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Storia di una banca. La Banca Nazionale del Lavoro nell’economia italiana 1913-2013

Valerio Castronovo
Roma-Bari, Laterza, 585 pp., € 38,00

Anno di pubblicazione: 2013

La nuova edizione della storia della Banca Nazionale del Lavoro (Bnl) aggiorna
un’opera pubblicata dall’a. per Einaudi nel 1983, nel 1993 e poi nel 2003, con la cadenza
di una Festschrift. La Bnl è stato un intermediario di rilievo nel nostro sistema bancario,
dalla metà degli anni ’30 sino alle privatizzazioni dei primi anni ’90 del ’900. Nata come
Istituto nazionale di credito per la cooperazione, secondo una linea di specializzazione
sezionale tratteggiata da Luigi Luzzatti, divenne Bnl nel 1929, nella logica di riorganizzazione
dello Stato fascista delineata con l’introduzione dei principi del corporativismo,
trasformandosi in una «banca di Stato»: sono le parole del suo vero artefice, Arturio Osio.
Le potenzialità di sviluppo di un «istituto di credito di diritto pubblico», secondo la qualifica
assunta dalla Bnl con la legge bancaria del 1936, furono positivamente correlate alla
modifica dell’ordinamento del credito, alle politiche di riequilibrio delle componenti del
sistema bancario, alla specializzazione operativa introdotta dalla normativa disegnata da
Alberto Beneduce e Donato Menichella. La crescita dimensionale e operativa impressa
alla Banca da Osio fu perseguita in età repubblicana, soprattutto negli anni del boom. In
quei decenni, diretta da Vittorio Imbriani Longo, la Bnl si affermò come il primo istituto
di credito italiano per scala, estendendo servizi e operatività per settori e mercati, acquisendo
una proiezione internazionale importante per l’epoca; l’a. non solo ne ricostruisce
con attenzione e dettaglio le strategie, ma le pone in rapporto sistematico con la qualità
del suo management e del suo «azionista» politico, lo Stato e i governi. La nuova versione
ci consente infine di «seguirne» l’evoluzione, dopo le privatizzazioni e i contestuali processi
di aggregazione che hanno ridefinito gruppi e sistema negli ultimi vent’anni, sino
all’integrazione nel gruppo francese Bnp-Paribas.
Un raffronto sommario tra la prima e l’ultima edizione della storia della Bnl (il lettore
non è però avvertito dei precedenti editoriali) mostra i limiti maggiori di questo aggiornamento,
largamente fermo a una mera revisione formale del testo. Il limite, ovviamente,
non è costituito dalla persistenza della struttura e delle linee interpretative del volume,
quanto dall’assenza di riferimenti, sostanziali più che bibliografici, alle ricerche sul sistema
bancario italiano degli ultimi vent’anni, così come dalla rigida dipendenza, avvertibile
soprattutto nella seconda parte, dalle fonti interne che ne guidano le ricostruzioni fattuali,
ossia i verbali del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo. Un esempio: l’a.
dedica (e questo è un punto di forza dell’opera) attenzione al management come soggetto
che concorre a definire strategie e definisce stili di lavoro; tuttavia, il condirettore generale
degli anni ’50 e ’60, Giovanni Bignucolo, secondo solo al direttore generale Imbriani
Longo ai vertici dell’istituto, non è citato una sola volta, semplicemente, si deve

Giandomenico Piluso