è d’accordo con l’ipotesi che l’importanza di una rivista si misura attraverso il numero delle citazioni che ricevono i suoi articoli, allora basta analizzare i dati sulle citazioni delle diverse riviste per concludere, con una semplice analisi statistica, che la copertura delle riviste offerta dalla banca dati dell’ISI è perfino ridondante:
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>”… 900 (21 percent) of the 4,400 journals indexed in the 1988 SCI received 83 percent of the 8,000,000 citations processed for the Journal Citation Reports that year. […] it took 2,000 journals (46 percent) to publish 86 percent of the 435,000 original research or review articles and technical notes included in the 1988 JCR”
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’argomento può essere reso apparentemente più raffinato e “scientifico” citando opportune “distribuzioni statistiche” (quelle di Bradford e Zipf) o facendo riferimento a grafici e diagrammi. Comunque è l’IF nell’opinione dei suoi venditori che dovrebbe determinare la scelta di acquistare o non acquistare una rivista. E’ interessante osservare che in questo contesto il problema del prezzo di vendita delle pubblicazioni scientifiche non viene nemmeno sollevato. E infatti un dato “obiettivo” come l’IF consente di non procedere ad un confronto tra costi e qualità, un confronto che dovrebbe essere affidato ad esperti e, che come vedremo, non risulterebbe favorevole all’editoria commerciale, la quale costituisce il principale alleato dell’ISI nella conquista dello spazio vitale delle biblioteche scientifiche.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”> Non varrebbe nemmeno la pena, a questo punto di mettere indubbio l’ipotesi iniziale, cioè che l’utilità di una rivista è misurata dal numero delle citazioni che i suoi articoli ricevono nei due anni successivi. La rivista diverrà comunque inutile quando i potenziali autori si renderanno conto che essa non è più disponibile nelle biblioteche americane.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Che cosa determina l’IF di una rivista.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>E’ opportuno tuttavia riflettere su alcune variabili puramente tecniche che concorrono a determinare lo IF. Prima di tutto, perché lo IF sia calcolabile, e quindi diverso da zero, è necessario che la rivista sia inclusa nella banca dati dell’ISI. Questo stesso fatto ha dato un enorme vantaggio alle riviste inizialmente incluse nella banca dati, che, come abbiamo visto, sono state scelte sulla base degli interessi dei clienti dell’ISI che sono le biblioteche scientifiche americane, gestite da bibliotecari professionisti, che non sempre capiscono le esigenze delle scienze creative. In secondo luogo sono escluse le riviste che subiscono qualche irregolarità nella pubblicazione. E, infatti, se il volume del 1999 è pubblicato nel 2000 (un peccato ritenuto fino a poco tempo fa veniale) questo stesso fatto rende il calcolo dello IF pressoché impossibile. Un altro elemento importante, ai fini della determinazione dello IF, è la tempestività delle pubblicazioni. Un lavoro importante la cui pubblicazione è ritardata di un anno o più, finisce per essere citato molto come “preprint”, ottenendo citazioni che non accrescono lo IF della rivista. Ma le riviste serie impiegano molto tempo per valutare un articolo, ritardandone in questo modo la pubblicazione. In alcuni casi un articolo può aspettare mesi o anni anche dopo l’accettazione. Questo succede più di rado quando la rivista è pubblicata da un editore commerciale sempre pronto ad espandere il numero delle pagine ed il prezzo di abbonamento. Ma può succedere invece per riviste gestite da istituzioni scientifiche che si basano sul lavoro volontario dei professori e possono trovarsi con troppi lavori accettati per la pubblicazione rispetto alle dimensioni dei volumi che intendono pubblicare.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma la variabile più importante che determina lo IF di una rivista è certamente il numero di citazioni che sono abituati ad inserire nei loro lavori gli autori che vi contribuiscono. Solo in questo modo si può spiegare, ad esempio, la grandissima differenza di IF tra le riviste di matematica pura e quelle di matematica applicata, o di informatica. Solo in questo modo si spiega perché la rivista di matematica con lo IF più alto, ha un IF quasi venti volte inferiore alla rivista di Biologia con il più alto IF. La variabile del numero medio di citazioni per articolo non può essere in alcun modo correlata con la qualità della rivista e da sola preclude una chiara associazione tra IF e utilità (per non dire qualità) delle riviste. Naturalmente l’abitudine ad includere molte o poche citazioni dipende dal costume accettato all’interno delle singole aree scientifiche. Sarebbe quindi teoricamente possibile paragonare tra loro riviste nella stessa area i cui autori hanno presumibilmente le stesse abitudini. Ma come definire un’area scientifica? Se la definizione include molte discipline si rischia di includere piccole comunità scientifiche distinte che si comportano in modo molto diverso in riferimento alle citazioni. Se l’area invece è definita in modo ristretto si rischia di non poter paragonare tra loro più di una o due riviste. Comunque ogni “normalizzazione” dell’IF è basata su un giudizio arbitrario. Ad esempio il “Journal of Computational Neuroscience” deve essere considerata nell’ambito delle riviste biomediche (nel qual caso il suo IF di 2,6 sarebbe modesto) oppure nell’ambito della matematica applicata (nel qual caso lo stesso IF risulterebbe astronomico)?
