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Santa Sede e Società delle Nazioni. Benedetto XV, Pio XI e il nuovo internazionalismo cattolico

Americo Miranda
Roma, Studium, 242 pp., € 19,50

Anno di pubblicazione: 2013

Nel suo documentato lavoro Miranda ricostruisce il rapporto tra Santa Sede e Società
delle Nazioni, ponendo particolare attenzione alle iniziative dei pontefici, dei loro collaboratori
e delle organizzazioni cattoliche che si occupavano di questioni internazionali.
Nella prima parte del libro l’a. nota come Benedetto XV – di cui si conosceva l’insoddisfazione
per un’istituzione che escludeva dalla sua compagine i paesi usciti sconfitti dal
conflitto (Germania e Austria) ed era filo-massonica – tentasse ugualmente di avvicinare
la Chiesa alla SdN, intuendone le potenzialità quale strumento atto a favorire la pace
internazionale. Lo sforzo del pontefice, nota Miranda, si scontrò, però, con ambienti laici
ed ecclesiastici che si impegnarono a soffocare tutte le premesse di collaborazione.
Nella seconda parte del lavoro, l’a. sottolinea con particolare enfasi come la successione
tra Benedetto XV e Pio XI provocò solo in parte un diverso atteggiamento della Santa Sede
verso la SdN. Papa Ratti mostrò, in effetti, meno interesse verso le prospettive di governo
del mondo da essa garantite, giudicandola anch’egli poco autorevole, lontana dal pensiero
cattolico e troppo legata al liberalismo di marca anglosassone. In ogni caso, l’a. nel suo lavoro
nota come, ad onta delle diminuite capacità d’azione autonoma conseguenza della sottoscrizione
del Concordato, i rapporti della Chiesa con la SdN furono comunque intensi. Ciò
derivò da una sostanziale diversità di vedute tra Pio XI e il suo segretario di Stato, Eugenio
Pacelli. Questi dal febbraio 1930 promosse l’attiva presenza della Chiesa nelle vicende internazionali.
Le evidenze documentarie delineano un Pacelli dotato di una visione diplomatica
ardita. Pur restando prudente riguardo una eventuale partecipazione diretta della Santa Sede
nella SdN, egli non credeva che un allontanamento da essa fosse utile o favorevole agli
interessi della Chiesa. Roma avrebbe dovuto sostenere il superamento del nazionalismo e
le logiche della politica di potenza e avrebbe potuto farlo meglio in collaborazione con l’organismo,
utilizzando e sostenendo il suo spirito universalistico. In particolare, l’emersione
di una marcata diversità di vedute tra Pio XI e Pacelli rappresenta la parte più innovativa
del lavoro qui recensito, così come meritevole di essere sottolineata è l’attenzione con cui
Miranda sottolinea il forte e naturale interesse dei pontefici verso le questioni internazionali,
motivato dalle recenti tragedie che avevano piagato l’Europa.
In definitiva, con il suo lavoro Miranda nota come, nonostante debolezze e incongruenze,
il periodo tra le due guerre vide la Chiesa guardare alle relazioni internazionali
con maggiore attenzione e consapevolezza rispetto al passato: in questi anni si posero le
basi per quello che sarebbe stato il sostegno dato all’Onu dopo il 1945. Al momento dello
scioglimento della Società delle Nazioni, ricorda l’a., i cattolici avevano, per esempio,
vinto molte delle diffidenze nei confronti della politica a sostegno dei diritti dell’uomo,
così come i laici avevano iniziato a superare le loro preclusioni verso l’internazionalismo
cattolico.

Lucio Valent