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L’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia negli anni novanta

di Claudio Silingardi

Descrivere sommariamente le politiche e le iniziative culturali dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, e degli oltre sessanta Istituti associati o collegati, in questi ultimi anni, non è certo impresa facile, ma diventa quasi impossibile quando si tratta di produrre una breve scheda riassuntiva(1). Tra l’altro, proprio in questi mesi si sta concludendo il processo di “privatizzazione” dell’Istituto nazionale, sulla base delle indicazioni del Decreto legge n. 419 del 1999. Lo scopo di questa breve scheda è dunque dare alcune informazioni sui principali aspetti dell’attività della rete degli Istituti negli ultimi anni, e in primo luogo dell’Istituto nazionale, senza alcuna pretesa di completezza o volontà di sviluppare analisi approfondite su aspetti delle loro politiche culturali.
Può essere utile fornire innanzi tutto le coordinate essenziali dell’Istituto nazionale e della rete oggi. L’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia è nato nell’aprile 1949 per iniziativa degli Istituti regionali della Resistenza del Piemonte, della Lombardia e della Liguria, con presidente Ferruccio Parri. è stato riconosciuto giuridicamente con la legge 16 gennaio 1967 n. 3; a seguito di tale riconoscimento l’Istituto è stato sottoposto alla vigilanza del Ministero dei beni culturali, i suoi bilanci sono controllati dalla Corte dei conti, è obbligato ad inviare una relazione annuale al Parlamento sulle attività svolte. Attualmente aderiscono all’Istituto nazionale 59 tra Istituti provinciali o regionali (2), 3 non territoriali (3), mentre altri 5 sono “collegati”, hanno in altre parole un rapporto di stretta collaborazione senza aderire formalmente alla rete (4).
La biblioteca dell’Istituto nazionale possiede 65.000 monografie e 2.500 testate di periodici (di cui 500 correnti), ed è specializzata nella storia italiana del Novecento. L’archivio conserva documentazione per lo studio della storia del Novecento, in particolare documenti relativi al periodo tra le due guerre mondiali, alla seconda guerra mondiale e al movimento di liberazione, al dopoguerra. Recentemente è stata avviata l’acquisizione della documentazione relativa ai movimenti politici e studenteschi degli anni ’60-’90. L’Istituto nazionale pubblica pure una rivista, “Italia contemporanea”, che esce dal 1949 a cadenza prima bimestrale, poi trimestrale. Dal 1999 la rivista viene stampata e distribuita da Carocci editore di Roma. La filiera delle attività dell’Istituto nazionale e di quelli associati è molto ampia, e comprende aree, anche assai diverse tra loro: realizzazione di ricerche storiche, organizzazione di convegni, seminari, presentazioni di libri, pubblicazione di volumi e di riviste storiche, iniziative di divulgazione (mostre, video, cd-rom, spettacoli, ecc.), corsi di aggiornamento, laboratori e iniziative in ambito didattico, raccolta e conservazione di fonti storiche, progettazione e gestione di musei e luoghi della memoria. Per quanto riguarda la rete, disponiamo di informazioni sulle attività principali, mentre sul complesso delle attività abbiamo alcune indicazioni di massima: nei primi quarant’anni di attività gli Istituti hanno pubblicato circa 850 libri e una quarantina di riviste, ed organizzato oltre un migliaio di convegni, seminari e mostre (5). Tra il 1990 e il 1997 sono realizzati oltre un migliaio tra convegni, seminari, cicli di conferenze, mostre, e pubblicati oltre seicento tra volumi, video e prodotti multimediali:

ANNO CONVEGNI, SEMINARI CICLI DI CONFERENZE, MOSTRE VOLUMI,. VIDEO, PRODOTTI MULTIMEDIALI
1990
63
41
1991
67
40
1992
70
57
1993
81
63
1994
136
53
1995
150
112
1996
175
133
1997
292
116
Totale
1034
615

L’attività culturale dell’Istituto nazionale all’inizio degli anni novanta – e della rete che nel 1989 conta 55 istituti, sedici regionali, trentacinque provinciali e locali, quattro non territoriali – fa riferimento al “Programma scientifico generale” approvato nell’ottobre 1988, programma che sollecita l’allargamento di attenzione degli Istituti dalla storia della Resistenza alla storia contemporanea, mantenendo però centrale la necessità di realizzare una nuova storia della Resistenza. Quest’allargamento si concretizza in ricerche sul regime fascista italiano e sui fascismi locali – una sessione del Seminario permanente del Novecento dedicata appunto allo studio dei fascismi locali si tiene nell’ottobre 1990 a Cagliari – e in un ampliamento dell’approccio ai temi della seconda guerra mondiale, con una rinnovata attenzione alle esperienze della prigionia e della memoria. Continuano inoltre le ricerche sulle classi dirigenti locali, che coinvolgono otto università italiane. Su un piano più generale la situazione è scossa dalle improvvise polemiche che scoppiano a Reggio Emilia nell’estate del 1990 sulla violenza partigiana nel dopoguerra, e che vedono alcuni Istituti emiliani in prima linea nel difendere il loro lavoro e la storia della Resistenza. L’anno dopo esce il volume di Claudio Pavone, Una guerra civile, che provoca un ampio dibattito culturale sui caratteri della lotta partigiana (6).