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Gli effetti dell’IF sull’editoria scientifica
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”> Come era da aspettarsi la propaganda dell’ISI ha avuto un enorme successo, determinando o agevolando, in certi casi, un cambiamento nell’organizzazione dell’editoria scientifica. Ancora una volta citerò il caso della matematica, non solo perché è quello che conosco meglio, ma anche perché in quest’area l’ISI ha avuto relativamente poca importanza fino a pochi anni fa, ed è quindi più facile studiare come si è manifestata e sviluppata la sua influenza.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Fino agli anni sessanta l’editoria scientifica in ambito matematico era, in massima parte, nelle mani di istituzioni scientifiche: associazioni scientifiche come la American Mathematical Society, la London Mathematical Society, l’Unione Matematica Italiana, la Societé Mathématique de France, oppure università, consorzi di università, accademie, ed occasionalmente fondazioni. Queste istituzioni avevano un interesse a mantenere bassi i costi di produzione e di distribuzione, e, specialmente in Europa, basavano una buona parte della distribuzione sul sistema degli scambi tra università e biblioteche. In altre parole la biblioteca di un’università pagava l’abbonamento alla rivista di un’altra università con l’invio della propria rivista. Nei paesi dell’Europa Orientale, ed anche in alcuni paesi in via di sviluppo, dove il costo di produzione della rivista era bassissimo, o sovvenzionato comunque dallo Stato, questo consentiva alle biblioteche di acquisire, senza costosi esborsi di valuta straniera, le riviste occidentali. I costi degli abbonamenti erano comunque abbastanza bassi nonostante le maggiori spese di produzione, prima dell’avvento dei mezzi di composizione elettronica. Una caratteristica di questo tipo di editoria scientifica era quella di non essere specialistica, nel senso che erano accettati e pubblicati in genere articoli di tutte le discipline matematiche.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>A partire dagli anni sessanta si è inserita invece nel sistema in maniera pesante l’editoria commerciale che ha introdotto riviste a carattere più specialistico. Questa politica editoriale corrispondeva ad una tendenza alla frammentazione, propria della scienza contemporanea, cui non riusciva a rispondere la vecchia editoria scientifica, che era in mano ad istituzioni senza fini di lucro gestite da studiosi che non approvavano un’eccessiva frammentazione della matematica in nicchie ecologiche autosufficienti.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Naturalmente le aziende editoriali private seppero anche trovare canali di distribuzione e di vendita nuovi, rivolgendosi prevalentemente ai gestori delle biblioteche scientifiche delle università americane. Al contrario di quello che avveniva, e avviene ancora, in Europa, le biblioteche scientifiche negli Stati Uniti sono controllate da personale specializzato, che, non di rado, non ha un rapporto facilissimo con i professori che sono ritenuti “utenti”, e non “proprietari”, della biblioteca come, sostanzialmente, avviene in Italia. Poiché è molto raro negli Stati Uniti il caso di biblioteche dipartimentali, essendo prevalenti biblioteche più generali, i criteri di acquisizione delle riviste debbono riflettere criteri comuni a tutte le discipline, e non solo alla matematica. E’ difficile ad esempio per un professore di matematica americano sostenere che una rivista che esce in modo erratico, come “Institut des Hautes Etudes Scientifiques; Publications Mathématiques”, debba essere comunque acquisita, per il valore intrinseco dei contributi che vi sono pubblicati, scavalcando, se necessario, i normali canali di distribuzione. In queste condizioni è più facile per lo stesso professore procurarsi qualche fotocopia dei lavori importanti usciti su questa rivista e rinunciare ad averla in biblioteca. Il modo più semplice per gestire una biblioteca per chi non ha competenze specifiche disciplinari e non vuole essere subissato dalle richieste contrastanti dei diversi specialisti, è quello di affidarsi ai grandi canali di distribuzione commerciale, che hanno un rapporto naturale con le grandi aziende editoriali, ma un rapporto più difficile con le istituzioni e le associazioni che pubblicano le riviste di matematica nei paesi di lingua diversa dall’inglese. Comunque per rendere una rivista o un libro appetibile da parte di un azienda di distribuzione bisogna che il prezzo sia abbastanza elevato. C’è voluto molto tempo prima che istituzioni tradizionali come le società scientifiche dei diversi paesi europei e le università capissero che un basso prezzo di abbonamento, ed un vasto programma di scambi, gli strumenti che sembravano naturali per diffondere la rivista, ne rendevano invece più difficile la distribuzione. Nessuno pensava, comunque, che ogni considerazione sul costo delle pubblicazione potesse essere ignorata da parte di chi acquista, sulla base di un’aggressiva campagna di vendita da parte di editori commerciali “scientificamente” motivata da considerazioni “obiettive”, in quanto fondate su numeri, come quelle così insistentemente fornite dall’ISI. E così quando l’esplosione delle pubblicazioni ed il taglio dei finanziamenti destinati alle biblioteche scientifiche rese necessario un ridimensionamento degli acquisti, le riviste abbandonate non sono state quelle più recenti e più costose, pubblicate dagli editori commerciali, ma quelle disdegnate dai distributori, perché irregolari, o poco costose. In questo quadro la propaganda dell’ISI non poteva non essere efficace.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Certamente il risultato finale di questa evoluzione, cui l’ISI ha contribuito negli ultimi anni, è stato quello di favorire i grandi editori commerciali, a scapito delle pubblicazioni legate ad istituzioni scientifiche, specialmente quelle dei paesi europei non di lingua inglese, di far lievitare i costi delle pubblicazioni, e di far aumentare, non solo il numero delle riviste, ma anche, paradossalmente, il numero delle riviste di “alto prestigio scientifico” e degli articoli pubblicati su riviste di alto prestigio. Comunque è aumentato il costo di pubblicazione e di distribuzione delle riviste, nonostante i progressi tecnologici nelle tecniche di composizione. Non c’è molto che si possa fare per tornare indietro. L’unica speranza è che l’avvento dell’editoria elettronica, per sua natura poco costosa e direttamente gestibile dai ricercatori, finisca per mettere fine all’oligopolio dei grandi editori commerciali mediato dall’ISI. Anche per questo non bisogna dare troppo credito all’ISI o all’IF.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Certamente, almeno per me, è difficile stabilire fino a che punto la ricostruzione degli eventi che sono in grado di fare per la matematica si applichi alle altre discipline ed in particolare a quelle mediche. Mi sono dilungato in questo senso, prima di affrontare il problema dell’uso dell’IF nella valutazione scientifica, per spiegare come la politica di una grande azienda editoriale possa avere conseguenze che non coincidono con l’interesse della scienza.

