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Movimento operaio e questione nazionale fra Seconda e Terza Internazionale

Coordina: Marina Cattaruzza

L‘ integrazione del movimento operaio e dei suoi referenti sociali (in primo luogo i salariati impiegati nei settori dell‘ industria e dei trasporti) nelle rispettive società nazionali ebbe luogo nei paesi dell‘ Europa occidentale e centrale verso l‘ inizio del XX. secolo, manifestandosi in modo clamoroso alla scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando i partiti socialisti europei degli stati belligeranti si allinearono sostanzialmente con la politica dei loro governi. Di fatto non venne da parte della Seconda Internazionale alcuna iniziativa volta a bloccare l’immane confitto – in un primo tempo intereuropeo – che andava delineandosi. Non a caso, lo scoppio della guerra segnò anche la crisi dell‘ Internazionale stessa.
L‘ integrazione dei partiti socialisti nelle società nazionali di riferimento fu dovuto solo parzialmente a scelte politiche consapevoli.
Esso accompagnò da una parte l’integrazione dei salariati nella società politica attraverso l’ampliamento del suffragio, della scolarizzazione e la leva di massa. Dall‘ altra parte le stesse organizzazioni partitiche e sindacali del movimento operaio sperimentavano una integrazione nel sistema politico e nelle dinamiche negoziali tra gli interessi organizzati attraverso la partecipazione ai governi municipali e attraverso la diffusione dei contratti collettivi di lavoro. Tali processi si svilupparono con diversa intensità e ampiezza nei diversi paesi europei, dando tuttavia luogo ad una tendenza univoca, per cui la società nazionale divenne sempre più l’orizzonte ideale dell’attività delle forze socialiste.
L’internazionalismo rimase certo una petizione di principio, ribadita costantemente nella variegata liturgia secondinternazionalista. Non sembra tuttavia che tale „valore“ abbia sedimentato una significativa prassi politica (cfr. per es. il fallimento di ogni accordo tra socialisti italiani e turchi ai tempi della guerra di Libia).
Particolarmente significativo, per il fallimento dell‘ internazionalismo, il caso della socialdemocrazia in Austria, dove, nel passaggio alla dimensione di massa, i diversi partiti socialisti si frantumarono secondo nazionalità, non riuscendo neanche a presentarsi uniti in parlamento. La socialdemocrazia ceca si presentava come partito indipendente agli stessi congressi dell‘ Internazionale. Ciò sebbene proprio nella Monarchia Asburgica si fossero avute le elaborazioni più interessanti da parte socialista sulla „nazione“, colta come elemento costitutivo di identità prepolitiche. Tuttavia le sofisticate riflessioni di Karl Renner ed Otto Bauer sul tema, manifestavano tutta la loro inefficacia, nel momento in cui gli stessi movimenti nazionali dello stato asburgico miravano a condurre un’esistenza politica il più possibile autonoma.
Anche per quel che riguarda la cultura politica dei diversi partiti socialisti, essa risentiva delle influenze delle culture nazionali in misura almeno pari a quella delle elaborazioni della socialdemocrazia internazionale (cfr. per es. l’influenza siappure transitoria del sindacalismo rivoluzionario nel Partito Socialista Italiano o i già ricordati condizionamenti della questione nazionale nelle sezioni ceca, sudslava e polacca della socialdemocrazia austriaca).
In diversi contesti e congiunture storiche i partiti socialisti cercarono di misurarsi con il discorso nazionale ormai ineludibile, rimanendo tuttavia in ciò per lo più subalterni alla discorsività dei partiti „borghesi“.
La Guerra Mondiale, la rivoluzione bolscevica e la fondazione della Terza Internazionale modificarono radicalmente il rapporto tra movimento operaio e società nazionale, rendendo parzialmente reversibile la progressiva integrazione tra i due termini.
L‘ internazionalismo assumeva ora una connotazione assai più concreta, presto identificata con la salvaguardia del „primo stato socialista“.
Sebbene il discorso „nazionale“ continuasse ad essere l’orizzonte naturale della prassi e propaganda politica degli stessi partiti comunisti, esso veniva tuttavia a collidere con la lealtà prioritaria nei confronti dell‘ Unione Sovietica, insita nella stessa adesione alla Terza Internazionale. Da ciò momenti di profonda contraddizione tra „immagine di sè“ e prassi politica, talora con conseguenze drammatiche anche a livello dell‘ esistenza individuale dei singoli militanti.
Tale collisione assumeva una connotazione dirompente solo in alcuni frangenti storici: cfr. per es. la reazione del PCF al patto Ribbentrop-Molotov e alla guerra di Francia ed Inghilterra contro la Germania (1939-1941). Nel caso italiano un tipico esempio di „cartina tornasole“ spetta alla questione del „confine orientale“ tra il 1944 e il 1948. A livello latente si trattava tuttavia di un conflitto sempre pronto a riesplodere.
Proprio da parte del Partito Comunista Italiano venne elaborato il progetto forse più ambizioso di assunzione dell‘ eredità „nazionale“, sulla base di una sofisticata politica culturale e di reinterpretazione della storia italiana che traeva le premesse dalle elaborazioni gramsciane sull‘ „egemonia“ e sul „Nuovo Principe“. Da ciò anche la riuscita rimozione delle ascendenze terzinternationaliste in buona parte della storiografia sul PCI.
Partendo dalle considerazioni ivi illustrate, il panel dovrebbe fornire un quadro dello stato della ricerca su tali tematiche da parte della storiografia italiana, assumendo come „snodo“ principale e elemento di giuntura tra i due nuclei tematici (Seconda e Terza Internazionale) la discontinuità e la novità della prassi politica e discorsiva delle forze terzinternazionaliste rispetto alla nazione e la rottura che tale prassi rappresentava rispetto alla precedente tradizione del movimento operaio. La maggior concentrazione sul caso nazionale italiano per i contributi relativi a questo secondo nucleo tematico riflette lo stato della ricerca: non si danno infatti ancora lavori di sintesi sul problema „movimento comunista e interesse nazionale“. Assai più avanzata è invece la ricerca su tali temi per il periodo relativo alla Seconda Internazionale.
Maurizio Ridolfi, Socialismo, patria e nazione negli anni tra la Seconda e la Terza Internazionale
Leonardo Rapone, Questione nazionale e partiti socialisti tra le due guerre
Bruno Bongiovanni, Il socialismo «contro la nazione»: il caso Amadeo Bordiga
Salvatore Sechi, Il Pci, il Cominform e il recupero della questione nazionale
Elena Aga Rossi, Il PCI e la questione nazionale tra guerra e dopoguerra
Gaetano Quagliariello, De Gaulle, i comunisti e la nazione (1940-1958)