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Il contributo di Carlo L. Ragghianti nella ricostruzione postbellica

Elisa Panato
Lucca, Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte – Maria Pacini Fazzi, 166 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il lavoro di Elisa Panato, originato da una tesi di laurea sostenuta nel 2005-2006
presso la Facoltà di architettura di Venezia, fa luce sull’attività dispiegata da Carlo Ludovico
Ragghianti nel settore della tutela e della ricostruzione del patrimonio artistico
italiano danneggiato dagli eventi bellici. Il libro si avvale di una cospicua documentazione
archivistica conservata in gran parte presso la Fondazione Ragghianti di Lucca e la Fondazione
Bruno Zevi di Roma.
Ragghianti esprime già, immediatamente dopo la liberazione di Firenze, la volontà
di ricondurre tutte le opere di ricostruzione da porre in essere a Firenze e provincia sotto
l’egida di un Ente provinciale per la ricostruzione, dall’impronta fortemente autonomista.
Questo vede effettivamente la luce il 24 aprile 1945, ma nella forma di comitato e privo,
come tale, di reali capacità esecutive. Nel frattempo, nel capoluogo toscano, i tecnici –
architetti, restauratori, storici dell’arte, tra i quali lo stesso Ragghianti – si misurano con
i problemi imposti dalla quotidianità, primo fra tutti il recupero delle macerie e la messa
in sicurezza delle strutture. Parallelamente a questi primi interventi si sviluppa il dibattito
sui criteri organici da adottare per impostare l’opera di ricostruzione dei centri storici.
Il Comitato provinciale per la ricostruzione – di cui Ragghianti è nominato presidente
– propone, con il concorso attivo della cittadinanza, soluzioni che prevedono forme di
tutela per il turismo, l’arte e l’artigianato, ma anche principi embrionali di pianificazione
urbanistica in attesa di poter contare su piani regolatori più dettagliati. Purtroppo i risultati
di quest’esperimento di decentramento regionale si bloccano davanti al Comitato
interministeriale per la ricostruzione al momento della caduta del governo Parri di cui
Ragghianti fa parte come sottosegretario con delega alle arti e allo spettacolo.
In seguito lo storico dell’arte si colloca di fronte ai problemi posti dalla ricostruzione
dei centri storici in una posizione intermedia tra i «passatisti» e gli «innovatori»; reclama,
infatti, un’attenzione complessiva sia agli aspetti estetici sia a quelli funzionali degli
edifici, cui unisce un interesse spiccato verso l’urbanistica, che considera lo strumento
d’elezione per l’intervento mirato nei centri storici in quanto «insieme di mezzi tecnici
che consentono di strutturare il programma di pianificazione» (p. 58).
Nella sua qualità di sottosegretario dispone la costituzione d’un apposito ufficio
per l’urbanistica nella cui attività è coinvolto Bruno Zevi; riprende in mano il dossier sui
recuperi delle opere d’arte sottratte dai nazisti; promuove iniziative rivolte a incrementare
il turismo; fornisce indicazioni per la costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie.
Negli anni ’50, infine, in seguito a sue precise pubbliche denunce di scempi urbanistici
avvenuti a Roma, Napoli e Verona, Ragghianti entra a far parte della Commissione parlamentare
Marangone, che produrrà una serie d’importanti documenti sulla tutela del
paesaggio destinati purtroppo a rimanere senza esito.

Andrea Becherucci