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Alberto Filippi – Il mito del Che. Storia e ideologia dell’utopia guevariana – 2007

Alberto Filippi
Torino, Einaudi, 137 pp., Euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2007

Questo denso saggio analizza la nascita del mito di Ernesto «Che» Guevara alla luce di molteplici aspetti, non sempre tenuti nel debito conto dalla storiografia e dalla saggistica più recente. L’affermazione del mito di Guevara è ricostruita, dopo che nell’Introduzione l’a. ha puntualizzato il discorso sul mito e sull’utopia sviluppato dalla dottrina fino agli anni ’60, in un filo che va da Marx a Gramsci a Marcuse, scorrendo i principali avvenimenti storici e politici lungo la stessa vicenda personale dell’argentino. In questo modo sono prese in considerazione la formazione ideologica dei partecipanti all’impresa cubana, la situazione internazionale, le reazioni della sinistra latinoamericana ed europea agli eventi cubani, l’espansione della guerriglia in America latina, fino alla repressione, alle dittature militari, al crollo del muro, evento che modificò lo scenario anche in estremo Occidente.Guevara realizzò un’utopia incompiuta, con la sua morte, e sempre valida, con la sopravvivenza del suo mito, le cui componenti sono così evidenziate: la lotta contro l’ingiustizia, specificamente quella derivante dal capitalismo internazionale, elaborata su un piano umano prima ancora che politico; l’abnegazione personale, fino al sacrificio, portata avanti anche, consapevolmente, come esempio per gli altri in una sorta di «pedagogia della rivoluzione» e della speranza di cambiamento; l’elemento cristiano presente nell’etica della rivoluzione, poi approfondita dalla «cristificazione» di Guevara, al punto di trasformarsi, nell’immaginario più recente, in un «santo pacifista». Attraverso questi passaggi il mito sopravvive sganciato dal momento storico, ma conservando alcuni tratti essenziali del personaggio, colti, più che dalla saggistica e dalla storiografia, dalla letteratura di finzione, della quale sono riportati vari esempi.La guerra di guerriglia del Che segnò non solo il terzomondismo europeo, ma anche l’apertura di una nuova fase storica, in America latina e nel mondo, di lotta contro l’imperialismo. La lezione di Guevara, che fu sottovalutata in Europa per piegarla troppo spesso ai fini specifici dei vari movimenti di lotta locali, fu l’attenzione alle condizioni interne necessarie allo scatenamento della rivoluzione. Il foco, questa fu la sua più importante intuizione, si «autogenera» in base alle condizioni nazionali. Ma il Vietnam invocato dallo stesso Guevara era impossibile da ripetere in America latina, era diversa la situazione strategica internazionale, il continente americano era fuori dalla cintura di sicurezza sovietica, e la crisi dei missili del 1962, risolta da Kennedy e Chru??ev senza interpellare la parte cubana, lo dimostrò ampiamente. L’utopia s’infranse sulla politica.L’a., del quale traspaiono, in vari punti dello scritto, considerazioni basate su testimonianze personali d’alto valore, giunge in sostanza ad affermare che, depurato dalla molte stratificazioni, la figura di Ernesto «Che» Guevara conserva a tutt’oggi una parte della suo slancio originario, tanto da poter incarnare ancora una speranza autentica, un modello positivo per le nuove sfide della democrazia.

Luigi Guarnieri Calò Carducci