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La poesia dell’azione. Vita e morte di Carlo Tresca

Stefano Di Berardo
prefazione di Giampietro Berti, Milano, FrancoAngeli, 352 pp., € 42,00

Anno di pubblicazione: 2013

«A major gap in the radical history of the United States has at last been filled…»,
aveva scritto Gerald Meyer recensendo («Altreitalie», gennaio-giugno 2007) l’opera imponente
di Nunzio Pernicone, Carlo Tresca: Portrait of a Rebel, edita da Palgrave Macmillan
nel 2005, studio completo che seguiva la pubblicazione di una preziosissima Autobiography.
Collocata nel pantheon dei rivoluzionari d’America, mito della working-class, la
figura di Tresca (Sulmona 1879 – New York 1943), organizzatore sindacale libertario,
esponente della sinistra antistalinista, giornalista e leader riconosciuto dell’antifascismo
nella comunità italiana degli States, ha ora un aggiornato profilo biografico. La poesia
dell’azione di Stefano Di Berardo, partendo da una bibliografia di base variegata e notevole,
compulsando nuove fonti archivistiche, ci offre un efficace paradigmatico spaccato
sulle dinamiche di un fenomeno di grande rilievo: l’acculturazione politica e sindacale
nell’emigrazione europea.
Nella vita avventurosa dell’anarchico abruzzese le ombre del ’900 si concentrano
emblematicamente, fin dalla sua tragica morte. Freddato in un agguato notturno davanti
alla sede newyorkese del suo battagliero giornale, «Il Martello», l’assassinio rimane un
irrisolto dilemma per quanto riguarda matrice e sicari: furono i comunisti? i fascisti? la
mafia? Così il mistero e l’intrigo hanno alimentato, nel corso dei decenni, un’abbondante
pubblicistica, fino quasi ad obnubilarne la prorompente, contraddittoria, scapigliata e
scomoda energia vitale, il carisma e l’impulso del protagonista che promanano dalla sua
storia di vita. Questo studio, in linea con la storiografia statunitense più accreditata, ne
valorizza invece il profilo di sincero combattente per la giustizia sociale e di intransigente
oppositore del sistema di sfruttamento imposto ai lavoratori dal modello capitalistico
nordamericano. Ciò non trascurando la descrizione del quadro violento all’interno del
quale si svolgono i conflitti sociali: scioperi, revolver e dinamite. Prossimo alle posizioni
dell’Industrial Workers of the World (sindacato alla cui fondazione partecipa) e di anarchici
come Alexander Berkman ed Emma Goldman, fuggito dall’Italia nel 1904 a seguito
di una condanna, Tresca si dedica corpo e anima alla lotta sociale. Nel 1912 organizza
con John Reed uno sciopero dei tessili nel Massachusetts, poi negli anni successivi con i
lavoranti d’albergo a New York, con i minatori del Minnesota, nel settore delle industrie
dell’acciaio. Nel frattempo dirige importanti giornali operai e conduce una vivace battaglia
antimilitarista durante la prima guerra mondiale. Di rilievo il suo impegno negli anni
’20 e ’30, nella mobilitazione dell’opinione pubblica in difesa di Sacco e Vanzetti, nel proseguimento
dell’impegno antifascista senza tregua e con ogni mezzo (sarà implicato negli
omicidi di due esponenti del Fascio di New York). Ma decisiva è anche la

Giorgio Sacchetti