In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Giustificazioni per l’uso dell’IF nella valutazione dei lavori scientifici
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma veniamo all’argomento principale di questo intervento: l’uso dello IF come strumento per la valutazione della ricerca scientifica individuale o collettiva.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Abbiamo già osservato che questa utilizzazione è sconsigliata dall’ISI. Citiamo ancora E. Garfield:
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>”The source of much anxiety about Journal Impact Factors comes from their misuse in evaluating individuals, e.g. during the Habilitation process. In many countries in Europe, I have found that in order to shortcut the work of looking up actual (real) citation counts for investigators the journal impact factor is used as a surrogate to estimate the count. I have always warned against this use. There is wide variation from article to article within a single journal as has been widely documented by Per O. Seglen of Norway and others”.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Insomma, secondo Garfield, ha molto più senso contare le citazioni di un singolo articolo piuttosto che riferirsi alle citazioni medie della rivista in cui appare.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma non possiamo solo basarci sui commenti e le giustificazioni di Garfield. E’ necessaria un’analisi più accurata. Conviene quindi esaminare alcune delle giustificazioni che sono indicate per l’uso dello IF di una rivista per valutare un singolo articolo che vi è pubblicato.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Una giustificazione comune è basata sull’ipotesi che il valore di un lavoro scientifico possa essere approssimativamente misurato dal numero delle citazioni che riceve. Si ipotizza ulteriormente che questo numero possa essere stimato dal numero medio delle citazioni che ricevono gli articoli della stessa rivista, ed infine che questo numero medio possa essere stimato dallo IF che, come abbiamo visto, è una media calcolata sulla base di due soli anni.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ognuna di queste ipotesi è in qualche modo plausibile ed ha qualche fondamento empirico. Ma, nel complesso, il ragionamento è molto debole.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Cominciamo con la relazione tra valore di un lavoro scientifico e numero delle citazioni che riceve. E’ plausibile che le citazioni misurino l’influenza di un lavoro scientifico sui lavori degli altri, e quindi, in linea di massima, l’importanza del lavoro. A questo proposito E. Garfield cita il sociologo della scienza Robert K. Merton (che dice di aver conosciuto nel 1962) il quale avrebbe descritto le citazioni come la moneta della scienza. Gli scienziati, secondo Merton, ricompenserebbero i loro maestri ed i loro ispiratori, con le citazioni. Ma Merton stava parlando della scienza di almeno cinquanta anni fa, prima che intervenisse l’ISI, e lo IF. L’introduzione delle citazioni come strumento di valutazione ha completamente cambiato il contesto sociale entro il quale si pratica la citazione, infatti, con l’uso dello IF per la valutazione della ricerca, ma anche soltanto per la valutazione delle riviste, entrano in gioco nel sistema delle citazioni interessi diretti ed indiretti (di carriera, di stipendi, di accesso ai finanziamenti, di diffusione delle riviste) che ne falsano completamente la natura. Un tempo si citavano solo gli articoli che tutti gli autori avevano letto ed utilizzato nella loro ricerca. Ora intere bibliografie sono compilate automaticamente ed inserite nei lavori. Siccome l’IF tiene conto anche delle autocitazioni è buona pratica comunque citare i lavori pubblicati nella stessa rivista in cui si spera di pubblicare il proprio lavoro. Questa politica rende più accettabile il lavoro presentato perché esso contribuirà ad aumentare lo IF della rivista, e quindi ne rafforzerà il prestigio e ne aumenterà la diffusione. Inoltre qualsiasi gruppo organizzato di ricercatori che desideri potenziare la sotto-disciplina o la problematica cui fa riferimento, dovrà impegnarsi a scambiarsi citazioni. E infine, in un sistema in cui “un sigaro, un bicchiere di vino ed una citazione in bibliografia non si negano a nessuno”, cioè in un sistema in cui citare non costa nulla, conviene comunque citare liberamente, perché chi non cita non sarà citato. La scelta tra citare e non citare, infatti, non è più dettata dall’esigenza di riconoscere le altrui priorità, e dall’esigenza di chiarezza e completezza dell’esposizione. La maggioranza delle citazioni può essere omessa o sostituita da altre citazioni. Si citano dunque gli autori da cui ci si aspetta di essere citati. E, infatti, il numero delle citazioni contenute in un articolo scientifico è aumentato a dismisura, proprio perché lo IF di una rivista ha un’alta correlazione (come riconosce lo stesso Garfield nello scritto citato alla Nota 3) con il numero medio delle citazioni che compaiono nei suoi articoli. La citazione come “tributo” o riconoscimento al maestro o ispiratore è praticamente scomparsa dalla letteratura scientifica o è sepolta sotto valanghe di citazioni irrilevanti.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Dobbiamo anche dire che mentre trent’anni fa era ancora facile analizzare in dettaglio le poche citazioni che un lavoro scientifico poteva ricevere nel corso degli anni, per valutare l’accoglienza che i risultati del lavoro avevano all’interno della comunità scientifica, oggi invece si possono solo contare citazioni, quasi tutte irrilevanti. Nel mare dei riferimenti bibliografici finisce per essere impossibile trovare ciò che ha veramente ispirato l’autore. Il successo del Science Citation Index ne ha di fatto reso più difficile un uso razionale come sussidio per la valutazione della ricerca.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’altra ipotesi che sembra a prima vista plausibile è che il numero delle citazioni che un articolo riceverà nei due anni successivi alla pubblicazione possa essere stimato dallo IF. In effetti, una semplice analisi statistica effettuata da Per O Seglen mostra che il tasso di citazioni di un articolo individuale in una rivista si distribuisce in modo molto poco uniforme. In sostanza lo IF è determinato da pochi articoli con molte citazioni e molti articoli con poche citazioni. In cifre il 50% delle citazioni è determinato dal 15% degli articoli (quelli più citati) ed il 90% delle citazioni è determinato dal 50% degli articoli. In altre parole il 50% degli articoli contribuiscono con solo il 10% delle citazioni. Questo fatto è confermato dallo stesso Garfield nel passo citato sopra, dove si fa riferimento al lavoro di Seglen.