Cerca

Promemoria della vicenda

  • In coincidenza con il varo dello Statuto del 1848 Carlo Alberto abolisce líarchivio segreto dei Savoia. Con líunità díItalia le carte della casa reale diventano poi un tuttíuno con quelle del nuovo Stato. Fino al 1880 i documenti della dinastia vengono quindi custoditi presso líArchivio di Stato di Torino;

  • Per volontà di Umberto I dal 1880 si ripristina líarchivio segreto. I documenti considerati “imbarazzanti” vengono quindi scelti e inseriti nella biblioteca privata del re da una commissione cosiddetta dei “Tre Baroni” : Bollati di Saint Pierre, Manno e Carutti;

  • Nel 1942 líarchivio storico, ancora a Torino, viene portato al Quirinale per essere studiato da Vittorio Emanuele III;

  • Nel 1946 Vittorio Emanuele III porta i documenti da Roma a Napoli e da qui ad Alessandria díEgitto, dove rimarrà in esilio fino alla morte;

  • Alla morte di Vittorio Emanuele III, il 28 dicembre 1947, líarchivio viene trasferito a Cascais (Portogallo) sede dellíesilio di Umberto II;

  • Con legato del 24 luglio 1982 Umberto II cede líarchivio Savoia allo Stato italiano. Esecutori testamentari da lui nominati sono: il re Simeone di Bulgaria, il principe Maurizio díAssia;

  • Umberto II nel testamento nomina anche una commissione incaricata di verificare lo stato dellíarchivio, di fissarne i vincoli di consultazione nonché di predisporlo per il trasferimento in Italia. Tra i componenti italiani della commissione: la prof.ssa Emilia Morelli, presidente dellíIstituto di Storia del Risorgimento e direttrice del Museo del Risorgimento a Roma, il prof. Vincenzo Gallinari vicedirettore dellíUfficio centrale dei Beni Archivistici. Tra i componenti vicini a casa Savoia: i marchesi di Suni, Sella di Monteluce e Seiselle díAix, il conte Pasolini dallíOnda;

  • Umberto II muore il 18 marzo 1983. A tre mesi dal decesso la commissione giunge a Villa Italia in Portogallo e sigilla líarchivio che dovrà essere successivamente analizzato con calma in Italia. Dai primi accertamenti fatti il loco il materiale risulta contenuto in 217 “faldoni”. La commissione verifica inoltre líassenza delle carte di Vittorio Emanuele III e la presenza sugli scaffali di raccoglitori etichettati ma vuoti;

  • Gli eredi Savoia chiedono di poter esaminare il materiale prima che questo giunga in Italia onde trattenere i documenti di carattere strettamente privato. Líarchivio parte quindi alla volta di Ginevra. In segno di protesta nei confronti dellíiniziativa la commissione nominata dal defunto re si dimette dallíincarico;

  • Con decreto 21 settembre 1984, n. 659 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini accetta a nome della Repubblica Italiana la donazione di Umberto II.

  • In risposta ad una nota di Palazzo Chigi del 6 giugno 1985 Vittorio Emanuele invia allíallora Presidente del Consiglio Craxi una lettera datata 10 settembre con cui invita lo Stato italiano a intervenire presso Maria Gabriella affinché rilasci gli archivi. Dal 1985 al 1987: tre anni di silenzio.

  • Nel 1987 Maria Gabriella crea la fondazione “Umberto II e Maria José di Savoia”. La fondazione ha sede a Vaud (Losanna) presso il Dipartimento della Pubblica Istruzione del cantone svizzero ed è destinata, nelle intenzione della principessa, ad accogliere i circa 200.000 documenti che compongono líarchivio Savoia da lei ancora trattenuto.

  • Lo Stato italiano reagisce alla nascita della fondazione con una nota di Palazzo Chigi nella quale si ribadisce la volontà del Governo di dare piena esecuzione al legato di Umberto II;

  • Nel 1992 in polemica con la figlia Maria Gabriella che continua a non consegnare allo Stato italiano líarchivio di casa Savoia, líex regina Maria José si dimette alla presidenza della fondazione a lei intestata. A fianco della madre si schierano Maria Beatrice, Maria Pia e Vittorio Emanuele;

  • Una parte dellíarchivio Savoia arriva in Italia nel 1993. La consegna del materiale ai funzionari italiani avviene lí11 febbraio nella nostra rappresentanza diplomatica presso gli uffici ONU di Ginevra in presenza dellíambasciatore Giulio Cesare Di Lorenzo Badia. La consegna viene effettuata da Maria Gabriella a nome anche degli altri eredi. Vittorio Emanale che non può ufficialmente entrare in uníambasciata italiana è rappresentato dal conte Gherardo Balbo di Vinadio.

  • La direttrice dellíArchivio di Stato di Torino, Isabella Ricci Massabò, che prende in consegna líarchivio dichiara essere costituito da solo 88 cartelle (su 217) con documenti datati fino al 1878 (con alcune appendici che giungono al 1889);

  • Interrogazione parlamentare del senatore Luigi Biscardi del 18 febbraio 1993 circa il recupero dalla parte dellíarchivio Savoia non ancora consegnata. Risposta scritta del ministro per i Beni culturali Ronchey del 22 aprile 1993.

  • Il 9 novembre 1993 la principessa Maria Gabriella cede allíItalia una seconda trance di documenti contenuti in altre 101 cartelle. La nuova consegna non risolve comunque il problema dellíessenza del carteggio relativo al XX secolo.