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Simone Bellezza

Scuola di dottorato, Università di Venezia
Gli ucraini collaboratori fra le due guerre mondiali: un’identità in formazione

Mi piacerebbe partire da tre constatazioni: 1) entrambe le guerre mondiali sono considerate dalla storiografia ucraina odierna come tappe fondamentali della costruzione della nazione ucraina; 2) nelle regioni abitate dagli ucraini si sono sempre succeduti poteri che attribuivano al principio nazionale un forte valore regolatore ma 3) la situazione etno-nazionale della regione ha sempre reso difficile tracciare precise linee di separazione delle diverse nazionalità. In questo quadro, anche l’essenza dell’identità ucraina ed il senso della collaborazione hanno mutato il proprio significato.

Lo scoppio della prima guerra mondiale vede soldati ucraini su entrambi i fronti (austriaco e zarista): entrambi si presentano come liberatori della nazione ucraina dall’oppressione straniera (austoungarica o zarista). Sono quindi visti come collaboratori a livello macroscopico dai russi e austriaci. Sono però collaboratori anche a livello microscopico in quanto portatori di due diversi significati di identità ucraina: quella dei soldati galiziani è un’idea nazionale classica ottocentesca, quella degli ucraini orientali è più anarco-contadina e sociale. Questa frattura che sembra ricomporsi nella rivoluzione del marzo 1917 e che si perde (ma non del tutto) nel burrascoso succedersi di eventi della guerra, riemerge con chiarezza nel 1920, quando Petljura si allea con i Polacchi, sacrificando l’indipendenza dei galiziani. Anche in questo caso per entrambe le parti si può parlare di collaborazione a doppio livello in base a due diverse concezioni dell’ucrainità e di cosa debba essere l’Ucraina.

La seconda guerra mondiale sembra fornire una situazione analoga: entrambi gli schieramenti che si contendono lo spazio ucraino (nazisti e sovietici) si propongono come liberatori del popolo ucraino. Nel primo periodo del conflitto (1939-1942) Stalin non sembra un interlocutore credibile sia per l’Ucraina orientale, che ha vissuto la dekulakizzazzione la collettivizzazione forzata e la carestia, sia per quella occidentale reduce da due anni di occupazione sovietica. Con l’attacco tedesco del 1941 assistiamo a due tipi diversi di collaborazionismo: quello veicolato dall’OUN ad ovest e quello direttamente organizzato dai tedeschi nellest. Anche se diretti verso la stessa direzione essi costituiscono due diversi fenomeni: il primo è fortemente politicizzato in senso nazionalista, nel secondo il nazionalismo ucraino è più che altro uno slogan sotto al quale si raccoglie lo scontento nei confronti dello stalinismo. Quando alla fine del 1942 il regime nazista si sarà rivelato peggio di quello stalinista nell’occidente ucraino i nazionalisti riusciranno ad organizzare una terza alternativa ai due regimi, rappresentata dal tentativo indipendentista dell’UPA, in oriente i sovietici riusciranno invece più facilmente a riorganizzare l?opposizione ai tedeschi nelle fila dei partigiani rossi. Malgrado la recente storiografia ucraina cerchi di riunire in un unico fenomeno i due collaborazionismi (vedi le ricerche di I. K. Patryljak sui partigiani dell’OUN in guerra coi nazisti e quelle di V. Hajdabura sul senso prettamente nazionale della collaborazione coi nazisti nell’ambito degli spettacoli teatrali) essi sono specchio di una divisione interna alla nazione ucraina, che sussiste tutt’ora, mutatis mutandis, non tanto nello scontro fra nazionalisti ucraini e russofili, ma fra due società ed economie diverse.