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Alessandro Coppola – Dalla fabbrica alla banlieue. Missione cattolica, Islam e nuova questione sociale nella Francia contemporanea – 2006

Alessandro Coppola
Postfazione di Pino Ferraris, Roma, Ediesse, 246 pp., euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2006

Questo sintetico ma interessante lavoro mostra tutti i problemi dell’histoire du temps present, che coinvolge eventi e fatti dei quali lo storico, come ricordava Madeleine Rebérioux, è anche protagonista; ma anche le risorse offerte dall’applicazione di strumenti sociologici alla storia. Infatti è uno studioso al confine fra le due discipline, Pino Ferraris, a fornirne, nella sua postfazione, una possibile chiave di lettura. Il testo non parla delle banlieux come luogo topico di una geografia della rivolta, quale è entrato negli ultimi due anni nella discussione pubblica francese ed europea, ma di un aspetto assai peculiare della storia politica e sociale francese, l’esperienza delle missioni cattoliche operaie, i «preti operai». La loro esperienza ? di condivisione sacrificale che rievoca quella del 1934-35 di Simone Weil alla Alsthom e alla Renault, non a caso allieva di Alain, e che si è riprodotta anche nel volontariato operaio di molti militanti usciti dal ’68 francese in rotta di collisione con il Partito comunista ? viene qui presentata in tutta la sua ricchezza. Forse avrebbe potuto essere sottoposta a un’analisi critica più rigorosa se la ricostruzione storica ? delle vicende della Chiesa francese nel collaborazionismo petainista e delle diverse componenti che hanno consentito la forte redistribuzione di reddito e anche di potere nei luoghi di lavoro nei cosiddetti «Trenta Gloriosi» ? non fosse stata schiacciata in uno spazio davvero esiguo. Anche la definizione dei «Trenta Gloriosi » come puro effetto di una congiuntura economica internazionale e la scarsa problematizzazione della crisi del consenso operaio che la sinistra francese incontra da due decenni sono da attribuire a una semplificazione dovuta all’estrema sintesi. Ma il testo trova il suo interesse nella ricostruzione dall’interno del ruolo delle missioni in un paese la cui secolarizzazione è profonda e di lunga data, e ha il merito di affrontare la questione dell’Islam francese ? di solito per così dire «di ritorno» ? come risposta e sintomo insieme di una seria crisi sociale. Non indulge a nessuna forma di interpretazione della presenza dell’Islam in Occidente in termini di «scontro di civiltà», nemmeno nelle forme relativamente raffinate di una pubblicistica anglosassone che in Italia ha una circolazione più giornalistica che scientifico-universitaria. Cerca invece nuovi linguaggi per leggere la crisi che ha reso difficile in tante situazioni europee la traduzione politica dei movimenti sociali. «Che cosa significhi perdere ogni speranza di futuro ?per chi conosce la miseria?», scrive Pino Ferraris nella sua postfazione, «non trova voce dentro le narrazioni colte e laiche di storia e di biografia di coloro che pure hanno vissuto il crollo del comunismo, la fine del protagonismo operaio […] il declino sindacale» (p. 229). Ognuno di questi assunti meriterebbe probabilmente un’analisi più problematica, ma essi costituiscono certamente un’agenda preziosa per la ricerca sociale e agli storici del XIX secolo rievocano la mai del tutto risolta questione aperta dal consenso operaio a Louis Napoléon dalla sconfitta del giugno 1848 in poi.

Maria Grazia Meriggi