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Comunque sia, è difficile capire come, chi valuta l’articolo, avendo a disposizione l’articolo da valutare, e potendo accedere ai lavori in cui l’articolo è citato, attraverso lo SCI, dovrebbe basarsi su un indice incerto che non ha nessun rapporto con il lavoro in esame, ma si riferisce ad una media aritmetica di dati disomogenei, concernenti lavori di altri autori, pubblicati due anni prima. Sarebbe come se un medico, anziché esaminare un paziente, consultando anche la sua cartella clinica, si intestardisse a formulare una diagnosi sulla base delle cartelle cliniche di pazienti che nei due anni precedenti vivevano nella stessa casa o facevano lo stesso lavoro del paziente in esame. Solo la fede nell’ISI, e nell’IF, come fonti di verità e di giustizia può giustificare un simile comportamento.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma c’è un altro motivo, apparentemente più valido, per considerare l’IF della rivista in cui un lavoro è pubblicato, nella valutazione di un lavoro scientifico. Si dice, infatti, che le riviste con alto IF sono quelle che ospitano gli articoli migliori o che comunque sono più selettive nella scelta dei lavori da pubblicare. La considerazione dello IF aiuterebbe quindi a collocare, almeno inizialmente, e prima di una lettura accurata, un lavoro scientifico in una scala di valore qualitativo.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma sarà vero che l’IF misura la qualità dei lavori pubblicati su una rivista? Non sembra possibile stabilirlo “a priori”. Abbiamo visto che l’IF delle riviste dipende in massima parte dalle abitudini della comunità scientifica di riferimento per la rivista. Sarà alto laddove gli articoli sono corredati da molte citazioni, ed in particolare citazioni di lavori usciti nei due anni precedenti, sarà basso se chi scrive per quella rivista o riviste analoghe cita poco o cita articoli più vecchi. Per decidere in che senso e fino a che punto lo IF di una rivista è una indicazione della sua qualità, o meglio della sua selettività, bisognerà per ogni area disciplinare interpellare uno o più esperti.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’IF nelle discipline matematiche
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Io mi considero un esperto di matematica e, per la prima volta nella mia vita, nelle scorse settimane ho preso in esame la lista delle riviste di matematica incluse nella banca dati ISI ed il relativo IF. Ho preso quindi in esame l’elenco delle riviste che secondo l’ISI sono classificabili come “Mathematics”, “Applied Mathematics” e “Mathematics-miscellaneous”. Non era l’unica scelta possibile ma è l’unica che mi ha consentito di includere quasi tutte le riviste comprese nella banca dati dove pubblicano i matematici. Mancano solo alcune riviste importanti classificate come appartenenti all’area “Statistics and Probability”, assieme ad una grandissima quantità di riviste che appaiono del tutto estranee al mondo matematico.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”> Ho osservato prima di tutto che solo 10 riviste sulle 265 elencate hanno un IF di almeno 1,5 (il massimo è 2,6). Debbo dire che tra queste prime dieci ci sono tre riviste di indubbia qualità, comprese le due che sono tradizionalmente considerate le più selettive: Acta Mathematica e Annals of Mathematics. In effetti, nessuno dubita che queste due riviste che compaiono, rispettivamente, al terzo e al quinto posto della graduatoria con IF di 1,9 e di 1,7 offrono le maggiori garanzie di non pubblicare contributi di scarso valore.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Dobbiamo dire però che un esperto è in grado di dire che gli Annals e gli Acta (come sono comunemente chiamate) sono le migliori riviste di matematica sul mercato senza conoscere il loro IF. Inoltre un esperto ha a sua disposizione informazioni che non sono in alcun modo rappresentate dallo IF. Egli sa per esempio che ci sono articoli pubblicati sugli Annals che non sarebbero accettati sugli Acta, e viceversa. Sa cioè che la possibilità che un articolo si accettato per la pubblicazione su una di queste riviste è legata non solo al valore dell’articolo, ma anche alle particolari inclinazioni dei matematici che, dopo aver interpellato relatori competenti, prendono le decisioni finali. Così se mi si dice che il tale articolo è stato pubblicato sugli Annals io sono sicuro che si tratta di un articolo di buona qualità, se poi l’articolo non corrisponde agli interessi scientifici dei componenti del comitato editoriale di questa rivista, comincio a pensare che l’articolo sia davvero eccellente. Per fare un esempio concreto, se un articolo che rientra negli interessi della scuola di E.S. è pubblicato sugli Annals, esso è certamente di buona qualità, ma se lo stesso articolo è pubblicato su gli Acta, allora vuol dire che anche L.C., che può non avere simpatia per il lavoro di scuola degli allievi di E.S., lo ritiene di buona qualità. Basta questo a far sospettare che l’articolo sia davvero eccellente.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Non c’è dubbio che esperti in altri campi avrebbero a disposizione informazioni analoghe sulle riviste di alto o basso IF nella loro discipline. Se la qualità di una rivista deve essere utilizzata per giudicare la qualità di un lavoro, perché ci si dovrebbe limitare a far riferimento allo IF e non si dovrebbero utilizzare anche altre, più articolate, informazioni? In ogni caso se dobbiamo interpellare un esperto per accertare che l’IF corrisponda alla qualità della rivista, che utilità possiamo assegnare a questo indice?
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma veniamo alle altre riviste con alto IF. Osserviamo subito che le riviste della lista con il più alto IF sono entrate, per così dire, abusivamente, nella lista. Si tratta del “Journal of Computational Neuroscience” e di “Econometrica”, che hanno rispettivamente un IF di 2,6 e 2. Dovremmo escluderle dalla lista? O normalizzare il loro IF con l’IF delle riviste di medicina o di economia? Non so rispondere a queste domande. L’esclusione penalizzerebbe i matematici che cercano di comunicare i loro risultati ad esperti di altre discipline. La “normalizzazione” potrebbe essere solo fatta sulla base di una decisione del tutto arbitraria.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma i problemi non finiscono qui. Tra le prime dieci riviste ordinate per IF ci sono altre tre riviste di matematica applicata. Prendiamo ad esempio “Applied and Computational Harmonic Analysis” che ha un IF di 1,64, è che è la settima rivista della lista (“Annals of Mathematics” essendo la quinta). Nessuno può credere che gli standard di selettività di “Applied and Computational Harmonic Analysis” si avvicinino a quelli di “Annals of Mathematics” o “Acta Mathematica”, che siano superiori a quelli di “Inventiones Mathematicae” (IF 1,16) o di “American Journal of Mathematics” (IF 1,05). Le spiegazioni per un così elevato IF sono altre. Si tratta di una rivista che è probabilmente molto citata fuori dell’ambiente matematico tra gli ingegneri delle telecomunicazioni. Il dialogo tra scienza pura e applicazioni è molto importante. Fa piacere quindi che esistano riviste nelle quali si svolge questo dialogo. Ma che c’entra con la selettività della rivista o la qualità del contributo scientifico?