Tra il 1992 e il 1994 l’Istituto nazionale riesce a risolvere momentaneamente la situazione di pesante indebitamento, grazie ad un contributo straordinario erogato per un triennio, contributo che consente di ripianare il disavanzo e di continuare od avviare alcuni progetti scientifici o di documentazione: lo “Schedario bio-bibliografico della classe dirigente dell’Italia dal fascismo alla Repubblica. La dirigenza economica”, il “Servizio bibliografico informatizzato sulla storia dell’Italia post-unitaria”, la catalogazione in Sbn del fondo librario di Ferruccio Parri, la ricerca sui fascismi locali, la pubblicazione del volume sull’attività degli Istituti dal 1949 al 1989. Tra i nuovi progetti, si possono soprattutto segnalare il convegno internazionale di studi sul regime fascista italiano, che si terrà a Bologna nel novembre 1993 (7), e la proposta di una “Storia generale dell’Italia contemporanea” in quattordici volumi. Intanto numerosi istituti locali continuano ad approfondire alcuni aspetti della seconda guerra mondiale, in particolare i temi delle “città in guerra” e del vissuto delle donne in un contesto bellico (8), e lo stesso Seminario permanente del Novecento, nel 1992 dedicato al tema “Ricerche sulla partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale”; altri Istituti iniziano a lavorare sulle schede biografiche dei partigiani e sulla partecipazione dei partigiani meridionali alla lotta di liberazione; infine, proseguono gli studi sulle “nuove fonti”, dal cinema alla fotografia, dalle testimonianze orali alle fonti della memoria popolare.
Nel 1993 è istituito il Comitato nazionale per le celebrazioni del cinquantesimo della Resistenza e della guerra di liberazione, che eroga stanziamenti all’Istituto nazionale per la realizzazione di alcuni progetti scientifici. Si tratta in particolare del progetto di un “Atlante storico della Resistenza italiana”, basato su un’elaborazione cartografica della lotta di liberazione che non ha precedenti in Italia; della realizzazione di una mostra internazionale di opere d’arte ispirate ai temi dell’antifascismo e della Resistenza, che si terrà a Genova tra la fine del 1995 e l’inizio del 1996 (9); della promozione di un convegno su “La guerra partigiana in Italia e in Europa”, poi realizzato a Brescia nel marzo 1995 (10); della preparazione di un volume sulle formazioni partigiane autonome, poi uscito nel 1996 (11).
Tutta la rete degli Istituti è posta sotto pressione dal cinquantesimo della Resistenza, in una situazione che vede dal 1994 al governo una coalizione di centro destra, e una forte ripresa di attenzione ai temi dell’antifascismo e della Resistenza. Proprio i profondi cambiamenti determinati dal crollo del “sistema comunista”, dalla crisi dei partiti della “prima Repubblica”, dalla vittoria del centro-destra accelerano un processo di ripensamento del ruolo degli Istituti storici della Resistenza. A questo tema è dedicata la quarta sessione del Seminario permanente del Novecento che si tiene ad Asti nell’ottobre 1994, e qualche intervento – soprattutto di giovani ricercatori, tra cui alcuni rappresentanti di una nuova generazione di dirigenti degli Istituti – è pubblicato su “Italia contemporanea” (12). Ma il dibattito stenta a prendere corpo, le resistenze e le preoccupazioni sul possibile snaturamento dell’identità degli Istituti e della loro fedeltà ai valori dell’antifascismo sono molto forti, e solo qualche Istituto locale prova ad accelerare i processi di ricambio dei gruppi dirigenti, puntando ad una migliore definizione del ruolo di servizio culturale.
