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Ivano Granata – In difesa della terra . L’Ufficio agrario della Società Umanitaria 1905-1923 – 2003

Ivano Granata
Milano, Franco Angeli, pp. 322, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2003

La produzione scientifica italiana più recente sembra aver perso interesse per la storia del socialismo nazionale ed europeo. Assorbita da temi istituzionali, politici e sociali, fortemente legati alle vicende dell’attualità, la storiografia pare aver abbandonato un campo di studi che, fino a un decennio fa, contava numerosissimi contributi. In questo panorama un’eccezione sembra essere il libro di Ivano Granata dedicato a un’esperienza molto particolare e significativa del socialismo riformista italiano: l’Ufficio agrario della Società Umanitaria. Il lungo saggio di Granata ripercorre le principali fasi di uno dei settori di intervento più importante, e misteriosamente tra i meno esplorati dalla storiografia, della Società fondata alla fine dell’800 per volontà del filantropo Prospero Moisé Loria. Se ampiamente nota è l’attività svolta dalla Società nel campo dell’assistenza a favore delle masse urbane, poco si sapeva degli interventi nelle campagne e per le masse rurali. Eppure ? ci dice Granata ? una delle principali centrali del riformismo italiano dedicò, sin dalla sua nascita, grande attenzione ai temi dei contratti dei braccianti, della diffusione delle cooperative rurali, dell’emigrazione contadina, dell’istruzione elementare e tecnica nelle campagne.
Istituito nel 1904 ? dopo una lunga fase di dibattito interno ? l’Ufficio agrario svolse la sua azione per alcuni anni attraverso una complessa struttura organizzativa. Da allora fino al 1913 intraprese infatti molteplici iniziative dirette a incidere nel mondo contadino, all’epoca quasi del tutto abbandonato a se stesso da una classe dirigente di governo e di opposizione più attenta allo sviluppo industriale. Da questo punto di vista Granata ? attraverso una puntigliosa analisi dei verbali dell’Ufficio ? documenta con la nascita e lo sviluppo delle cooperative rurali, delle cattedre ambulanti e di altre attività. L’autore del saggio evidenzia soprattutto la non occasionalità degli interventi ma lo sforzo di indagine che ogni iniziativa presupponeva nei piani dell’Ufficio. D’altra parte questa capacità di visione delle esigenze del mondo contadino era frutto di un felice punto di equilibrio tra le forze riformiste che avevano dato vita all’esperimento. Socialisti riformisti, radicali, democratici furono infatti i protagonisti della stagione d’oro della Società Umanitaria e del suo Ufficio agrario. Ben presto però le tensioni politiche all’interno del socialismo italiano fecero imboccare all’Ufficio agrario la sua parabola discendente. Sin dal 1909 forti contrasti con la Camera del Lavoro e con l’ala massimalista del socialismo milanese determinarono un ridimensionamento delle attività dell’Ufficio che con il 1913 assumeva il solo ruolo di centro studi. La spaccatura drammatica dentro il movimento socialista ? che Granata documenta dettagliatamente ? non fu però la sola causa della fine dell’Ufficio. Dopo la parentesi della Grande Guerra, quando l’Umanitaria tornò a essere uno dei punti di riferimento dell’assistenza civile, il fascismo colpì duramente la principale centrale del riformismo italiano e con esso quell’Ufficio agrario che ormai da vent’anni rappresentava un esperimento unico nel panorama dell’assistenza al mondo contadino.

Barbara Bracco