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Tra le prime 19 riviste elencate troviamo altre riviste “spurie” come “Journal of Computational Biology” che indubbiamente deve il suo alto IF (1,32) alla parziale appartenenza all’area della biologia, all’interno della quale, magari il suo IF sarebbe considerato modesto. Troviamo anche uno strano “Multivariate Behavioral Research” (IF 1,29) ed un “Journal of Econometrics” (IF 1,19). In genere abbondano tra le prime 20 riviste quelle parzialmente estranee alla matematica o quelle che si occupano di matematica applicata. Certamente la collocazione di una rivista tra le prime venti riviste di matematica classificate per IF non fornisce alcuna indicazione, che non sia già nota agli esperti, sulla natura e qualità dei contributi a questa rivista.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>La situazione non migliora se si scorre ulteriormente l’elenco. Sono rispettivamente la ventunesima (IF 1,1) e la quarantanovesima (IF 0,8) due riviste che si dedicano ad un argomento estremamente specialistico e molto alla moda. La prima si chiama semplicemente “Chaos” e la seconda “Chaos, solitons and fractals”. Nessun matematico serio oserebbe sostenere che gli standard di qualità di queste riviste sono paragonabili a quelli dell'”American Journal of Mathematics” (IF 1,05) del “Duke Mathematical Journal” (IF 0,92) o del “Journal fur die Reine und Angewandte Mathematik” (IF 0,78). E’ evidente, invece, che gli autori che pubblicano sulle due riviste del “caos”, formano un’allegra brigata di entusiasti reciproci citanti, che, attraverso due riviste tutte per loro, si sottraggono agli standard di selettività delle riviste di matematica tradizionali. E’ importante che esistano riviste di questo tipo, perché spesso i canoni tradizionali della scienza finiscono per fare da sbarramento all’innovazione. Ma nessuno può venirci a raccontare che ciò che si pubblica in queste riviste rappresenta l’eccellenza nel mondo matematico internazionale.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ci sono altre contraddizioni che saltano agli occhi. Le riviste “Memoirs of the American Mathematical Society” (17-esima nella lista, IF 1,22) e “Transactions of the American Mathematical Society” (73-esima nella lista, IF 0,62) hanno, dichiaratamente, gli stessi standard di selettività e lo stesso comitato editoriale. I lavori sono dirottati dall’una all’altra semplicemente sulla base della loro lunghezza. Anche i “Proceedings of the American Mathematical Society” (148-esima della lista, IF 0,36) dovrebbe avere gli stessi standard ed ospitare articoli di lunghezza ancora inferiore. Stiamo scoprendo che la lunghezza di un articolo è correlata alla lunghezza della sua lista di riferimenti bibliografici? E che cosa c’entra con la qualità?
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Penso di essermi dilungato fin troppo. Vorrei solo aggiungere che nessun matematico dubita della grandissima importanza che ha avuto, negli ultimi cinquanta anni, la matematica sovietica. Fino a tempi recenti i matematici russi erano tenuti (o fortemente incentivati) a pubblicare su riviste russe in lingua russa. Alcune di queste riviste erano tradotte interamente in inglese, naturalmente diversi anni dopo. In ogni caso, sia le riviste originali, che quelle in traduzione, sono destinate per loro natura ad essere trascurate dalle citazioni immediate che sono alla base del calcolo dell’IF. La matematica russa risulterebbe pressoché inesistente se lo IF dovesse essere preso come indice di qualità.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Considerazioni analoghe, anche se non cosi’ forti e precise, possono essere fatte sulla matematica francese e su quella giapponese. Ne segue che, per la matematica, la considerazione dello IF non è affidabile nemmeno nella valutazione complessiva della ricerca di un intero paese. E’ improbabile che questa inaffidabilità si riferisca solo alle discipline matematiche e non investa invece almeno le altre discipline scientifiche, fuori del settore biomedico.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Rimane naturalmente aperto il problema dell’affidabilità dell’IF delle riviste, come indice di qualità degli articoli che vi sono pubblicati, nel settore biomedico. Io non sono un esperto e non sono in gradi fare un’analisi analoga a quella che ho fatto per la matematica. Né può ritenersi sufficiente, per smentire l’affidabilità dell’IF come indice di qualità, l’esempio, da me casualmente trovato, del lavoro sugli “zainetti”, indicato alla nota 23. Vorrei però osservare che la scelta di un indicatore di valutazione non è neutrale, anche se si tratta di un indicatore ben correlato con quel che si vuole valutare. Una buona correlazione non basta ad assicurarne l’utilità, o quanto meno la non dannosità. Ad esempio non sarebbe difficile costruire un indicatore, molto affidabile, della probabilità di successo negli studi universitari degli studenti che aspirano a studiare medicina, sulla base di dati “obiettivi” come il reddito famigliare ed il grado di istruzione dei genitori. Eppure nessuno si sognerebbe di sostituire l’esame di ammissione con una graduatoria basata su un indicatore costruito in questo modo. E’ probabile anche che il costo delle calzature con le quali uno studente si presenta ad un esame, mettiamo di diritto, sia molto ben correlato alle sue probabilità si successo. E infatti il costo delle scarpe è legato al reddito famigliare che a sua volta è legato al livello di istruzione della famiglia che è molto ben correlato alle capacità espressive che consentono di sostenere un esame orale in una disciplina giuridica. Ma cacceremmo via un fabbricante di scarpe costosissime che ci proponesse di basare il voto d’esame (almeno in parte, e almeno con cautela) sul costo delle calzature dello studente, perché è un parametro “obiettivo”. Lo cacceremmo via dando allo studente la possibilità di rispondere alle domande d’esame, senza nemmeno guardare le scarpe che indossa, e senza degnare di uno sguardo le dotte elaborazioni statistiche offerteci dal venditore di scarpe, per dimostrare che chi indossa scarpe costose, è più bravo. Perché allora dovremmo stare ascoltare la propaganda dell’ISI, senza dare a chi è valutato la possibilità di essere giudicato sulla base di quel che ha prodotto, e non sulla base di numeri proposti da un venditore di base di dati? Comunque anche il dato sul costo delle calzature finirebbe presto per non essere più obiettivo. L’accorto studente correrebbe subito a comprare le scarpe più costose, facendo felice, naturalmente, il venditore di scarpe. Ma anche l’obiettività dell’IF è discutibile.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma l’IF è obiettivo?
