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Gramsci and Languages, Unification, Diversity, Hegemony

Alessandro Carlucci
Leiden, Brill, XVI-256 pp., € 109,00

Anno di pubblicazione: 2012

L’a. è un giovane lettore di Italiano all’Università di Oxford, noto e apprezzato fra gli studiosi di Gramsci. La ricerca è impostata su due pilastri: la sensibilità linguistica e il pensiero politico di Gramsci. Due aspetti che interagiscono nella sua biografia, dagli anni dell’università ai Quaderni del carcere. L’interazione dimostra l’imprescindibilità del pensiero per così dire linguistico di Gramsci al fine della comprensione del suo pensiero politico: in particolare, l’origine «linguistica» della dialettica fra molteplicità e unificazione che l’a. propone persuasivamente come chiave interpretativa del concetto di «egemonia».
L’originalità del libro sta nel modo in cui reimposta tre questioni nodali per la biografia politica, intellettuale e umana di Gramsci: il ruolo della Sardegna, l’influenza della glottologia italiana ed europea sulla sua formazione, l’importanza dell’incontro con il pensiero di Lenin e il bolscevismo. Non sono tre periodi ma tre aspetti della biografia di Gramsci che ne caratterizzano tutto il percorso. Il tema del «Gramsci sardo», risolto nell’elaborazione del pluralismo linguistico e della sua incidenza nello sviluppo del concetto di egemonia, acquista una dignità euristica che raramente si ritrova nella vasta letteratura sull’argomento. Questo giova anche a specificare l’incontro col bolscevismo, dal quale Gramsci attinse il lemma egemonia, rielaborandone il concetto in modo sempre più autonomo fra il 1924 e il 1935. L’a. ricostruisce sia le ragioni storiche per cui l’incontro col comunismo sovietico fra 1922 e 1925 fu decisivo, sia il carattere selettivo dell’accostamento di Gramsci a esso, influenzato solo dagli scritti di Lenin del 1913-1917 sul nesso fra questione della lingua e questione delle nazionalità in una prospettiva che non prevedeva né il putsch dell’ottobre, né l’instaurazione di uno Stato di polizia.
L’a. viene integrando da meno di un decennio le sue competenze linguistiche con la conoscenza sempre più approfondita della storia del comunismo e della storia della cultura italiana, nonché con lo studio accurato e sempre storicamente specificato degli «scritti giovanili», dell’epistolario e dei Quaderni del carcere. In tal modo non perde di vista che l’individualità della figura di Gramsci si risolve nella sua biografia politica. Ma l’originalità di questa non si può illuminare se non si restituiscono la formazione culturale e la molteplicità disciplinare che la nutrirono, concorrendo in maniera determinante a plasmarla. L’a. dimostra compiutamente la rilevanza degli studi linguistici, senza fare, però, di Gramsci un glottologo. Il suo approccio fu piuttosto quello di uno storico delle lingue per interessi principalmente politici.
Il lavoro è un rilevante contributo alla ricostruzione della biografia di Gramsci. Rispetto agli studi gramsciani in Italia, il precedente più significativo a cui l’a. si ricollega sono gli scritti di Giancarlo Schirru. Sono filoni di ricerca recenti e molto promettenti. Particolarmente apprezzabile è l’Appendice dedicata a una rassegna critica, validissima per orientarsi nella grande mole degli studi in lingua inglese sui temi della monografia.

Giuseppe Vacca