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Il carteggio Betti-La Pira

Giuliano Crifò (a cura di)
Firenze, Polistampa, 468 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione:

Il carteggio Betti-La Pira, consegnato alle stampe a conclusione di un lungo lavoro di catalogazione e d’interpretazione portato avanti dall’insigne studioso di romanistica Giuliano Crifò e, dopo la prematura morte, dai suoi allievi de «La Sapienza» di Roma in collaborazione con Carlo Lanza (che cura l’introduzione al volume), mostra un’efficace sintesi di diverse prospettive. Vi è la fitta corrispondenza che concerne il rapporto tra ma¬estro e allievo. L’interesse per il diritto romano esplose in La Pira durante gli studi in giu¬risprudenza presso l’Università di Messina (1922-1925). Emilio Betti seppe riconoscere le potenzialità del giovane studente, tanto che la collaborazione in vista del lavoro di tesi cominciò presto e parve la naturale continuazione di un percorso di confronto scientifico, il quale si concluse a Firenze in seguito al trasferimento di Betti e per la decisione di La Pira di raggiungerlo, approdando alla laurea nel luglio 1926.
Con sempre maggiore difficoltà oggi si riesce ad apprezzare il valore dell’istituzione universitaria quale luogo di circolazione e scambio di idee, che parta dal concetto di «scuola», laddove la scelta dei temi di ricerca (e la valutazione sugli stessi) avvenga nel pie¬no svilupparsi di una tradizione e di una continuità che parlino di una storia accademica e di una modalità di trasmissione del sapere. Trovano spazio a più riprese nella fitta cor¬rispondenza consigli bibliografici, condivisione di temi, il valore della ricerca scientifica e dell’insegnamento universitario. Ciò che si evidenzia è il forte rigore metodologico cui La Pira è sottoposto dall’attenta supervisione di Betti, quello stesso rigore e complessità di pensiero che accompagneranno il giurista siciliano nel corso della docenza universitaria, ma anche lungo l’esperienza costituente e l’ampia militanza politica all’interno della Dc.
Oltre al lavoro del romanista, il carteggio riporta pagine notevoli sulla realtà uni¬versitaria di allora, troppo spesso influenzata da logiche conservatrici e di spartizione del potere. In Betti si comprende l’ansia di proporre la realtà di un mestiere dagli alti contenuti valoriali, senza nascondere i sacrifici connessi. C’è poi tutta la ricostruzione di un rapporto di amicizia intellettuale, con la stima reciproca e le doverose differenziazioni, le scelte più o meno condivise di orientazione della carriera accademica e dell’impegno sociale di La Pira, passaggi che uniti alla differente valutazione della stagione fascista por¬teranno all’allentarsi del rapporto, senza che venisse meno la gratitudine dell’allievo e il riconoscimento dello spessore culturale da parte del maestro. Il volume rappresenta opera notevole e rende ragione circa l’importanza della conservazione delle carte private, in vista di pubblicazioni che possano restituire non solo importanti squarci di vita privata, ma anche la serietà e l’originalità fondative di una professione e di una disciplina.

Marco Luppi