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Giancarlo Provasi (a cura di) – Le istituzioni dello sviluppo. I distretti industriali tra storia, sociologia ed economia – 2002

Giancarlo Provasi (a cura di)
Roma, Donzelli, pp. XXII-310, euro 19,63

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume presenta una serie di saggi sul tema dei distretti industriali: i contributi di taglio teorico (L. Bordogna, L. Parri, C. M. Belfanti, S. Onger, G. Provasi) si affiancano alle indagini empiriche su alcuni casi di studio (G. Bravo, L. Codara, E. Merlo, E. Morato). Si tratta dunque di un lavoro interdisciplinare, che non nasconde le sue ambizioni. L’idea di fondo non è nuova: per comprendere la formazione e il successo dei distretti industriali, è necessario tener conto del contesto istituzionale. Ma a differenza di altri studi di ispirazione analoga, gli autori non si limitano a cogliere la dimensione regolativa delle istituzioni. Queste ultime, chiarisce ad esempio Provasi, non intervengono solo dopo lo sviluppo economico, ma condizionano ex ante le motivazioni e le scelte degli attori (pp. 269-270 ss.). E il loro ruolo ? sottolineano Parri e ancora Provasi ? diventa determinante nella misura in cui esse sono capaci di trovare un equilibrio adeguato tra ordine e varietà nello sviluppo locale: tra l’esigenza più volte riconosciuta del coordinamento di attività produttive apparentemente frammentate, e la necessità non meno pressante di generare e favorire la varietà delle innovazioni.
Queste proposte teoriche sono verificate e articolate attraverso l’indagine storica ed economica su quattro distretti industriali molto diversi tra loro. Benché siano basati prevalentemente su fonti secondarie, questi capitoli forniscono un contributo utile alla storia dei distretti italiani. Il problema semmai è un altro: si tratta di sintesi storiche che in parte contraddicono gli assunti teorici del volume. I casi esaminati mostrano che in una prima fase il successo dei distretti si basa prevalentemente sulle strategie individuali. L’intervento delle istituzioni giunge in genere negli ultimi decenni, in risposta a nuove sfide economiche e organizzative, e non sempre appare incisivo. Ciò emerge con particolare evidenza nel caso di Vigevano (pp. 61; ma v. anche pp. 74, 88, 92). Ma una tendenza analoga emerge anche, in forme e tempi diversi, in altri distretti presi in esame ? come Montebelluna (pp. 127 ss.) e Casarano (pp. 212 e 214 ss.); mentre nel caso di Sassuolo la continuità della “cultura istituzionale” (p. 181) nel lungo periodo appare troppo tenue ? un contributo indiretto allo sviluppo più che un sostegno esplicito (pp. 166-173).
Insomma il volume sembra quasi costringere nella rigidità delle formulazioni teoriche una realtà che appare più sfuggente e complessa ? e ciò a dispetto di un progetto centrato proprio sull’esigenza di render conto di varietà e incertezze. Ma in questa tensione risiede anche il suo motivo di interesse. Le proposte teoriche meritano una discussione più articolata e sfumata di quanto non sia possibile fare in queste note sommarie. I saggi storici ci mostrano con onestà una vicenda economica e istituzionale di grande fascino e complessità. Nell’insieme, quindi, il libro presenta un contributo di rilievo alla vasta letteratura su distretti e sviluppo locale. E la conclusione proposta dal curatore offre al lettore un ultimo, fulminante spunto di riflessione ? un aforisma del filosofo colombiano Gómez Dávila: “I veri problemi non hanno soluzione ma storia”.

Aurelio Alaimo