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Gabriele Turi – Il mecenate, il filosofo e il gesuita. L’?Enciclopedia Italiana?, specchio della nazione – 2002

Gabriele Turi
Bologna, il Mulino, pp. 279, euro. 18,50

Anno di pubblicazione: 2002

Nel 1980 Gabriele Turi pubblicò un libro innovativo sul Fascismo e il consenso degli intellettuali; nel primo di tre capitoli ricostruiva la vicenda della più grande impresa culturale del regime: l’Enciclopedia Italiana, l’opera mastodontica che con abilità e un po’ di pirateria, Giovanni Gentile aveva strappato dalle mani di Angelo Fortunato Formìggini e Ferdinando Martini, completando egregiamente il primitivo progetto. Con attento uso dei documenti e una penetrante lettura di molte voci, Turi mostrava essere stato proprio quello, accanto alla scuola (?riformata? dallo stesso Gentile già nel ’23), il principale strumento di costruzione di consenso: un consenso realizzato dagli intellettuali. Il mito della Treccani oasi di libertà e di sereno lavoro anche per gli antifascisti e gli afascisti, luogo di un sapere neutro e oggettivo veniva messo a dura prova in quel saggio, opportunamente ritornato in volume, con aggiornamenti bibliografici e ampliamenti documentari. E la ricostruzione di Turi appare oggi, alla luce dei numerosi lavori che si sono succeduti nel corso di due decenni, ancor più persuasiva, affiancandosi ad altre ricostruzioni settoriali, locali, biografiche e confermandone i risultati. Si tratta dunque della vexata quaestio del ruolo dei chierici nell’Italia di Mussolini: la tesi crociano-bobbiana dell’opposizione radicale tra fascismo e cultura vede nell’Enciclopedia, opera di cultura, quindi non fascista, ?se non in qualche frangia marginale?, per citare Bobbio, il quale aggiunge: ?tutto ciò che vi fu [?] di ?squisitamente’ fascistico, nei trentasei volumi?, è nella voce Fascismo firmata da Mussolini (la frase del 1973, è ricordata qui a p. 15).
Su tutt’altra lunghezza d’onda, Turi, ed è difficile dargli torto, seguendolo nella serrata analisi dei contenuti e della politica sottesa all’Enciclopedia finanziata da Giovanni Treccani (il ?mecenate?) e diretta dal ?filosofo? (Gentile) che fu un mezzo decisivo per catturare l’intellettualità e trasformarla in strumento di creazione di consenso. In ciò si inserisce, con un peso significativo, la Chiesa cattolica (il ?gesuita? è Padre Tacchi Venturi, addetto alla revisione censoria delle voci religiose): istituzione davanti alla quale il pur potente direttore Gentile dovette arretrare, concedendo una sorta di riservato dominio appunto alla Curia di Roma. Inquietante è poi la sopravvivenza della Treccani dopo il 1945: si accettò l’idea della sua neutra oggettività: sicché un’opera intrisa dei valori del fascismo (oltre che del cattolicesimo conservatore) ha avuto libera cittadinanza nelle scuole e nelle case italiane: un fatto che la dice lunga sulla ?continuità? tra fascismo e postfascismo. Anche gli ?Aggiornamenti? rimasero in linea, sicché ancora oggi nei solenni volumi in grande formato dell’Enciclopedia, ci si imbatte in mille microapologie del regime o in altrettante forme di excusatio per i suoi crimini. Un esempio per tutti: le leggi razziali sono rubricate come ?sporadiche disposizioni vessatorie, meno gravi che in altri paesi? (Sabatino Moscati alla voce ?Ebrei?, qui p. 245). E, paradosso nel paradosso, il fatto che si sia continuata la ristampa della vecchia edizione gentiliana, diventa una ?prova? della non fascisticità dell’opera!

Angelo d’Orsi