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Leandro Perini – Delio Cantimori. Un profilo – 2004

Leandro Perini
Roma, Edizioni di storia e letteratura, pp. X-166, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il sottotitolo fa pensare a una sintesi complessiva sullo storico romagnolo: in realtà si tratta di otto saggi composti in occasioni disparate nell’arco di oltre un trentennio, più un’appendice con una lettera cantimoriana all’autore (tutta scoppiettante di giocosi lazzi verbali), e una Bibliografia degli scritti di Delio Cantimori che aggiorna e corregge quella già comparsa nella «Rivista storica italiana» nel 1967 a cura di Perini e J. Tedeschi.
Più che a momenti e problemi della storiografia cantimoriana, la raccolta è consacrata ? con l’eccezione dell’ultimo e più ampio saggio ? a studiosi e ambienti che si ricollegano al suo magistero. Nel saggio Gioacchino Volpe e Delio Cantimori sono illustrati i nessi e soprattutto le opposizioni tra Volpe storico delle eresie medioevali e Cantimori storico degli eretici italiani del ‘500, con l’importanza che quest’ultimo dava, e il primo non sapeva o poteva riconoscere, al momento dell’elaborazione dottrinale e teorica, e dunque della lotta teorica. Un saggio è dedicato a Il Mediterraneo di Braudel, ?ultima grande sintesi storica legata ad una concezione ?monumentale’ della storiografia?. Vent’anni dopo è una rievocazione dell’insegnamento universitario di Cantimori, centrata in particolare sull’umanità del maestro e il suo modo di coinvolgere e appassionare gli studenti nelle proprie ricerche. In memoriam è stato scritto per il germanista M. Montinari, conosciuto nella frequentazione di Cantimori. Seguono i profili consacrati agli studi dello storico dell’economia e del marxismo G. Giorgetti, di C. Vivanti e di A. Tenenti, del quale si indica in particolare la funzione di mediazione tra nuova storiografia italiana e francese, ricordando tra l’altro che fu lui nel 1952 a far conoscere sulle «Annales» gli Eretici italiani cantimoriani, rimasti ignorati anche nella Méditerranée di Braudel.
Di diversa ispirazione e di più rilevato impegno l’ultimo saggio (Delio Cantimori: storia e storiografia), dove il tono rievocativo e personale cede il passo ad un andamento critico e analitico. Sono presentate e discusse, talvolta con notevole piglio polemico, le principali ricostruzioni e interpretazioni che dell’opera cantimoriana sono state effettuate dalla sua morte in poi (fino al volume del 2003 di G. Imbruglia, Illuminismo e storicismo nella storiografia italiana); si tratta poi del nesso che nella sua ricerca si strinse tra Riforma e Umanesimo; infine, è presa in esame la lettura e il commento di Droysen e di Marx elaborati da Cantimori nei suoi corsi universitari (sono anche utilizzati e in parte pubblicati inediti appunti).
Nonostante il carattere occasionale di molte di queste pagine, poterle leggere di seguito rende evidente quel che in effetti era il proposito dell’autore nel riunirle: ?Ho voluto affermare una concezione della storia non solo lontana dal tecnicismo e dallo specialismo che hanno fatto scomparire la ?grande storia’ o l’hanno oscurata, ma anche contrastare, per quanto mi è possibile, il mito di un Cantimori ?filologo’, severo o arcigno Maestro di rigori impossibili, solo sostenitore di una storia antiquaria, senescente o addirittura morta, che ha aperto il varco allo smarrimento attuale? (p. IX).

Emanuele Cutinelli-Rèndina