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’argomento è molto sentito dai fautori dello IF. L’IF con tutti i suoi difetti avrebbe il vantaggio di essere “obiettivo”. Ma che significa obiettivo? Perché un dato sia obiettivo non basta che sia rappresentato da un numero (come sembrano ritenere i fautori dello IF) bisogna innanzitutto che non risulti manipolabile in funzione degli interessi in gioco. E invece IF è direttamente e indirettamente manipolabile. Vediamo come.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>La prima (innocente) manipolazione è operata dal ricercatore (o gruppi di ricercatori) che prima di decidere dove pubblicare un articolo consulta la lista delle riviste ordinate per IF. Certamente, una volta accettato l’IF come indice di qualità l’accorto ricercatore cercherà di pubblicare i lavori sulle riviste che hanno il massimo IF, tra quelle che potrebbero accettare i suoi lavori. Per di più il ricercatore che abbia applicato questa strategia nel passato diventerà uno sfegatato ed interessato sostenitore dell’IF come indicatore di qualità. Ma non tutti i ricercatori utilizzano questa strategia. Ed è molto dubbio che i ricercatori che non applicano questa strategia, che non hanno mai guardato un elenco delle riviste, ordinate per IF, o che magari non sanno nemmeno cosa sia lo IF, siano i peggiori. Si può invece congetturare che siano i meno arrivisti e forse i più seri. Tra l’altro la strategia è possibile se si dispone dell’elenco delle riviste con relativo IF, almeno nella propria disciplina. Questo elenco non è distribuito gratuitamente, ma è venduto, a caro prezzo, dall’ISI ed in genere non è disponibile a tutti i ricercatori, almeno nelle discipline ancora non conquistate dall’ISI e dall’IF .
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>La seconda possibile manipolazione è quella di abbondare nelle citazioni, avendo particolare cura di citare i lavori più recenti della rivista nella quale si vuole pubblicare. Si tratta di una manipolazione che riesce meglio se si appartiene ad un gruppo di ricercatori dediti alle reciproche citazioni. Essa riesce ancor meglio se il gruppo conquista una o due riviste nuove, edite da un grande editore commerciale, disposto ad investire in “marketing”. Anche in questo caso le allegre brigate di reciproci citanti diventano sfegatate propagandiste dell’IF.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Di una terza possibile (e reale) manipolazione si è già parlato: i comitati di redazione delle riviste chiedono agli autori di citare lavori della stessa rivista come condizione per la pubblicazione. Questa richiesta può essere camuffata come richiesta del “referee”, che è naturalmente coperto dall’anonimato.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Infine c’è la grande possibilità di manipolazione nelle mani di chi utilizza l’IF per valutazioni individuali. Il passaggio da un indice associato a riviste ad una valutazione, spesso, anch’essa numerica, associata ad un individuo è tutt’altro che pacificamente codificato. Né può esserlo dal momento che non è chiaro in che modo l’IF di una rivista sia associato alla qualità di un articolo che vi è pubblicato. Se, con un salto logico, si attribuisce ad ogni articolo un punteggio corrispondente all’IF della rivista su cui è pubblicato, resta ancora da stabilire se ha senso fare la somma di tutti i punteggi, ovvero la media, oppure la media relativamente ai lavori che hanno un punteggio minimo (o soltanto maggiore di zero). Può anche essere che sia più opportuno considerare la media geometrica, e a questo punto perché non la media armonica o qualche altra diavoleria statistica? Si tratta di scelte lasciate all’arbitrio del valutatore. Al suo arbitrio verrà anche lasciata ogni operazione di “normalizzazione”. Non è ovviamente possibile confrontare gli IF di riviste appartenenti ad ambiti disciplinari diversi. Ad esempio l’IF massimo di una rivista di matematica pura è quasi venti volte inferiore a quello massimo di una rivista di biologia. Si deve quindi definire un universo di riferimento per applicare la valutazione dell’IF. Ma si tratta di una definizione arbitraria che può lasciare fuori le riviste e le ricerche non specialistiche. L’alternativa è di “pesare” l’IF di una rivista sulla base della sua appartenenza a questo o quel gruppo, per “normalizzare” i dati. Ma chi e come decide sul peso? Abbiamo già visto che nella matematica le riviste di matematica applicata hanno un IF maggiore di quelle che ospitano anche articoli di matematica cosiddetta pura. Dobbiamo quindi stabilire che il loro IF conta di meno? E quanto di meno? La metà, un terzo, o solo il 10% in meno? E chi decide se una rivista è di matematica applicata o di matematica pura? In questo caso si può veramente parlare di arbitrio perché si tratta di decisioni cui non corrisponde un’assunzione di responsabilità. Lo IF con la sua pretesa di obiettività rende molto poco trasparente ogni decisione di merito.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Gli effetti negativi dell’IF sulla comunicazione scientifica
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>A questo punto ho già indirettamente illustrato i danni che può recare alla scienza e alla comunicazione scientifica l’uso dello IF nella valutazione della ricerca. Ma vale la pena di passarli di nuovo in rassegna. (Ovviamente l’uso dello IF non è la sola causa e spesso nemmeno la causa principale dei fenomeni negativi qui elencati. Si tratta tuttavia spesso di fenomeni che sono aggravati non solo dall’uso improprio dello IF, ma anche dalla politica di “marketing” dell’ISI)
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’aumento indiscriminato delle riviste e delle pubblicazioni scientifiche ed in particolare delle riviste più costose di proprietà di editori commerciali e la crisi finanziaria delle biblioteche scientifiche, esiziale per i paesi dell’Europa dell’Est ed i paesi in via di sviluppo.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’impoverimento e l’esclusione dai circuiti internazionali di distribuzione delle riviste scientifiche legate ad istituzioni culturali e non pubblicate da editori commerciali.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’aumento del numero delle citazioni non giustificate né dal riconoscimento di una priorità, né dall’esigenza di rendere più chiaro il testo (un aumento che rende tra l’altro molto difficile utilizzare lo SCI per i fini per i quali era stato creato).
