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Stefano Bottoni

(Scuola di Dottorato, Università di Bologna)
Il mio stato o la mia patria? I dilemmi dell’integrazione della minoranza ungherese della Transilvania nella Romania stalinista 1944-1965

L’intervento si propone di arricchire la discussione generale sul tema delle appartenenze conflittuali e della “collaborazione” con un caso di studio nel quale il percorso dell’integrazione si snoda in maniera particolarmente traumatica e contraddittoria. I quasi due milioni di ungheresi della Transilvania romena, che grazie all’Unione Sovietica avevano evitato l’espulsione collettiva si trovarono dopo la seconda guerra mondiale di fronte a una scelta obbligata: integrarsi politicamente nello stato totalitario romeno in cambio della garanzia offerta dal regime di Bucarest della preservazione della propria identità culturale ungherese mediante un ampio network di istituzioni culturali.
La legittimità morale delle forme di appartenenza e di “fedeltà” (ad esempio la fedeltà politica allo stato romeno invece che a quello ungherese) costituì un dilemma collettivo soprattutto durante la rivoluzione ungherese del 1956, quando una parte della comunità ungherese – scatenando la successiva ritorsione degli apparati statali romeni – scelse definitivamente il “campo” dell’appartenenza culturale alla nazione ungherese.
Il quesito richiamato anche nel titolo, l’antitesi fra stato e patria, fra appartenenza politica e identificazione culturale richiama anche un problema di ordine generale, ovvero i termini e i limiti dell’integrazione come perno delle dinamiche relazionali tra uno stato moderno (ovvero fra gli apparati di organismo che si muove lungo linee nazionali) e quelle comunità che ragioni storico/diplomatiche o socioeconomiche vengano a costituirsi nello stato-nazione come entità “altre”, dalle appartenenze molteplici e sfuggenti.