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Giuseppina Sanna – Il riscatto dei lavoratori. Storia dell’emigrazione italiana nel sud-est francese (1880-1914) – 2011

Giuseppina Sanna
Roma, Ediesse, 236 pp., Euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2011

La monografia di Giuseppina Sanna ricostruisce un tassello dell’emigrazione italiana in Francia tra la crisi agraria di fine ‘800 e lo scoppio della prima guerra mondiale, incentrandosi sugli insediamenti di Marsiglia e Nizza. Tale vicenda è collocata nel contesto della legislazione sui flussi di popolazione in Italia e Francia, dello sviluppo del movimento sindacale d’Oltralpe e del dibattito sull’emigrazione in seno ai partiti socialisti di entrambi i paesi. Questa cornice assume una particolare rilevanza perché Sanna valuta la misura dell’integrazione dei lavoratori italiani in Francia attraverso la loro partecipazione agli scioperi nella terra d’adozione. Infatti, prima ancora di far valere i loro diritti con gli imprenditori, gli immigrati dovettero affrontare l’ostracismo e la discriminazione dei sindacati francesi che li consideravano concorrenti sleali sul mercato del lavoro e cercavano di contingentarne le assunzioni, anche con provvedimenti legislativi, per tutelare la manodopera francese. Attingendo in larga misura a fonti archivistiche italiane (relazioni dei consoli) e francesi (rapporti di polizia), nonché alla stampa d’Oltralpe in lingua italiana, Sanna ridimensiona i preconcetti dell’opinione pubblica coeva sugli italiani crumiri e disposti a lavorare per compensi inferiori a quanto pattuito dai sindacati. Mostra pure come la propaganda dei fuorusciti socialisti e, in misura minore, anarchici presso i loro connazionali in Francia avesse stimolato l’adesione degli italiani alle lotte sociali e ai sindacati.Tuttavia, l’accettazione dei lavoratori italiani da parte del proletariato francese ebbe risvolti ambigui. Ancora nel 1906 il sindacato degli scaricatori di porto di Marsiglia era accusato di discriminare gli italiani. Inoltre, l’inclusione di questi ultimi nel movimento operaio non fu una riprova inconfutabile della diffusione dell’internazionalismo poiché si verificò in coincidenza con un’ondata di xenofobia che indusse i francesi e gli italiani a coalizzarsi contro i lavoratori arabi.Ci sarebbero potuti essere altri criteri per valutare l’integrazione degli italiani, quali l’esercizio del voto e le richieste d’acquisizione della cittadinanza francese, sebbene nel 1889 fosse stato imposto un periodo di residenza di dieci anni per la sua concessione. Inoltre, l’assenza di cifre sulle iscrizioni degli immigrati italiani ai sindacati francesi priva l’argomentazione di Sanna di un ovvio conforto numerico. La mancanza di dati sulla nazionalità dei membri nella documentazione della Confédérationgénéraledutravail avrebbe potuto essere in parte compensata da stime basate sull’esame dei nominativi degli iscritti e da riscontri sui censimenti della popolazione e sulla registrazione dei lavoratori stranieri disposta dal decreto francese del 2 ottobre 1888.Nondimeno, questa ricerca costituisce un pregevole contributo alla storia degli italiani in Francia. In particolare, consente di inserire le conclusioni di indagini precedenti su singoli episodi efferati di italofobia, come l’eccidio di Aigues-Mortes del 1893, in una prospettiva più ampia e criticamente articolata.

Stefano Luconi