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Giuseppe Cantillo – Introduzione a Troeltsch – 2004

Giuseppe Cantillo
Roma-Bari, Laterza, pp. 183, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2004

Prima degli scritti di Rossi e Tessitore il giudizio sulla figura di Ernst Troeltsch era rimasto condizionato, in Italia, da una battuta di Croce (che aveva ridotto l’idea del Kompromiss a un ?povero sostituto della dialettica?) e poi da un saggio di Antoni, che pure non mancava di acute osservazioni (ad es. sui rapporti fra Troeltsch e Max Weber). A partire dagli anni ’60, con la pubblicazione delle opere di Drescher e Lessing, gli studi su Troeltsch hanno vissuto una vera e propria Renaissance. In questo agile volume, Cantillo propone ora una sintesi preziosa, corredata da una rassegna critica e bibliografica quanto mai precisa e aggiornata.
Formatosi alla scuola di Albrecht Ritschl, Troeltsch ne conservò l’esigenza di garantire la Selbständigkeit, ossia l’?autonomia?, della religione, di fronte a un’impostazione, che derivava tanto dall’illuminismo quanto dall’idealismo, che tendeva a ridurla a un’?illusione? o a una ?forma primitiva dello sviluppo del pensiero?. La successiva influenza di Schleiermacher, poi del neokantismo di Windelband e Rickert, non alterò del tutto questa problematica, volta a trovare il punto d’intersezione tra il metodo della Religionsgeschichte e quello della teologia, attraverso l’enucleazione di una ?radice?, e infine di un a priori dell’esperienza religiosa, rinvenuto nel sentimento della dipendenza da una divinità che non esclude, ma anzi esige, lo ?sviluppo? di una comunità ecclesiale e di un culto.
La ricostruzione di Cantillo pone bene in evidenza sia l’unità del percorso di Troeltsch sia l’influenza che su di lui ebbero le principali correnti della filosofia contemporanea, non solo Weber, ma anche Bergson o Croce. Molto felici sono le pagine che l’autore dedica al rapporto con la fenomenologia: parlando di ?un inconsapevole avvicinamento alla fenomenologia? (p. 85), mostra le affinità e gli incroci fra i concetti husserliani di a priori ?materiale?, di ?ontologie regionali? e di intersoggettività con alcuni passaggi salienti della riflessione troeltschiana. Svolgendo una linea di lettura che aveva prospettato nel suo libro del 1979, Cantillo situa la ricerca più matura di Troeltsch nell’orizzonte della crisi del pensiero storico, per molti versi rappresentata dalla seconda ?inattuale? di Nietzsche. Se l’opposizione tra etica soggettiva ed etica oggettiva aveva trovato una risoluzione, in ambito religioso, nel Kompromiss del diritto naturale ?relativo?, ben più complesso si mostrava il problema dei ?valori? di fronte ai rischi del ?relativismo? storicistico. Troeltsch vi rispose cercando di concepire l’?individualità? (l’oggetto stesso della storia) come una ?totalità individuale?, già relazionata ai valori e perciò dotata di un riferimento immanente e di un’aspirazione perenne all’assoluto.
A proposito di questo ?circolo? della storia e dell’etica, Cantillo richiama l’immagine del ?circolo ermeneutico? (p. 79), e parla, nelle ultime pagine, di un’?etica della situazione?: la storia stessa si configura qui come il ?luogo? di un dinamico e mai esausto ?compromesso? tra il relativo e l’assoluto. E tutta l’opera di Troeltsch potrebbe racchiudersi in questo sforzo, assai intenso, di raccogliere la sfida che Nietzsche, e il nichilismo da lui prospettato, avevano portato ai fondamenti della coscienza storica.

Marcello Mustè