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Giorgio Spini – La strada della Liberazione. Dalla riscoperta di Calvino al fronte della VIII Armata – 2002

Giorgio Spini
a cura di Valdo Spini, Torino, Claudiana, pp. 244, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume ripercorre le vicende dai primi anni Trenta al 1945 di Giorgio Spini, studente, professore di scuola media già avviato a ricerche storiche di rilievo, dal 1941 militare di leva, sergente e poi sottotenente, nel 1944-1945 al fronte come ufficiale in un reparto britannico di propaganda, Psychological Warfare. La documentazione originale raccolta dal figlio Valdo è però abbastanza scarsa: una relazione 1939 dell’OVRA su un gruppo di giovani fiorentini in cui era attivo Spini, due suoi rapporti 1943-1944, una dozzina tra le sue trasmissioni di propaganda da Radio Bari e i suoi articoli su quotidiani 1944-1945 (non è detto se si tratta di una selezione o di tutti i testi salvati). Il grosso del volume è quindi costituito da una quindicina di pezzi autobiografici scritti da Spini dopo i suoi 60 anni (salvo uno del 1963) e da una ventina di interventi stesi appositamente per questo volume. In sostanza, non siamo dinanzi a un volume di documentazione d’epoca né a un’opera di memoria meditata che ricostruisca organicamente la maturazione e le esperienze di guerra di un giovane evangelico antifascista, ma dinanzi a una serie di rievocazioni e ricordi frammentari e tardivi, seppur collegati dalle accurate note biografiche del figlio Valdo. Il volume si legge ugualmente con piacere per le grandi e comprovate doti di affabulatore di Giorgio Spini; e offre molti elementi interessanti, per esempio i cenni coloriti sull’incerto antifascismo dei gruppi giovanili fiorentini alla fine degli anni Trenta e la testimonianza dell’importanza che la militanza protestante ebbe nella sua crescita politica. Poi vivaci note sulla sua vita sotto le armi, due anni in vari reparti cosi scassati da far capire a tutti che il regime proprio non funzionava. Il passaggio del fronte a fine settembre 1943, nuova esperienza deludente tra le fila dell’esercito, il caotico ambiente di Bari antifascista, il ritorno in azione come ufficiale aggregato a un reparto britannico di propaganda. Su questa sua esperienza Spini si sofferma volentieri, con una brillante descrizione dei complessi rapporti tra gli ufficiali inglesi e gli antifascisti impegnati, tra le truppe britanniche e la popolazione italiana. Tutti elementi interessanti che però non sono sviluppati; purtroppo Spini ha rinunciato da anni al confronto con la storiografia antifascista (fino a chiedere la chiusura degli Istituti per la storia della resistenza, in ?Lettera ai compagni? 1998/1), quindi suggerisce indagini sulle origini della resistenza a Cuneo e altrove come se nessuno ci avesse mai pensato (p. 86) e si affida soltanto alla sua memoria. Si veda la confusa ricostruzione di un episodio notissimo come il tentativo di Sogno di liberare Parri nel 1945 (p. 210) o la didascalia della fotografia del bombardamento tedesco del porto di Bari cui Spini assisté, ma che avvenne il 2 dicembre 1943 e non l’8 come scrive, senza citare l’esplosione oggi documentata di una nave americana carica di iprite. In sostanza il volume rimane nei limiti di un protagonismo spesso affascinante, ma insoddisfacente.

Giorgio Rochat