Cerca

Laura Demofonti – La Riforma nell’Italia del primo Novecento – 2003

Laura Demofonti
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. XVI-328, euro 42,00

Anno di pubblicazione: 2003

Nel caso della pubblicistica fiorita durante l’Italia giolittiana, l’attenzione degli studiosi si è spesso orientata sulla stagione vociana, in parte sul mondo modernista, ma assai meno su quello legato agli ambienti evangelici. Il volume in questione rappresenta in questo senso un passo avanti: l’autrice utilizza in apparenza come fonti privilegiate le principali testate che ruotavano attorno al mondo protestante: «Coenobium» (1906-19), «Bilychnis» (1912-31) e «Conscientia» (1922-27), ma arricchisce la ricerca con un lavoro accurato di confronto fra testate, riviste e carteggi privati dei principali collaboratori e redattori di tali esperienze. Il volume diventa così non tanto una storia delle riviste medesime, ma una mappa delle relazioni intellettuali italiane nel primo trentennio del secolo. Il mondo protestante diventa così angolo di visuale per cogliere il dibattito italiano sulla crisi del positivismo, sul rapporto fra politica e religione, sulla relazione fra cristiani, all’insegna dell’ecumenismo, su una nuova idea di spiritualismo non confondibile con l’irrazionalismo filosofico, e sul valore dell’esperienza modernista come dato accomunante per cattolici e protestanti. Emerge dalla ricerca la ricostruzione di uno spazio di libertà intellettuale inedito, sia nel periodo giolittiano sia nell’Italia fascista: nel primo quindicennio del secolo troviamo in «Coenobium», la prima ad affermarsi, messi in discussione tanto il tardo positivismo che il magistero idealista crociano prima e gentiliano poi; ma per tutta la loro esistenza, le tre testate toccarono tanto gli argomenti più spinosi del mondo cristiano (l’assenza di una Riforma protestante in Italia, i rapporti fra cristiani e Santa Sede), affrontarono temi di attualità politica (il ruolo della scuola, le varie anime del pacifismo, la natura del fascismo e della sua affermazione). Nel caso di «Conscientia», l’impegno dei collaboratori assunse anche una dimensione di militanza culturale antifascista, e di totale rifiuto, con la violenza come metodo, dell’autoritarismo fascista.
Le tre riviste, pur se con diverse impostazioni, furono anche il terreno di formazione di almeno tre generazioni di intellettuali che forgiarono la cultura antifascista, e che portarono frutti al pensiero democratico dell’Italia democratica: se «Bilychnis» diventò l’area del dibattito sul laicismo in Italia, sulla riforma del pensiero cristiano e sulla storia delle religioni, «Conscientia», rivista del ?nuovo Protestantesimo? (un ?Neocalvinismo? inteso come rinnovamento etico dell’agire civile), ebbe scambi proficui con la «Rivoluzione liberale» di Gobetti; fu anche la fucina di un dibattito sul socialismo di natura libertaria che avrebbe prodotto pensatori come Nicola Chiaromonte, e una tavola di discussione per quanti invece cominciarono ad avvicinarsi al marxismo partendo dallo studio della Riforma protestante, come Lelio Basso e Antonio Banfi. L’idea della ?coscienza? come momento rivelatore del rapporto uomo-Dio sarebbe diventata il nucleo del razionalismo critico banfiano e del laicismo di Basso. Un laicismo che lo avrebbe portato a battersi in Assemblea Costituente per la laicità dello Stato e in Parlamento per la revisione del Concordato.

Simona Urso