Nel corso del cinquantesimo riaffiorano i problemi amministrativi che attanagliano la vita dell’Istituto nazionale, dal momento che i contributi straordinari concessi sui progetti non consentono di risolvere la contraddizione della struttura delle entrate ordinarie e delle uscite per il personale. Nel 1996 viene approvata la legge che fissa nuove regole per l’assegnazione dei contributi statali agli enti culturali e di ricerca, ma la legge finanziaria impone una riduzione dei contributi erogati. Ormai il contributo ordinario è assorbito completamente dai costi per il personale (417 milioni nel 1997, a fronte di un contributo statale di 420!), rispetto al quale non sono possibili interventi per la decisione del Ministero dei beni culturali di inquadrare i dipendenti nel non economico contratto del parastato. La situazione è talmente grave che il 20 settembre1997 viene lanciato un appello al presidente del consiglio Romano Prodi e al ministro della cultura Walter Veltroni perché intervengano a garantire la sopravvivenza dell’Istituto nazionale. La mobilitazione degli Istituti e di numerose personalità della politica e della cultura, e l’interessamento del ministro Veltroni, consentono di risolvere momentaneamente la crisi, con un contributo proveniente dai fondi dell’Otto per mille di 300 milioni, che copre il disavanzo 1996-97. Solo con il passaggio di buona parte del personale ad altro ente pubblico – dopo tentativi falliti di passare il personale a carico del Ministero – avvenuto tra il 1999 e il 2000, si sono poste le basi per una ripresa sul piano economico dell’Istituto nazionale.
Tornando al 1996, il 6 febbraio viene sottoscritta dal ministro della Pubblica istruzione Riccardo Lombardi e dal presidente dell’Istituto Guido Quazza, la Convenzione tra il Ministero della Pubblica istruzione e l’Istituto nazionale, che riconosce e amplia l’attività didattica degli Istituti, e costituisce un comitato paritetico. I rapporti si consolidano ulteriormente con il ministro Berlinguer, soprattutto dopo il decreto sull’insegnamento della storia contemporanea del novembre 1996. La convenzione, triennale, è stata poi rinnovata nel 1999. Gli Istituti diventano i principali referenti del ministero e dei Provveditorati agli studi, realizzando tra il 1996 e il 2000 ben 393 corsi di aggiornamento, 3 corsi residenziali nazionali (Arona, marzo 1997; Latina, marzo 1998; Cuneo, marzo 1999), 32 seminari, 14 convegni, 90 volumi, 11 video e 7 cd-rom (13).
Se sul piano didattico gli Istituti vivono un momento di straordinario impegno, e proseguono le attività relative ai fondi archivistici e bibliografici, sul fronte dell’attività scientifica nella seconda metà degli anni novanta l’Istituto nazionale conosce un momento di seria difficoltà, per il trascinarsi per molto più tempo del previsto della conclusione di alcuni progetti, quali l’”Atlante storico della Resistenza italiana” e la collana Storia d’Italia del Ventesimo secolo. è un momento di passaggio, segnato anche dalla scomparsa del presidente Guido Quazza nel 1996, e del direttore scientifico Massimo Legnani nel 1998. E proprio attorno ad un progetto scientifico e documentario di grande valore, la pubblicazione dell’inventario delle carte Salvemini, depositate presso l’Istituto storico della Resistenza in Toscana, inizia nel maggio 1997 un’intensa campagna di stampa, con seguito di interrogazioni parlamentari, citazioni in tribunale, appelli di intellettuali. In realtà l’oggetto del contendere è anche la riforma in senso democratico dello statuto dell’Istituto, che riserva il potere a soci fondatori che si rinnovano per cooptazione, equamente divisi in quattro aree politiche, mentre l’assemblea dei soci non può esercitare alcun ruolo, se non l’approvazione del bilancio. La polemica in parte si sgonfia dopo la pubblicazione dell’Inventario delle carte Salvemini e, all’inizio del 2000, con l’approvazione di un nuovo statuto democratico dell’Istituto toscano (14).
