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La politica fiscale nell’età giolittiana

Gianni Marongiu
Fondazione Luigi Einaudi, Studi, vol. 53, Firenze, Olschki, XIX-528 pp., € 49,00

Anno di pubblicazione: 2015

La politica fiscale del titolo va intesa come insieme di politiche di bilancio e di provvedimenti legislativi sia sul fronte delle entrate che delle spese. Marongiu, già a. di una fortunata storia del fisco in Italia, si cimenta con rara competenza sul problema del riformismo giolittiano. Supera il vecchio pregiudizio su Giolitti, incapace di introdurre la progressività nell’imposizione, per seguire con minuziosa pazienza il vasto fronte, e i mille piccoli rivoli, della politica pubblica in materia finanziaria dal 1900 al 1914. Il quadro che ne emerge è sorprendente e unificante di altri approcci sviluppati dalla storia amministrativa.
Giolitti si dimostra un abile uomo di governo che asseconda e accompagna quel mo- vimento italiano ed europeo di crescita delle città e delle autonomie amministrative, veri laboratori di un riformismo sociale diffuso. Questo avviene attraverso importanti leggi, quella sulle municipalizzazioni, le leggi speciali a favore del Meridione, e con piccoli, ma rilevanti interventi fiscali, come l’introduzione dell’imposta sulle aree fabbricabili, per dare ai comuni un nuovo cespite di entrata che colpiva l’incremento di valore dei terreni divenuti edificabili. Si assiste a una diminuzione delle spese obbligatorie a carico dei co- muni, a un alleggerimento dei dazi sui beni di prima necessità e a un’accresciuta vitalità dell’imposta comunale di famiglia che finisce per divenire una vera imposta progressiva di cui l’a. loda l’equità e ne sottolinea l’importanza come modello per l’introduzione, nel dopoguerra, di una prima imposizione statale progressiva.
Quindi l’età giolittiana si caratterizza per un condiviso progetto di governo che vede nell’accresciuta autonomia comunale lo strumento per affrontare i grandi travagli sociali della crescita industriale e dell’ingresso delle classi popolari nel sistema politico. La politi- ca delle poche riforme e dei tanti piccoli provvedimenti si spiega con la forte opposizione che lo schieramento riformista incontra in Parlamento, soprattutto in Senato, e di cui l’a. dà ampia, financo eccessiva documentazione, e con il ben noto atteggiamento del Partito socialista, oscillante fra collaborazione e massimalismo intransigente.
Marongiu ci riporta dentro il dibattito mai risolto sui caratteri del riformismo gio- littiano. L’ambizione di presentarne una rilettura complessiva, poiché spesso l’a. si allarga ad abbracciare tutto il complesso della politica giolittiana, dalla riforma elettorale alla politica estera, manca un po’ il segno, sia per un’adesione un po’ troppo partecipata alle scelte dello statista di Dronero, sia per l’uso di una bibliografia corposa ma non sempre aggiornata su tutti i punti. Questo ci segnala l’enorme difficoltà a giungere a una sod- disfacente sintesi della storia politica e sociale dell’Italia di inizio secolo. Per chi si vorrà cimentare con questa impresa il lavoro di Marongiu costituirà un’indispensabile fonte e una guida nei meandri di un tema non sempre facile da padroneggiare

Alessandro Polsi