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Usi pubblici della storia, revisionismi e cambiamenti dell’agenda pubblica europea

Coordina: Maurizio Vaudagna

Tutti i paesi europei (e molti paesi extra-europei) sono percorsi da una somma sorprendente di controversie storiche in pubblico. Uscendo dalle dimensioni specialistiche, gli eventi otto-novecenteschi su cui maggiormente si giocano le identità nazionali,di gruppo e individuali, sono importanti nel dibattito pubblico e sembrano promettere dividendi politici. Le tematiche e le proccupazioni del presente entrano a formulare le domande che lo storico/a pone al passato e ciò è ancor più vero per lo storico contemporaneista. Intanto però è opinione diffusa tra osservatori e studiosi che l’agenda pubblica che ha presieduto al secolo nei paesi industriali avanzati si è significativamente modificata negli ultimi vent’anni, cambiando temi e/o priorità:l’interpretazione o la posizione relativa di questioni quali il welfare state, il conflitto industriale, il socialismo, il fordismo, lo stato centrale, la guerra fredda di fronte ad altre come la globalizzazione, le migrazioni, il multiculturalismo, il genere, la qualità della vita, la rivoluzione comunicativa, il decentramento, l’ambiente, il neonazionalismo, sono cambiate. Il succedersi delle generazioni protagoniste della vita pubblica e delle esperienze di cui esse sono portatrici contribuisce a questa modifica. Ecco allora il punto di questo panel: come si può correlare la presenza e la qualità degli usi pubblici con le domande che la nuova agenda della vita pubblica, per confusa ed approssimativa che sia, sembra porre agli storici? Come si possono distinguere gli aspetti caduchi e strumentali degli attuali usi pubblici dalla vocazione all’innovazione che percorre la scena storiografica? Come è possibile coniugare il sostegno a interpretazioni solidamente fondate di grande peso democratico con una spinta allo spirito critico verso i bagagli interpretativi consolidati e un gusto per, come dice Albert Hirschman, “l’autosovversione” dello storico/a? Quali modifiche del rapporto tra lavoro storico e vita civile e politica sembrano emergere dalle attuali controversie rispetto alle definizioni di quella relazione che i contemporaneisti hanno praticato nella storiografia di questo secolo?
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