Nel 1998, grazie ai finanziamenti del Comitato nazionale per le celebrazioni del cinquantesimo della Repubblica e della Costituzione, l’Istituto nazionale realizza ad Alessandria un seminario sul tema “Millenovecentoquarantacinque. Dalla guerra alla pace”, pubblica una guida archivistica e bibliografica sul periodo 1945-1948 (15), cura la organizzazione scientifica del convegno internazionale promosso dalle associazioni partigiane su “Fascismo e antifascismo: rimozioni, revisioni, negazioni” (16). Tra il 1997 e il 1999 l’Istituto nazionale e l’intera rete degli Istituti deve fare i conti con un nuovo soggetto, nato a seguito del convegno nazionale promosso nel giugno 1997 a Roma sulla memoria delle stragi fasciste e naziste in Italia (17): l’Associazione per la storia e le memorie della Repubblica. Alcuni Istituti locali aderiscono immediatamente all’Associazione, anzi sono tra i promotori, mentre nell’Istituto nazionale si apre un dibattito, conclusosi poi positivamente con l’adesione all’Associazione nel 1999, che pone in rilievo dubbi e perplessità sul modo di stare nel dibattito culturale da parte dell’Associazione, e sui contenuti della sua strategia culturale e di ricerca. Il tutto rimanda poi a una difficoltà più generale, per un Istituto che non ha sede a Roma, e non ha punti di riferimento politici certi, ad essere “ascoltato” nei luoghi delle decisioni sulle politiche culturali e sulle opportunità di finanziamento.
Nel corso del 1999 si sono fatti più consistenti i segnali di rilancio dell’attività scientifica e culturale dell’Istituto nazionale, ed una particolare attenzione è stata posta alla necessità di promuovere iniziative che rendano esplicita la presenza dell’Istituto nella realtà milanese. In questa direzione vanno la giornata di discussione su “La guerra nei Balcani”, il convegno (assieme al regionale lombardo) su “Sport e fascismo in Italia”, la giornata di studi su “Umberto Segre. Un antifascista storico”, la presentazione di libri, e i convegni in preparazione su “L’Aeronautica italiana: una storia del novecento”, sempre insieme all’Istituto lombardo, e “Milano anni Trenta: l’antifascismo”.
Nel febbraio 2000 è stato promosso a Milano un convegno internazionale dal titolo “Politiche culturali e ricerca storica in Europa”, per celebrare il cinquantesimo della fondazione dell’Istituto nazionale. Nell’ambito della collaborazione avviata con il Ministero della pubblica istruzione, è in corso una ricerca triennale sul rapporto tra memoria e storia, e la soggettività dei docenti, mentre un numero crescente di Istituti della rete svolge attività di consulenza e di sostegno, attraverso degli “sportelli scuola” o apposite convenzioni, rivolte a singoli docenti o scuole che vogliano attivare laboratori di storia e altre forme di innovazione nell’insegnamento della storia del Novecento. è stata anche recentemente realizzata la terza Biennale della didattica (Modena, 24-25 novembre), dedicata agli stessi temi al centro della ricerca con il ministero. Non mancano le novità anche nell’area delle attività di documentazione: sono stati attivati gruppi di lavoro attorno ai progetti di realizzazione di un repertorio di fonti sul periodo fascista e sulle fonti per una storia della Repubblica sociale italiana, ed elaborata una proposta di ricerca negli archivi tedeschi sugli internati militari italiani, mentre è ora possibile un forte rilancio della biblioteca, grazie ad un contributo biennale della Cariplo di 600 milioni in due anni. Sono infine usciti i primi due volumi della Storia d’Italia del ventesimo secolo – quelli di Enzo Collotti sulla politica estera del fascismo (18) e di Mario Isnenghi e Giorgio Rochat sulla prima guerra mondiale (19) – e si è avviata la pubblicazione degli scritti di Massimo Legnani (20), sono apparsi gli atti, già citati, del convegno di Roma su “Fascismo e antifascismo” e l’Atlante storico della Resistenza italiana (21).

Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione

NOTE:
1 – La principale fonte utilizzata per redigere questi appunti è la “Relazione annuale al Parlamento”, pubblicata di norma ogni anno nel numero di marzo della rivista dell’Istituto nazionale “Italia contemporanea”.
2 – Alessandria, Alfonsine (Ravenna), Ancona, Aosta, Ascoli Piceno, Asti, Bari, Belluno, Bergamo, Bologna provinciale, Bologna regionale, Borgosesia (Vercelli), Brescia, Cagliari, Calvello (Potenza), Como, Cosenza, Cremona, Cuneo, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, Grosseto, Imola, Imperia, L’Aquila, La Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Milano regionale, Modena, Napoli, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Pesaro, Piacenza, Pistoia, Pontremoli (Massa Carrara), Reggio Emilia, Rimini, Roma, Sassari, Savona, Sesto San Giovanni (Milano), Siena, Sondrio, Torino, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verona.
