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Cristina Palmieri – La libertà sulle rotaie. Tranvieri e ferrovieri a Milano dal fascismo alla Resistenza – 2011

Cristina Palmieri
Milano, Unicopli, 177 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il volume presenta una ricostruzione delle vicende dei tranvieri e dei ferrovieri a Milano dal ventennio fascista fino alla Liberazione. Si tratta di due categorie di notevole importanza dal punto di vista sindacale, nella cui storia il capoluogo lombardo è stato un fondamentale punto di riferimento. I loro complessi modelli sindacali, come sottolinea Maurizio Antonioli nella prefazione al volume, sono tuttavia stati piuttosto diversi, riguardo alle prospettive, alle dimensioni e ai rapporti con le altre strutture sindacali. Tale «diversità» si riflette nel libro in una struttura su due parti ben differenziate, nelle quali le due esperienze vengono studiate sulla base della bibliografia e di un’interessante documentazione d’archivio. La sostanziale focalizzazione del volume sul periodo della Repubblica sociale italiana permette l’individuazione di significativi elementi di cambiamento nei riferimenti di entrambe le categorie a livello politico e sindacale, che si sovrappongono alle loro attività «sovversive». Nel caso dei tranvieri, l’antica tradizione socialista è sopravanzata dall’attivismo di una nuova generazione più vicina ai comunisti e indisponibile alle mediazioni, rispetto alle posizioni più tiepide di alcuni leader storici socialisti. Il progressivo controllo dei comunisti della categoria diventa definitivo, non senza rilevanti contrasti con i socialisti, nell’esecuzione degli scioperi del marzo 1944 e di quello insurrezionale di aprile 1945, oggetto di una puntuale ricostruzione nelle pagine del volume. Come nel caso dei tranvieri, anche tra i ferrovieri milanesi durante il periodo della Rsi avvengono notevoli cambiamenti negli equilibri politici interni, nell’ambito di quella che l’a. definisce come la «difficile resistenza», data la pericolosità di agire in un comparto militarizzato e ferocemente sorvegliato, nel quale non di rado le lotte erano azioni di piccolo sabotaggio effettuate dai singoli individui. Anche tra i ferrovieri si verifica l’ascesa dei comunisti, ma tra molte difficoltà, legate pure alla stessa complessità della categoria, dove c’erano inoltre tendenze autonomiste fortemente radicate, che durante i quarantacinque giorni del governo Badoglio avevano tentato di far rinascere il Sindacato ferrovieri italiani (Sfi) sui principi dell’organizzazione sciolta dal fascismo nel 1925. Il definitivo controllo della categoria da parte dei comunisti avviene nel secondo dopoguerra con la ricostituzione dello Sfi e la sua definitiva adesione alla Cgil, sancita dal congresso di Bologna (luglio 1945), che segna la sconfitta del gruppo legato allo storico dirigente Augusto Castrucci. Tra i ferrovieri, quindi, come prima nel caso dei tranvieri milanesi, il volume rende evidente la significatività dello studio della questione continuità/discontinuità tra il sindacalismo prima del fascismo a quello del secondo dopoguerra. Si tratta di una linea ancora relativamente poco frequentata in sede storiografica, ma di notevoli potenzialità, che l’analisi comparata tra le categorie può arricchire ulteriormente.

Jorge Torre Santos