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Leopoldo Ortu – La questione sarda tra Ottocento e Novecento: aspetti e problemi – 2005

Leopoldo Ortu
Cagliari, Cuec, pp. 241, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2005

Meritoria appare l’iniziativa di dare alle stampe il volume che raccoglie saggi non recentissimi e nuovi esiti di ricerca su un tema da sempre al centro degli interessi, della ricerca e della didattica accademica dell’autore. Questione meridionale e sarda; abolizione degli ademprivi; realizzazione della rete ferroviaria isolana; vicenda emigratoria negli ultimi due secoli. Questi in sintesi gli argomenti privilegiati dalla raccolta che esplicita le specificità e i problemi della vicenda regionale (intesa nell’accezione politica ed economica più ampia) e la inquadra come ?uno dei tanti aspetti di quell’ingiusta politica di sfruttamento e di discriminazione che da tempo ha dimensioni mondiali? (p. 26). Anche perciò, chiarisce Ortu, la questione ademprivile assume connotati rivelatori dato che al suo interno trovò posto il primo progetto delle ferrovie, facendone quindi una delle chiavi di volta ?per meglio interpretare un complesso sistema di rapporti e di situazioni ancora oggi evidenti in Sardegna? (p. 27).
Ortu mette in luce le cause dell’abolizione dell’istituto, i temi del dibattito politologico sul cosiddetto ?decentramento?, le fasi del processo di privatizzazione delle terre sarde ma anche e opportunamente il ruolo giocato dalla stampa che, all’epoca, ebbe il merito ?di fungere da cassa di risonanza delle principali problematiche che la Sardegna dovette fronteggiare? all’indomani della perfetta fusione con gli Stati italiani della terraferma (p. 43). In realtà, lo sfruttamento collettivo della terra, considerato un grandissimo danno per l’agricoltura, fu oggetto di un programma legislativo di durata pluridecennale. Oltretutto trascorse poco meno di un lustro prima della conversione in legge e dell’approvazione dei provvedimenti atti ad abolire domini collettivi e usi civici peraltro ancora in voga su tutto il territorio nazionale (p. 69).
Un intero capitolo occupa dunque la questione delle ferrovie la cui realizzazione fu artatamente connessa alla possibilità che lo Stato accedesse senza difficoltà ai duecentomila ettari necessari alla realizzazione del tracciato, di cui alla Legge 1105/1863, atto che sembrò consegnare all’isola la chiave preziosa del tanto atteso sviluppo. Lo Stato tuttavia ? fin dal 1879 ? sceglieva di realizzare anche in Sardegna quelle linee a scartamento ridotto che si pensava potessero integrarsi col tracciato principale, tentando di ridurre al massimo le spese ma anche dando seguito a curiose e improponibili soluzioni, come quella di dotare il capoluogo di ben due capilinea, a notevole distanza l’uno dall’altro (p. 115). Ultima, ma non in ordine di importanza, la questione dell’emigrazione, tema che consente un’ampia digressione a cavallo di secoli e di millenni, in primis evidenziando le specificità che tale problematica ha da sempre assunto (come aspetto tipico della questione sarda e dunque come fattore antecedente la questione meridionale), in seconda battuta rilevando come e perché l’emigrazione sarda, dall’Ottocento al secondo dopoguerra, possa tutto sommato essere assimilata a quella italiana.

Giovanni Murru