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Le tre Germanie. Germania Est, Germania Ovest e Repubblica di Berlino

Michael Gehler
Bologna, Odoya, 397 pp., € 20,00 (ed. or. London, 2011, trad. di Sara Quarantani)

Anno di pubblicazione: 2013

Gli sviluppi della storia tedesca dopo la seconda guerra mondiale sono oggetto di una continua rivisitazione e problematizzazione. In Germania, negli ultimi anni, sono state pubblicate diverse opere in grado di suscitare dibattiti non circoscritti all’ambito accademico degli storici. Tuttavia poche delle più recenti e dibattute monografie sugli sviluppi politici, economici e sociali attraversati dalla storia tedesca dal 1945 ad oggi risulta tradotto in italiano. In tal senso la pubblicazione del libro dello storico austriaco Michael Gehler (la cui traduzione tuttavia non si basa sull’originale tedesco, ma sull’edizione in lingua inglese) interrompe un silenzio editoriale che per il lettore italiano durava da diversi anni.
Al centro dell’attenzione dell’a. non ci sono più le tradizionali due Germanie, bensì «tre Germanie». L’obiettivo di Gehler, infatti, è di esaminare parallelamente le dinamiche politiche, economiche e culturali della Repubblica federale e della Repubblica democratica, per passare poi ad un’analisi della «Repubblica di Berlino». La storia delle prime due si arresta al 1990: a partire da quel momento inizia la Repubblica di Berlino. La cifra metodologica dell’intero volume è caratterizzata dal forte intreccio degli aspetti nazionali ed esteri. La conseguenza più evidente di tale scelta metodologica riguarda la periodizzazione adottata. Gli undici capitoli di cui è composto il volume non seguono tanto le canoniche scansioni cronologiche dettate dalle leadership politiche, quanto il processo di consolidamento dei due Stati in rapporto alle rispettive sfere di influenza. Più che Adenauer e Ulbricht, sono i processi di militarizzazione e di inserimento delle due Germanie all’interno dei due blocchi della guerra fredda, con tutte le relative ricadute economiche, sociali e culturali, a costituire continuità e cesure significative. Si tratta di una prospettiva tutto sommato felice, che riesce a tenere insieme diversi fattori, valorizzando un libro che, come scrive l’a., vuole essere una «panoramica che si rivolge a un pubblico generico e interessato al tema» (p. 8). Solo nel corso dei tre capitoli dedicati alla Repubblica di Berlino la periodizzazione si ricollega esplicitamente alla politica, presentando così senza eccessivi schematismi un capitolo sulla fine dell’era di Kohl (1990-1998), uno sulla coalizione rosso-verde (1998-2005) ed uno sull’inizio dell’«era» Merkel (dal 2005).
Tra i pregi dell’opera va sicuramente annoverato il dichiarato proposito di illustrare la storia delle due Germanie al di là della dicotomia successo/fallimento o vincitore/perdente. Si tratta di un intento a cui l’a. riesce quasi sempre a restare fedele. Tuttavia nel corso delle pagine finali «la dittatura della Sed» viene considerata un errore della storia tedesca al pari del nazismo (p. 381), anche se come aveva scritto lo stesso a. nella premessa «“buoni” e “cattivi” non sono categorie che si adattano alla moderna ricerca storica» (p. 8).
Il volume di Gehler riesce dunque a presentare un’articolata ricostruzione complessiva della storia tedesca, riassumendo senza semplificare alcuni nodi centrali dello sviluppo politico, sociale e culturale della Germania nel corso degli ultimi settant’anni.

Filippo Triola