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importanza dell’azione militare italiana. Le cause militari di Caporetto, introduzione e cura di Andrea Ungari, Roma – 2005

Adriano Alberti
introduzione e cura di Andrea Ungari, Roma Ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito, pp. 383, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il libro sulla battaglia di Caporetto del generale Adriano Alberti (Milano 1870 – Torino 1955), capo dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito dal 1919 al 1924, era pronto in bozze di stampa nel 1923, ma non ne fu permessa la pubblicazione perché, come disse Mussolini, per gli italiani ?non era tempo di storia, ma di miti?. La presente edizione dell’opera a oltre otto decenni dalla sua stesura rende giustizia all’ottimo lavoro di Alberti, che per tutta la sua carriera fu un valente cultore di studi storico-militari. Il testo si limita programmaticamente a ricostruire e analizzare i combattimenti sul tratto di fronte Sleme-Mrzli-Isonzo nella giornata del 24 ottobre 1917, oltre a una disamina dei molteplici fattori che determinarono la sconfitta italiana: posizioni del tratto di fronte attaccato sommamente infelici, ordini discutibili, predisposizioni difensive tardive, inadeguata disposizione delle riserve, mentalità assuefatta alla guerra di trincea, ufficiali troppo giovani e inesperti sulle prime linee. Sono prese in considerazione soprattutto le vicende dei reparti appartenenti alla 46a e alla 19a divisione, dove il cedimento si manifestò più rapido e all’apparenza più inspiegabile che nelle altre grandi unità coinvolte nella prima giornata di combattimenti.
Entro i limiti detti, Le cause militari di Caporetto è con ogni probabilità la miglior ricostruzione di quegli eventi che si possa oggi reperire, solidamente basata su fonti non solo italiane, ma anche tedesche e austriache. Il testo è preceduto da un’introduzione di Andrea Ungari. Un lavoro che indagasse compiutamente la biografia e l’attività storiografica di Adriano Alberti sarebbe forse andato troppo al di là dei limiti editoriali concessi dall’Ufficio storico, ma ciò che troviamo nell’introduzione di questo volume è in ogni caso un ibrido che delude abbastanza e serve a poco. Della vita e della carriera di Alberti dopo il 1923 non è detto nulla, benché giungesse a comandare un corpo d’armata, una volta uscito dal servizio attivo fosse per sedici anni, dal 1936 al 1952, direttore della Biblioteca Reale di Torino e nel 1939 fosse nominato senatore. Niente male per un figlio di padre ignoto che aveva dovuto assumere il cognome della madre. Un dato banale come l’anno della morte si trova solo nel risvolto di copertina. Delle sue attività militari ci si dilunga su aspetti che di rilevante hanno più che altro le carte prodotte: ma il volume della documentazione non è automatica attestazione di importanza degli incarichi che l’hanno generata. Alberti fu autore di numerose buone pubblicazioni di storia militare ma della sua opera di studioso è detto poco e male: per ciò che manca non basta certo l’elenco posto alla fine dell’introduzione. Anche del libro che viene finalmente pubblicato ci si limita a poco più di un riassunto con citazioni, forse ridondanti, visto che il libro dovrebbe essere lì proprio per essere letto. La prima parte del volume suscita insomma qualche perplessità, anche se la pubblicazione de Le cause militari di Caporetto è opera senz’altro meritoria.

Andrea Saccoman