Cerca

Andreina De Clementi – Di qua e di là dall’oceano. Emigrazione e mercati nel Meridione (1860-1930) – 1999

Andreina De Clementi
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 1999

La ricerca di De Clementi si colloca su un territorio di confine tra la ricerca di tipo quantitativo e quella di tipo microanalitico. L’a. si propone di analizzare “la ricaduta sulla società meridionale” del fenomeno migratorio e “i margini entro cui un’impresa collettiva di quella portata abbia potuto modificarla”. Il meridione del libro della De Clementi è quello continentale in un arco temporale che va dal 1860, e cioè dalle prime e pionieristiche forme di nomadismo e vagabondaggio più che di migrazione, quelle dei suonatori di strada, dei cantanti, degli artigiani ambulanti (calderai, ramai, barbieri ecc.), dei modelli per pittori, degli spazzacamini, fino al 1930 quando i grandi flussi migratori vengono interrotti. De Clementi analizza l’esodo e le sue trasformazioni nell’intreccio con le crisi economiche, la Grande Guerra, le svolte politiche, il primo decennio fascista.
In questa sua ricerca De Clementi riutilizza e rilegge le fonti classiche della storia dell’emigrazione – le inchieste (quelle di Franchetti, Bertani, Jacini, Faina ecc.), i dati censuari, le statistiche ministeriali, la letteratura coeva – alle quali affianca, sporadicamente, dati e informazioni ricavate da fondi di polizia.
De Clementi analizza le cause e le modalità del fenomeno ma cerca soprattutto di capire le strategie degli individui, le risorse “materiali e cognitive” messe in gioco dagli emigranti, il carattere delle scelte dei singoli. In questo senso le informazioni sulla provenienza degli emigrati, le destinazioni, i rimpatri, le somme impiegate per partire, la struttura di genere e per età della massa dei migranti vengono ridiscusse al fine di tracciare un quadro articolato della soggettività delle scelte. Dalla prima emigrazione degli anni ’60 con il suo “carattere al contempo esplorativo e propulsivo” e ancora in bilico “tra forme tradizionali di nomadismo e le migrazioni di massa del XX secolo” (p. 33) si passa, man mano che il fenomeno si allarga e diffonde, a modelli più consapevoli di emigrazione, meno segnati dalla paura e dalla sfiducia e caratterizzati dal prevalere dell’emulazione e della speranza sulla rassegnazione e lo scetticismo (p. 55). De Clementi segue quindi il cambiamento delle mete e delle strategie migratorie, evidente soprattutto nell’aumento dei trasferimenti definitivi, nella crescita del numero degli emigrati tra le donne e i bambini, nell’uso delle rimesse, nei rimpatri. Istituisce un interessante nesso tra la morfologia migratoria e le regole successorie diffuse nel Mezzogiorno delineando una storia dell’emigrazione rivolta, più che a comprendere i cambiamenti all’interno dei rapporti produttivi nel Mezzogiorno, a segnalare gli effetti che questa ebbe sul sistema sociale e sull’universo simbolico degli emigrati.

Daniela Luigia Caglioti