Cerca

«Torinoises». Musiche, violenza, differenze sessuali. Le sottoculture giovanili a Torino, 1976-1984

Beppe De Sario

Beppe De Sario

Alcune date spartiacque si presentano frequentemente nei racconti della storia recente di Torino, in particolare riguardo alla vicenda politica e conflittuale. I ricorrenti dibattiti sulla crisi del tessuto sociale e dei soggetti che fecero la storia della città si sono soffermati, stagione dopo stagione pur con accenti e sfumature differenti, sui crinali del 1977-78 – l’assalto armato – e del 1979-80 – la disfatta operaia -. Tuttavia, il valore attribuito alle rotture e alle continuità può essere scomposto secondo molteplici punti di vista, corrispondenti a rinnovati approcci di ricerca alla storia contemporanea di Torino, ma anche riferibili agli itinerari ed alle soggettività di gruppi culturali, giovanili, ad esperienze di genere, associative e professionali poste sul crinale tra gli anni ’70 e ’80.
A partire dalla metà dei ’70, e poi sempre più precipitosamente dalla crisi delle forme politiche dell’attivismo giovanile, l’impegno le abilità e le attitudini delle nuove generazioni si rivolsero ad esperienze miste, a cavallo tra i “gruppi di base”, i collettivi femministi, l’“animazione” gratuita o semiprofessionale, le attività artistiche e musicali. Tutto ciò avvenne in una città macchiata da queste nuove imprese – tra i quartieri di Vanchiglia, Mirafiori Nord, Barriera di Milano, Lingotto -, in particolare laddove i “Centri d’Incontro” comunali divennero catalizzatori, loro malgrado, di energie e culture popolari orfane dei luoghi della politica, ma in parte in debito verso i linguaggi e le pratiche dei “nuovi soggetti” – “giovani proletari” e donne -.
Accanto a questa continuità, comunque imprevista nella storia canonica della città, si pongono i primi cenni di incroci pop con le culture contemporanee dei giovani anglo-sassoni, inclini a fondersi nelle pratiche musicali e linguistiche di un’intera generazione di musicisti, attivisti culturali e sociali, ma anche militanti reduci della stagione dei movimenti.
Attraverso il montaggio di interviste, centrate sulla storia di vita di giovani di allora, ed anche grazie a documenti scritti, incisioni musicali, cicli di graffiti e ad una ricostruzione degli spazi culturali dei primi ’80, appare una Torino inedita, nella quale la memoria giovanile è vissuta di volta in volta accostandosi o discostandosi dalla storia più ampia della città, intrecciando sorprendenti legami internazionali – concreti e nell’immaginario -, e sopravvivendo ancor oggi in alcuni caratteri del loisir rivolto ai giovani, nella scena dei Centri Sociali Autogestiti e della cooperazione sociale.