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l professorino. Giuseppe Dossetti tra crisi del fascismo e costruzione della democrazia 1940-1948

Enrico Galavotti
Bologna, il Mulino, 885 pp., € 60,00

Anno di pubblicazione: 2013

L’autore insegna Storia del cristianesimo presso l’Università di Chieti-Pescara ed è membro della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. Da molti anni si occupa della figura di Giuseppe Dossetti, di cui sta scrivendo la biografia in più volumi. Nel 2006, sempre per il Mulino, ne ha ricostruito con meticolosa cura la formazione (1913-1939). In questo ponderoso saggio, pubblicato nella collana Testi e ricerche di scienze religiose, la sua ricerca prosegue prendendo l’avvio dal 1940, l’anno dell’ingresso in guerra dell’Italia e della «presa d’atto della necessità di impostare una riflessione personale e collettiva sulla crisi del paese» (p. 27), e giunge fino alle elezioni del 18 aprile 1948, dopo le quali il trentacinquenne professorino della Cattolica, convinto che la vittoria della Dc dovesse rappresentare «un effettivo punto di svolta» nella composizione e nel programma di governo (p. 836), entra apertamente in conflitto con De Gasperi. L’arco temporale così delineato coincide con una transizione epocale, per l’Italia e per il mondo, di cui Dossetti è insieme lucido interprete e talora protagonista in parecchi passaggi decisivi, ricostruiti in dieci densi capitoli: dalla crisi del fascismo alla resistenza militante nelle reggiane «Fiamme Verdi», dalla fondazione della Dc con ruoli di crescente responsabilità nazionale all’impegno per una «democrazia sostanziale» e al riassetto istituzionale del paese nel segno della Repubblica, dall’intenso e travagliato lavoro nella Costituente alla fine del Tripartito e alla fondazione della rivista «Cronache Sociali», dalla ferma reazione alla linea geddiana dell’Azione Cattolica alla sofferta ricandidatura nelle elezioni del ’48. Questa complessa vicenda è ricostruita da Galavotti attingendo a un ampio bacino di fonti inedite ed edite di diversa provenienza, vagliate con uno sforzo di scrupolosa obiettività, e avvalendosi di una ricca letteratura critica, oculatamente selezionata in relazione ai vari aspetti trattati. Si comprende facilmente che il libro attraversa ambienti e momenti storici diversi, intrecciando quindi livelli analitici parimenti diversi, ma che l’autore riesce di volta in volta a comporre in una visione sintetica biograficamente puntuale e insieme di largo respiro storico: operazione tanto più ardua e apprezzabile in quanto nessuna delle dimensioni della poliedrica personalità dossettiana viene trascurata, da quella più intimamente spirituale a quella accademico-culturale, a quella dell’impegno politico e istituzionale. Ne esce una ricostruzione nuova in parecchi punti, viva e corale, che la limpidezza e la fluidità del linguaggio rendono non di rado coinvolgente. Pietra miliare degli studi su Dossetti, l’ampio saggio costituisce anche un valido contributo alla comprensione di una fase drammatica e controversa della storia contemporanea, non solo nazionale.

Paolo Marangon