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Gaetano Quagliariello – La legge elettorale del 1953 – 2003

Gaetano Quagliariello
Bologna, Il Mulino, pp. 581+Cd-Rom, euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2003

Primo volume della nuova collana dell’Archivio storico del Senato dedicata ai dibattiti storici in Parlamento, è nuova testimonianza di una validissima, densa fioritura di iniziative culturali e storiche che oggi impegna la Camera alta. Dopo un saggio introduttivo di 140 pagine, le restanti raccolgono una breve silloge di documenti d’archivio (promemoria, verbali, lettere riprodotti in facsimile, e perfino ritagli di giornali e le pagine della Gazzetta Ufficiale con il testo della legge) e poi le relazioni parlamentari, e ampli stralci dei dibattiti in aula, quindi una rapida informazione sulla campagna elettorale e un inserto iconografico con i manifesti elettorali più espressivi. È dunque un ibrido tra il saggio storico e il regesto documentario (ma con le potenzialità offerte dall’appendice elettronica, anche se tecnicamente alquanto elementare), secondo una formula la cui efficacia è da valutare volta per volta.
Anche se cade il cinquantenario della vicenda, e anche se qualcuno può pensare che recenti riforme abbiano realizzato gli intenti dei legislatori di allora vendicandoli dalle accuse di antidemocraticità per aver introdotto un (consistente) premio di maggioranza, rimane a mio giudizio singolare il fatto che si sia pensato di inaugurare la collana con un insuccesso legislativo, e comunque con una pagina non bella di vita parlamentare che Marcello Pera, in una breve ma non rituale Presentazione definisce ?ictus politico? (p. 9). È noto che la legge, approvata, di fatto non fu vitale giacché non si verificarono i risultati elettorali previsti, sia pure di poco e grazie a un computo estremamente generoso e forse partigiano dei voti invalidi che la DC accettò per non aprire un pericoloso contenzioso che avrebbe ulteriormente esasperato le tensioni già aperte dal tentativo di riforma.
Impostato in maniera affrettata dal governo (che tra l’altro vi sperimentò la tecnica allora non consueta di chiedere la fiducia per battere l’ostruzionismo), l’iter parlamentare e politico della riforma finì col far passare in secondo piano le molte questioni in gioco e il dibattito fu dominato dal radicalismo dell’opposizione comunista, decisa nel sostenere il carattere incostituzionale, eversivo e truffaldino della riforma. Ma l’insuccesso ebbe egualmente portata ?costituente?, ad esempio perché accentuò la sacralizzazione del proporzionale puro e del ruolo dei partiti. L’autore ricostituisce le tappe essenziali della vicenda con attenzione soprattutto al contesto politico del momento. Con riferimento al caso francese, tende a valorizzare l’intento riformatore della proposta, sia pure stigmatizzandone la pessima gestione ? notando, tra l’altro, che la visione alquanto miope degli italiani condusse a risultati di sistema, mentre la maggiore progettualità dei francesi produsse effetti di breve respiro ? e poco concede agli argomenti sollevati nel dibattito, intesi come meramente strumentali. In effetti, la lettura dei documenti non fa pensar troppo bene del grado di elaborazione dottrinaria e di consapevolezza tecnica dei partecipanti. Ma l’impressione potrebbe essere ingenerosa, ed esser corretta da una maggiore attenzione al dibattito istituzionale di lungo periodo, nonché alle technicalities implicate.

Raffaele Romanelli