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Vincoli organizzativi e oppotunità strategiche: la Fondazione Rockfeller e la Stazione zoologica Dohrn(1920-1970)

Giuliana Gemelli

Giuliana Gemelli

Il ruolo delle fondazioni americane nello sviluppo della ricerca scientifica in Europa da alcuni anni è oggetto di approfondite ricerche anche grazie alla creazione di network internazionali. Tra questi va ricordato un programma di ricerca della fondazione Adriano Olivetti che nel corso degli ultimi quattro anni ha organizzato cinque workshop ed una conferenza internazionale da cui sono scaturiti una serie di volumi in inglese ed in italiano. Non ripercorrerò in questa sede i risultati di questo programma che ho avuto il compito di coordinare, perché ciò implicherebbe un’eccessiva focalizzazione tematica rispetto a quelli che sono gli scopi di questo panel, il cui intento è di fornire alcuni esempi di articolazione tra storia delle istituzioni scientifiche e problematiche inerenti la storia contemporanea in vari ambiti di indagine, con particolare riferimento alla nostra storia nazionale. Ho dunque scelto di presentare un caso di studio inerente la tematica generale del ruolo delle fondazioni nel contesto specifico dello sviluppo della ricerca scientifica in Italia.
La storia della stazione zoologica Dohrn è ben conosciuta dagli studiosi di storia della biologia, soprattutto in chiave di storia interna delle discipline e della ricerca in questo ambito. Meno conosciuti sono invece i suoi aspetti organizzativi e il complesso intreccio creato da un assetto statutario e di regolamentazione delle attività di ricerca, caratterizzato dall’ ambivalente articolazione tra opportunità create dalla dimensione internazionale della stazione e i vincoli creati dal suo essere sottoposta alla normativa della legislazione italiana sugli enti morali. Poco noto è anche il suo ruolo di campo prismatico rispetto al rilevamento dei cambiamenti nelle dinamiche della collaborazione scientifica internazionale, di cui il sostegno fornito alla stazione dalla fondazione Rockefeller, dagli anni venti agli anni settanta, del secolo scorso, costituisce l’ambito di rifrazione e di rilevamento nel lungo periodo. Lo studio dei rapporti tra la fondazione american e la stazione napoletana fa emergere le diverse facce di una storia ache presenta molteplici stratificazioni: i percorsi di una famiglia di imprenditori scientifici, caratterizzata da personalità e da generazioni profondamente diverse, dall’idealismo del pioniere, Anton Dohrn, in un contesto, come quello di fine Ottocento, caratterizzato da una forte visibilità internazionale della stazione, alle oscillazioni strategiche dell’ultimo discendente dei dei Dohrn ,nel tormentato periodo degli anni sessanta e settanta del Novecento, quando altre istituzioni scientifiche di analoga natura che avevano capitalizzato l’esperimento della stazione zoologica, si trovarono nelle condizioni di gestire più proficuamente strategie di ricerca “large scale” e/o di avviare modelli di collaborazione basati su reti associative a largo spettro internazionale.. paradossalmente è proprio in questo periodo “critico” che, nel contesto della ricerca scientifica nazionale, Napoli emerge come un’area di convergenza di esperimenti fortemente innovativi in vari ambiti disciplinari, nelle scienze economiche applicate, con l’istituto di Portici di Manlio Rossi Doria, nella genetica, col progetto di creare un istituto internazionale sotto la guida di Buzzati Traverso, nello sviluppo dell’analisi operativa con Caianiello e Braitemberg. La stazione col suo capitale di relazioni istituzionali e scientifiche di lungo periodo e il suo prestigio internazionale avrebbe potuto fungere da “attrattore” rispetto alla crescita di una comunità epistemica in grado di influire non solo nella definizione delle problematiche scientifiche ma nel meccanismo della presa di decisione inerente le politiche della scienza, se i vincoli politico-istituzionali, l’emergere di una ambivalente relazione tra la stazione e l’istituto di genetica dell’università di Roma, guidato da Montalenti, che era stato una delle personalità scientifiche di spicco della stazione, sin dal periodo tra le due guerre e il delinearsi di una situazione amministrativa vieppiù complessa, non avessero ridotto ulteriormente il potenziale strategico della stazione. E questo in una situazione di transizione particolarmente decisiva anche dal punto di vista giuridico-amministrativo, in quanto corrispondete alla fine del vincolo che stabiliva la possibilità per la stazione di utilizzare gratuitamente gli edifici di proprietà del comune di Napoli per un perido di 99 anni. Il paper analizzerà questo processo di crescente tensione tra opportunità evolutive e vincoli istituzionali alla luce del ruolo svolto nel lungo periodo dalla Fondazione Roichefeller che costituì non solo un partner organizzativo ed un sostenitore finanziario della stazione, ma anche un attore di primo piano nella definizione delle politiche scientifiche in ambito internazionale, articolando una visione, in molti csi affatto scontata, delle dinamiche centro-periferia.