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’aumento di riviste specialistiche gestite da piccole comunità internazionali dedite alle reciproche citazioni, e poco interessate a confrontarsi con il resto della comunità scientifica.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’aumento della pressione sui singoli ricercatori e sulle strutture scientifiche a pubblicare, anche in assenza di risultati scientifici significativi, al solo scopo di aumentare il proprio punteggio basato sullo IF.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>La perdita di vista del significato di una pubblicazione scientifica come mezzo per comunicare ad altri ricercatori i propri risultati e non solo come strumento per aumentare il proprio “punteggio”.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Il capovolgimento dei valori di buon senso nella scelta del mezzo di comunicazione dei propri risultati che dovrebbero essere diffusi negli ambiti dove possono essere più utili .
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’arbitrio nelle scelte valutative mascherato dall’obiettività.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>L’acquisizione di un repertorio bibliografico costosissimo (lo SCI) e in molti casi inutile, in tutte le strutture di ricerche, al solo scopo di consentire a tutti una strategia di massimizzazione dello IF.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”> L’asservimento delle scelte scientifiche e culturali delle comunità degli scienziati agli interessi venali delle grandi aziende editoriali e dell’ISI.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Vorrei infine osservare che per sua natura la valutazione scientifica non può prescindere da un giudizio discrezionale, che potrebbe rivelarsi errato. Anche il giudizio di accettazione di un lavoro su una rivista ha carattere di discrezionalità. Non solo perché esercitano una loro discrezionalità i “referees” ma perché è discrezionale la scelta del “referee” e discrezionale l’interpretazione del suo giudizio.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”> Proprio perché si tratta di scelte discrezionali in tutti i paesi ci si rivolge ad esperti per valutare progetti e risultati della ricerca scientifica. Una valutazione discrezionale è obiettiva nella misura in cui non è dettata da interessi diretti o indiretti di chi valuta, cioè nella misura in cui si esprime un giudizio “imparziale”. Nessuno è in grado a priori di assicurare questa imparzialità. Ma certamente uno degli strumenti per controllare i giudizi scientifici è quello della censura, in termini di reputazione, che può esercitare una comunità scientifica vigile e aperta. Una condizione necessaria perché questa censura possa essere esercitata è che ci sia una chiara attribuzione di responsabilità. Un giudizio basato su scelte discrezionali oscurate da presunti parametri oggettivi è sottratto ad ogni critica e quindi potenzialmente arbitrario. Queste considerazioni si applicano non solo quando si tratta di giudicare i singoli, ma anche quando il giudizio si applica a gruppi o strutture in competizione.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Un esempio di giudizi di merito scientifico responsabilmente e discrezionalmente esercitati da esperti riconosciuti e stimati dalle diverse comunità scientifiche è fornito dai cosiddetti “Research Assessment Exercises” inglesi. Si tratta di giudizi che hanno conseguente radicali sul destino di intere istituzioni universitarie e degli individui che vi lavorano. Essi si basano innanzitutto sull’autoselezione da parte delle istituzioni dei ricercatori migliori che vi operano in ogni campo, ed in secondo luogo, sull’autoselezione, da parte di questi ricercatori, di pochissimi lavori da loro ritenuti più importanti. Nessun automatismo numerologico è utilizzato nel giudizio, che rimane il giudizio responsabile di esperti riconosciuti. Non si vede perché in Italia non si possa seguire la stessa strada invece di inseguire una male orecchiata “prassi internazionale” che corrisponde solo agli interessi, giustamente venali, di una azienda editoriale di successo.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>La popolarità dello IF nelle scienze biomediche in Italia.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Questo intervento non sarebbe completo se non cercassi di analizzare il perché della grandissima, e quasi unanime, popolarità negli ambienti della medicina in Italia, dove punteggi derivanti dallo IF delle riviste sono addirittura utilizzati per le valutazioni comparative dei concorsi universitari.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Sarebbe facile attribuire questo entusiasmo per l’IF al provincialismo dei ricercatori di medicina, e al loro senso di inferiorità rispetto alla scienza internazionale, che li porterebbe a seguire entusiasticamente, la moda di oltreoceano, o ciò che ritengono sia di moda negli Stati Uniti d’America.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Ma la questione non può essere liquidata in modo così semplicistico. In realtà l’invocazione dell’IF nella valutazione della ricerca scientifica in medicina, è legata ad un conflitto, che potremmo dire generazionale, che ha attraversato negli ultimi venti anni queste discipline. La generazione di ricercatori reclutata intorno agli anni ottanta ha cercato di utilizzare l’IF per affermarsi contro il potere della generazione reclutata negli anni sessanta e settanta. Questi “giovani” studiosi erano e sono in cerca di argomenti per dimostrare che le loro ricerche, pubblicate in inglese su riviste internazionali, sono più valide delle ricerche di bottega prodotte all’ombra di una cattedra universitaria italiana e pubblicate, al solo scopo di far numero nei concorsi, su riviste controllate dal “direttore di cattedra”. Non potevano certo appellarsi alla migliore qualità dei loro risultati, perché i loro interlocutori non erano in grado di valutare seriamente la qualità di risultati che esulavano dai loro interessi e dalle loro competenze. Erano quindi costretti a ricorrere ad argomenti estrinseci, come la “qualità” delle riviste sulle quali pubblicavano e quindi l’IF.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Per capire questo fenomeno, o meglio per capire perché lo stesso fenomeno non si sia manifestato nelle scienze matematiche e nelle scienze fisiche è opportuno ricordare le condizioni della scienza italiana negli anni cinquanta e sessanta, quando l’Italia dopo l’esperienza del fascismo e della guerra, si riaffacciava nel mondo internazionale della ricerca scientifica.