3 – Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino, Laboratorio nazionale di didattica della storia di Bologna, Fondazione Clementina Calzari Trebeschi di Brescia.
4 – Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, Fondazione Ferramonti di Tarsia (Cosenza), Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, Centro di documentazione sull’antifascismo e la Resistenza di Livorno, Ufficio per la storia della Resistenza e della società contemporanea del Vittoriese (Vittorio Veneto, Treviso).
5 – Gaetano Grassi (a c. di), Resistenza e storia d’Italia. Quarant’anni di vita dell’Istituto nazionale e degli Istituti associati 1949-1989, Milano, Franco Angeli, 1993.
6 – Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio sulla moralità della Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991. L’anno precedente erano stati pubblicati nella collana storica dell’Insmli gli atti del convegno di Belluno dell’ottobre 1988, dove erano state discusse per la prima volta alcune delle categorie poi articolate da Pavone nel suo libro. Cfr. Ferruccio Vendramini, Massimo Legnani (a c. di), Guerra, guerra di liberazione, guerra civile, Milano, Franco Angeli, 1990.
7 – Angelo Del Boca, Massimo Legnani, Mario G. Rossi (a c. di), Il regime fascista. Storia e storiografia, Bari-Roma, Laterza, 1995.
8 – Tra gli esiti editoriali più significativi di questo lavoro si possono citare i volumi di Brunella Dalla Casa, Alberto Preti (a c. di), Bologna in guerra 1940-1945, Milano, Franco Angeli, 1995.
9 – Arte della libertà. Antifascismo, guerra e liberazione in Europa 1925-1945, Milano, Mazzotta, 1995.
10 – Gli atti del convegno, curati dalla Fondazione Micheletti, sono in corso di stampa.
11 – Gianni Perona (a c. di), Formazioni autonome nella Resistenza. Documenti, Milano, Franco Angeli, 1996.
12 – Il dibattito viene aperto da Luca Baldissara (Gli Istituti della Resistenza e la ‘fine del dopoguerra’. Contributo al dibattito, in “Italia contemporanea”, n. 194, marzo 1994. Nei numeri successivi intervengono Stefano Battilossi, Stefano Magagnoli, Roberto Botta, Marco Grispigni, Elda Guerra. Il dibattito è concluso da due interventi di Massimo Legnani (Dalla introspezione al progetto) e Luca Baldissara (Postilla al dibattito), pubblicati su “Italia contemporanea”, n. 198, marzo 1995.
13 – Fare storia. La risorsa del novecento. Gli Istituti storici della Resistenza e l’insegnamento della storia contemporanea 1996-2000, Modena, Artestampa, 2000.
14 – Mario G. Rossi, La crisi dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana. Un “caso” di portata nazionale, in “Italia contemporanea”, giugno 1999, n. 215.
15 – Gli interventi più significativi sono stati pubblicati in Leonardo Paggi (a c. di), Le memorie della Repubblica, Scandicci (Firenze), La Nuova Italia, 1999.
16 – Enzo Collotti (a c. di), Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni (Atti del convegno, Roma, 21-23 aprile 1998), Roma-Bari, Laterza, 2000.
17 – Gaetano Grassi (a c. di), La costruzione della Repubblica. Guida archivistica e bibliografica alla storia d’Italia dalla liberazione alla Costituzione, Milano, Sipiel, 1998.
18 – Enzo Collotti (con la collaborazione di Nicola Labanca e Teodoro Sala), Fascismo e politica di potenza. Politica estera 192-1939, Firenze, La Nuova Italia, 2000.
19 – Mario Insenghi e Giorgio Rochat, La grande guerra 1914-1918, Firenze, La Nuova Italia, 2000.
20 – Massimo Legnani, Al mercato della storia. Il mestiere di storico tra scienza e consumo, a cura di Luca Baldissara, Stefano Battilossi, Paolo Ferrari, Roma, Carocci, 2000; un secondo volume con i principali contributi sull’Italia dal fascismo alla Repubblica è in corso di stampa.
21 – Luca Baldissara (a c. di), Atlante storico della Resistenza italiana, Milano, Mondadori, 2000.