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John Iliffe – Popoli dell’Africa. Storia di un continente – 2007

John Iliffe
Milano, Bruno Mondadori, XI-450 pp., Euro 45,00 (ed. or. Cambridge-New York, 200

Anno di pubblicazione: 2007

Nel 1995 veniva pubblicata la Ia edizione di African: History of a Continent di John Iliffe, docente, allora, di Storia a Cambridge. Dalla preistoria alla fine dell’apartheid in Sudafrica, incardinata sulla tesi della resistenza africana a un ambiente ostile, lungo i trend demografici e i processi di «colonizzazione» africana del continente, prendeva forma un’innovativa storia della durata: innovativa, rispetto alle analisi incentrate su formazione dello Stato moderno e sottosviluppo caratterizzanti la storiografia africanistica degli anni ?60 e ’70, ed evolutiva rispetto alle prospettive del rapporto tra culture e ambiente degli anni ’80. Il volume era incentrato sulle strategie d’adattamento e controllo rispetto al territorio; sul consolidamento di società dai complessi schemi di parentela, di relazioni di potere e meccanismi di sostentamento a garanzia di un’interdipendenza capace di sopravvivere tanto alla pervasività coloniale che all’instabilità dello Stato moderno, nonché sui sistemi di difesa di quelle società da agenti esterni (tratta degli schiavi e colonialismo) e si sviluppava in dodici capitoli, otto dei quali dedicati all’Africa pre-coloniale, a rottura dell’impostazione eurocentrica predominante, sostenuti da un vasto apparato conoscitivo e bibliografico. Trattando fenomeni storici, politico-istituzionali e mercantili in modo disinvolto, senza disequilibri evidenti tra regioni e in cui le pur presenti generalizzazioni erano argute e mai azzardate all’eccesso, Africans costituiva un’esemplare prospettiva per gli studiosi e un’eccellente lettura per gli studenti. Si plaude, dunque, alla traduzione della riedizione aggiornata (2007) di un libro che aveva fatto epoca: dall’identica impostazione, ampliato nelle utili appendici bibliografiche, corretto rispetto a talune imprecisioni, a cui è stato aggiunto il capitolo L’epoca dell’Aids, che conferma, però, una delle principali critiche alla Ia edizione. Pur bandito l’afropessimismo, si diceva allora, il focus sulle leve demografiche dei popoli d’Africa, quali meccanismi di cambiamento storico rispetto ad ambiente e pressioni esterne, e l’insistenza sul loro isolamento, evidenziavano un’attitudine reactive piuttosto che proactive rispetto ai fenomeni sofferti: intitolare un’era alla pandemia che colpisce e deriva da quei meccanismi demografici suona ora come la definitiva condanna di un continente dipendente dalla medicina occidentale. Si tratta però d’una chiave di lettura coerente con la ricerca successiva di Iliffe (cfr. Honour in African History, New York, 2005 e The African Aids Epidemic: a History, Athens-Oxford, 2006).Un paio di note ancora all’edizione italiana: Southern Africa, nella speculazione in chiave regionale (p. 235) si traduce con «Africa australe» e non «Sudafrica»; il passato remoto riferendosi al 2005 appesantisce la lettura; l’indice dei nomi a scapito di quello analitico è insufficiente in volumi di questa portata, così come carte geografiche carenti e affatto descrittive, e il prezzo elevato rende inaccessibile allo studente universitario questo strumento – pur adatto nella centellinata pubblicistica in italiano in materia – senza farlo cadere nel peccato d’un uso smodato della fotocopiatrice.

Cristiana Fiamingo