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Donne dell’Ottocento. Amori, politica e utopia

Maria Luisa Betri
Milano, FrancoAngeli, 166 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2015

Questo volume si pone tacitamente la finalità di tracciare un bilancio dell’uso degli ego-documenti nella storiografia italiana degli ultimi vent’anni. Raccogliendo e aggior- nando alcuni contributi difficilmente reperibili apparsi in tempi più o meno remoti, l’a. si interroga in primo luogo sull’apporto fornito dalle fonti epistolari alla conoscenza della storia delle donne del XIX secolo. Sensibile alla nutrita riflessione francese su questo tipo di fonte, ma aliena dalle più radicali proposte di decostruzione dei testi, Betri dimostra come le lettere di donne e a donne – difficili da ritrovare negli archivi e perciò oggetto nell’ultimo quindicennio di procedure di scavo apposite – possano illuminare importanti spaccati del sociale, del culturale e anche del politico, aiutando a definire in modo più complesso le relazioni tra i generi nel corso di quello che per l’Italia fu il secolo del Ri- sorgimento.
Profonda conoscitrice delle fonti relative alle donne lombarde, l’a. con questi saggi vuole oppugnare soprattutto la tesi che il secolo della nazione abbia prodotto un modello univoco, e per riuscire nel suo intento offre mirabili esperienze di lettura. Emergono così relazioni di genere più fluide, confini tra privato e pubblico più labili, modi di approc- ciarsi alla guerra e alla politica assolutamente originali. E se nei diversi saggi è data voce a donne di tutte le estrazioni sociali, a farla da padrone sono le aristocratiche e le borghesi più agiate: quelle che meglio si misurarono con il processo di scoperta della sensibilità e della affettività che, incipiente nel ’700, trovò nel «secolo borghese» la propria manifesta- zione dirompente.
Nuovi atteggiamenti di fronte all’amore e alla maternità, ma anche di fronte alla malattia e alla morte, e alla nazione e allo Stato. Le lettere ci mostrano microcosmi pro- fondamente immersi nel presente, quand’anche non sempre disposti ad affrontare diret- tamente l’esperienza delle novità. Di certo questo libro – che in ambito politico spazia dal conservatorismo sabaudo di un Manno all’anarco-comunismo di certe colonie agricole di fine secolo – fornisce un ricco contributo alla conoscenza dell’800 italiano – lombardo, come si diceva, in particolare – colto attraverso i momenti topici: la Restaurazione, il Risorgimento, il post-Risorgimento. Ma non ci sono solo le cesure politiche: sulla scena compaiono anche la storia della medicina, quella del socialismo e dell’anarchismo, la vicenda della devozione.
Riproporre nel 2015 le esperienze di lettura degli epistolari femminili equivale a riportare all’ordine del giorno una pratica di utilizzo delle fonti che, se per le storiche delle donne non è mai passata in secondo piano, per la storiografia «generale» sembra invece aver rappresentato una voga piuttosto circoscritta nel tempo. Ricondotte le lettere private al grado di pertinenza e affidabilità che è loro proprio, ci si può augurare che si concretizzi una seconda stagione di studi sugli ego-documenti ricca di proposte e risorse, di suggestioni e acquisizioni, quale è stata quella di inizio XXI secolo.

Maria Pia Casalena