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Anche in questo caso si potrebbe sostenere che la matematica e la fisica degli anni cinquanta e sessanta fossero più forti e più collegate al mondo internazionale delle scienze biomediche. Ma un confronto di questo tipo risulta molto difficile ed avrebbe comunque un esito incerto. La realtà è che in queste tre aree scientifiche l’Italia si presentava con luci ed ombre: alcuni ricercatori erano noti internazionalmente ed in grado di mantenere, da pari a pari, validi contatti con i loro colleghi di altri paesi, altri risentivano dell’isolamento derivante dal fascismo e dalla guerra. La differenza tra matematica e fisica, da un lato, e biologia e medicina, dall’altro, era che nelle prime discipline i ricercatori più affermati in ambito internazionale erano anche quelli che detenevano saldamente il potere accademico, mentre in biologia e medicina, i ricercatori più affermati internazionalmente erano marginali al sistema universitario.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Le ragioni di questa diversità sono molte. La biologia, a livello universitario era appoggiata a due corsi di laurea, quello in medicina e chirurgia e quello in scienze biologiche che, per ragioni diverse, erano poco ricettivi del nuovo. Il primo per la prevalenza delle discipline strettamente cliniche e professionali, il secondo per la prevalenza della biologia sistematica che, certamente, dagli anni sessanta, non era al centro dell’attenzione della scienza internazionale. Mancava quindi uno spazio adeguato alle nuove problematiche della biologia all’interno del rigido ordinamento didattico nazionale. Basta pensare che la microbiologia a medicina era considerata sostanzialmente una disciplina ancillare, e talvolta una disciplina ancillare dell’Igiene, mentre nella facoltà di scienze, era assieme alla genetica, alla biologia molecolare, e ad altre materie importanti sul piano scientifico, relegata nel limbo delle discipline “complementari”. Nei fatti gli aspetti innovativi delle scienze biologiche, non trovando spazio nel sistema universitario, cercarono sfoghi altrove: all’Istituto Superiore di Sanità e nel famoso (allora) o famigerato, Istituto di Biologia Molecolare di Napoli. Per diversi anni queste due istituzioni rappresentarono la punta della moderna ricerca biologica in Italia. Si trattava tuttavia di istituzioni non universitarie che presto entrarono in crisi come istituzioni di ricerca pura. Il fatto che la “leadership” scientifica degli anni sessanta nelle scienze biomediche, pur vigorosa, e per certi versi vocale, non è mai riuscita a conquistare il potere accademico universitario, ha significato che l’espansione del sistema universitario negli anni settanta in ambito biomedico è stato gestita dalla vecchia guardia più conservatrice.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Al contrario nella fisica il potere accademico negli anni sessanta era saldamente nelle mani della “scuola di Roma” guidata da Amaldi. Lo stesso fenomeno era apparente nella matematica dove un gruppo di professori trentenni e quarantenni molto ben connessi con il mondo internazionale della matematica deteneva il potere accademico fin dai primi anni sessanta. Questa leadership accademica, oltre che scientifica ha gestito l’espansione dei ruoli degli anni settanta e ottanta, proponendo un modello di formazione scientifica basato su contatti internazionali e favorendo il rientro in Italia degli italiani che si erano affermati all’estero, e nel caso della matematica promuovendo attivamente un programma di formazione all’estero. Nella sostanza la leadership degli anni sessanta in matematica e in fisica ha, nei limiti di ciò che era possibile in Italia, promosso un’internazionalizzazione della ricerca scientifica italiana. Al contrario la leadership scientifica degli anni sessanta nelle scienze biomediche, pur attiva e vocale, ed apparentemente in grado di conquistare (effimeri) appoggi politici, è rimasta isolata in ambito universitario, ed ha lasciato che l’espansione del personale universitario fosse gestita dagli ambienti più tradizionalisti e provinciali.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>E’ così che “il nuovo”, o meglio la dimensione internazionale della ricerca, in ambito biomedico, è entrata in maniera massiccia in Italia solo con i giovani reclutati negli anni ottanta. Questi giovani, e i loro protettori, si sono trovati di fronte ad un potere accademico consolidato, basato anche sul controllo di riviste locali, e comunque sul controllo dei concorsi universitari, che sembrava molto difficile espugnare. L’IF è sembrato l’unico argomento possibile per invocare un’opinione pubblica scientifica internazionale ignorata dal sistema di potere accademico.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>La realtà attuale è che l’arma dell’IF negli ultimi anni è stata imbracciata anche da chi non rappresenta “il nuovo”. Come abbiamo visto ci vuol poco, dopo tutto, per capire che la presunta obiettività dell’IF può essere piegata alle esigenze del potere accademico, tanto quanto i generici aggettivi che compaiono nelle relazioni dei concorsi universitari. Al tempo stesso l’uso di questo strumento oscura la necessità di costruire una comunità scientifica in grado di valutare con competenza la ricerca scientifica, senza ridursi a strumenti numerologici. In grado ad esempio di valutare, ed apprezzare, un lavoro sugli zainetti degli scolari italiani, come quello citato alla nota 23, indipendentemente dal fatto che sia pubblicato su “Lancet” o che sia pubblicato sul periodico “Scuola e Didattica”. In grado anche di interloquire da pari a pari con la comunità internazionale, senza complessi di inferiorità. Non aiuta a costruire questo tipo di comunità scientifica la venerazione dell’IF. Di questo gli studiosi di scienze biomediche dovrebbero rendersi conto, prima che sia troppo tardi.
In questo intervento vorrei discutere l” utilizzazione=”utilizzazione” del=”del” cosiddetto=”cosiddetto” “impact=””impact” factor”=”factor”” (abbreviato=”(abbreviato” d=”d” ora=”ora” innanzi=”innanzi” con=”con” if)=”IF)” nella=”nella” valutazione=”valutazione” della=”della” ricerca.=”ricerca.”>Sarebbe invece molto importante se si potesse trovare una via di uscita da un sistema in cui è considerato normale che chi è potente, procura i soldi, ed è in grado di assumere al suo servizio giovani ricercatori creativi, si appropri e si faccia bello del lavoro scientifico altrui. Ma purtroppo è un sistema che nell’ambito delle scienze biomediche prevale a livello internazionale. Ma è proprio questo il marcio che preclude una valutazione equa del lavoro scientifico, in Italia, come negli Stati Uniti.