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Melancolia e Risveglio. Donne e religione nell’Europa romantica

Edith Saurer
a cura di Angiolina Arru e Sofia Boesch Gajano, Roma, Viella, 237 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

La pubblicazione in volume di una scelta di saggi di Edith Saurer, la storica viennese
prematuramente scomparsa (1942-2011), rappresenta anche un gesto di riconoscenza
verso una studiosa che ha intrattenuto rapporti stretti con l’Italia. Come ben appare da
questo libro, corredato da un profilo bio-bibliografico, la vastità dei suoi interessi fra storia
sociale, storia della religione, gender studies si intreccia all’attenzione per il discorso antropologico
e psicoanalitico e alla sensibilità per il versante del soggetto; lo testimoniano,
del resto, i suoi ultimi lavori, dedicati alla potenza del ricordo e alla costruzione dell’Io.
La felice e originale composizione di diverse prospettive tematiche e disciplinari fanno di
questi scritti un modello da proporre alle giovani generazioni.
Il primo dei saggi qui raccolti, che vanno dal 1988 al 2006, focalizza il nesso fra
esperienza religiosa e melancolia. Un’analisi di coloritura foucaultiana sulla definizione
dei confini della follia, condotta con attenzione costante allo specifico femminile, è sviluppata
anche nel secondo saggio, dedicato alla vicenda del sacerdote Thomas Poeschl e
della sua protetta Magdalena Sickinger, destinataria di rivelazioni divine. Il caso si inscrive
nell’ampia fenomenologia dei movimenti di «risveglio» fra fine del XVIII e prima metà
del XIX secolo, rivendicazioni di un cristianesimo originario e personale, che rifiuta la
mediazione istituzionale. Tali movimenti rappresentano per molti aspetti la traduzione
da parte delle classi subalterne di idee-forza del quietismo e del giansenismo (come del
pietismo in ambito protestante). Occasione di riemersione di una carica millenaristica in
latenza nel lungo periodo delle società rurali europee, il «risveglio» è collegato alla «inquietudine
sociale», acuita dalle guerre napoleoniche, e consente alle donne inediti spazi
di protagonismo. A un altro tema foucaultiano è dedicato il saggio sulla confessione nel
periodo di sella fra ’700 e ’800, potente strumento di gestione delle coscienze che i governi
cercano di piegare ai loro fini nell’equazione fra peccato e delitto. Attraverso lo studio
dei numerosi manuali per confessori prodotti nei primi decenni dell’800, si conferma poi
la prevalenza delle donne in questa pratica sacramentale, ma si verifica al tempo stesso
la sovrapposizione del meccanismo colpa-pena alla loro istanza di autonarrazione. Nel
primo ’800 conosce ampia diffusione anche il «genere letterario» dei libri di devozione,
sintonici al disciplinamento sociale. Quelli femminili ora non sono più focalizzati sul
meccanismo magistico dell’intercessione, piuttosto sul controllo del corpo e sull’interiorizzazione
dei doveri. Ancora, Saurer analizza per lo stesso torno di anni la convergenza
fra la norma secolare e la morale ecclesiastica relativamente al senso del pudore. Infine,
vengono discussi alcuni casi di conversioni celebri, come quello di Dorothea e Friedrich
Schlegel, attraverso ego-documents che ne chiariscono in prospettiva inedita le ragioni in
termini di cambiamento sociale e di nuova integrazione.

Costanza D’Elia