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Angelo Del Boca – Italiani, brava gente? Un mito duro a morire – 2005

Angelo Del Boca
Vicenza, Neri Pozza, pp. 320, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2005

A proposito del giudizio su noi stessi, noi italiani abbiamo oscillato intorno a due raffigurazioni: la prima è quella che sottolinea la sfortuna; la seconda è quella che sottolinea una naturale inclinazione sui dati della generosità, dell’ospitalità. Al più, di fronte a prove inconfutabili, le obiezioni sono la rivendicazione della naturale bontà, comunque il fatto di essere un’eccezione alla crudeltà totale di tutti gli altri. Alla fine, dunque, la sostanza è sempre l’autoassoluzione.
Del Boca, nelle pagine conclusive del suo libro, sottolinea come nelle operazioni di peacekeeping in cui è impegnato l’esercito italiano a partire dagli anni ’80 (dal Libano, fino all’Afghanistan e all’Iraq), o più generalmente nell’impegno diffuso dai milioni di volontari, sia corretto indicare come ?brava gente? questi italiani, ma anche ricorda come questo aspetto sia un risultato e non un dato innato. Alle spalle di queste diverse esperienze militari e di impegno civile sta dunque una trasformazione cui non è estranea, secondo Del Boca, la realtà politica italiana e la pratica quotidiana della democrazia del secondo dopoguerra. Ma niente predisponeva a questo esito. Del Boca dedica una buona parte delle sue riflessioni alle violenze nelle colonie italiane soprattutto per opera di Adolfo Graziani; ricorda come fu deciso di utilizzare il gas da parte dell’esercito italiano nella guerra d’Etiopia nel 1935-36; ricostruisce la politica distruttiva di razzie, di distruzione di villaggi e stragi di massa attuate dall’esercito italiano nei confronti delle popolazioni nel periodo di occupazione dei Balcani (una questione connessa alle violenze subite dagli italiani tra il 1943 e il 1945 sul fronte orientale, ovvero al tema delle foibe). E tuttavia, rammenta ancora Del Boca, sarebbe sbagliato riversare sul solo fascismo la responsabilità della violenza e della brutalità italiane. Quella storia nasce prima e costituisce un ingrediente costante nella storia dell’Italia unita. A questo proposito Del Boca indaga la politica della repressione nei confronti del brigantaggio meridionale; il comportamento in Eritrea negli anni ’80 dell’Ottocento, in Cina nel 1900, in Libia dopo la guerra con la Turchia nel 1912 e, soprattutto, quello dello Stato maggiore dell’esercito negli anni della prima guerra mondiale.
È dunque la storia di una lunga consuetudine, quella della violenza esercitata su popolazioni inermi, sui propri subordinati, sulle popolazioni colonizzate: in breve nei confronti di chi aveva il corpo ?in ostaggio? e su cui si poteva esercitare violenza.. Una consuetudine che Del Boca non considera innata ? appunto come innata non è la ?naturale bontà? degli italiani. E che deve perciò far riflettere promuovendo una lettura consapevole della storia dell’Italia unita. Ovvero senza miti, né autolesionisti, né infondatamente autoassolutori.

David Bidussa