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Andrea Ricciardi, Giovanni Scirocco (a cura di) – Per una società diversamente ricca. Scritti in onore di Riccardo Lombardi – 2004

Andrea Ricciardi, Giovanni Scirocco (a cura di)
Roma, Edizioni di storia e letteratura, pp. 261, euro 34,00

Anno di pubblicazione: 2004

Preparata per ricordare Riccardo Lombardi a vent’anni dalla sua morte, questa raccolta di saggi, di memorie e di testimonianze, non si sottrae all’intento celebrativo che è del resto esplicito. I curatori dell’opera hanno raccolto gli scritti di amici, collaboratori, compagni che hanno vissuto e condiviso l’esperienza politica di Lombardi, per presentare un profilo completo di questo leader del socialismo italiano la cui personalità umana e politica ha affascinato anche le generazioni più giovani. È forse questa la chiave più adatta per leggere questi contributi dai quali emerge il profilo di un dirigente politico abbastanza anomalo rispetto alla nomenclatura partitica della sua epoca che di sicuro ha espresso un personale politico di alto livello. Lombardi come uomo contro, anche quando il suo Partito sceglie la strada del governo; una scelta da lui condivisa, anzi, teorizzata e preparata sul piano concreto dei programmi, ma da cui paradossalmente prende le distanze proprio nel momento della realizzazione. Si potrebbe dire che Lombardi resta sempre allo ?stato nascente?, allo stadio della creatività perché la realtà non può mai corrispondere al modello immaginato. Nenni che al motto ?politique d’abord? ispira la sua azione, se ne meraviglia e se ne duole, come riporta Andrea Ricciardi nel suo saggio, il più organico del libro: il rifiuto di partecipare al primo esecutivo di centrosinistra privava il PSI di un ministro che aveva la capacità di elaborare proposte di grande respiro perché sempre modulate su parametri ideologici-politici e insieme scientifici. ?Questo era il grande compito di Lombardi nel Partito?, dice Nenni (p. 88). Questo atteggiamento di Lombardi influenza i suoi amici e collaboratori, che anche nel rievocare la figura dell’amato leader indulgono in una presentazione della sua vita, e della vicenda politica italiana in cui si iscrive, tutta all’insegna di un ?fallimento?. In particolare Sergio Dalmasso elenca le sfide perdute: militante del Partito d’Azione Lombardi si ritrova segretario di un partito che all’indomani della fondazione della Repubblica è già morto; entrato nel PSI, perde la battaglia per l’autonomia del partito che Nenni e Morandi vincolano al PCI nel frontismo; teorico del centrosinistra, si trasforma nel suo più severo critico; lanciata la parola d’ordine dell’alternativa negli anni Settanta, si ritrova di nuovo in posizione minoritaria negli anni di Craxi. Questa lettura finisce però per ripercuotersi in un’interpretazione complessiva degli anni della Repubblica che traspare un po’ in tutti gli interventi; una visione della storia d’Italia come un percorso di occasioni mancate che risente di un pregiudizio ideologico o quanto meno di una visione aprioristica di quello che sarebbe dovuto essere e non è stato. Insomma il sogno che non si avvera.

Simona Colarizi