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L’olimpiade economica. Storia del Comitato nazionale per l’indipendenza economica (1936-1937)

Corrado Scibilia
prefazione di Paul Corner, Milano, FrancoAngeli, 172 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il libro dà conto della vita del Comitato nazionale per l’indipendenza economica
(Cnie), organo nato in seno al Pnf nel maggio 1936, nella fase iniziale di elaborazione
della politica autarchica. La sua parabola è assai corta: sciolto nel giugno 1937, già
nell’autunno dell’anno precedente si trovava in difficoltà, poiché suo maggior sponsor era
il gerarca abruzzese Adelchi Serena, quando da vicesegretario del Pnf sostituì Starace che
era partito per l’Etiopia e tornò, per l’appunto, alla fine del 1936.
L’ente del Partito avrebbe dovuto coordinare tutti i tentativi intrapresi nel paese per
raggiungere l’obiettivo dell’indipendenza economica, principalmente nel campo tecnologico
e dello sfruttamento delle risorse naturali. Si configura quindi un soggetto mediatore
tra industria, politica, militari e ricerca. L’a. ricostruisce minuziosamente l’attività del
Cnie: la creazione di due centri di ricerca (uno minerario a L’Aquila e l’altro tessile a Milano),
il concorso per le materie prime per la difesa nazionale, la mostra delle invenzioni
e dell’indipendenza economica. Il saggio guarda attentamente ai protagonisti della storia,
non a quelli più noti come il presidente Badoglio, ma alle figure poco conosciute, che presentano
caratteristiche tipiche del panorama fascista: il segretario Aldo Aytano e Corrado
Petrone, direttore dell’organo di stampa.
La breve vita del Cnie, per certi aspetti un episodio marginale, rappresenta però un
caso di studio di grande interesse, perché in esso sono ben visibili le dinamiche principali
operanti nel fascismo. Effettivamente si può osservare l’enorme discrepanza – propria del
regime – tra le intenzioni e la realtà, per cui il Comitato non solo non sarà lo «Stato maggiore
dell’economia» (così era stato definito), ma realizzerà assai poco. Il centro di Milano
non svolge nessuna attività, due dei tre vincitori del concorso non vengono premiati e la
mostra progettata non si tiene.
L’oggetto di studio è inoltre un esemplare di quei molti corpi burocratici che la dittatura
crea in continuazione, con conseguenti sovrapposizioni di competenze e conflitti.
Nello specifico il Cnie è in concorrenza con il Cnr e l’Iri, due ben più grandi strutture
dipendenti dai ministeri, le quali poi, sciolto il Comitato, ne assorbono i compiti. Qui si
scorge pure la più generale propensione di Mussolini ad affidarsi a organismi e personale
tecnici, invece che al Partito e ai suoi uomini, perché non si costituisse un reale potere
alternativo. Non a caso l’a. individua nel Cnie una prima traccia del progetto che Serena
tenta di realizzare qualche anno dopo (1940-1941), quando cerca di trasformare il Partito
di cui è segretario nell’attore principale della politica totalitaria.
Infine, attraverso il caso di studio, si rileva ancora una volta come il regime funzioni
per via discrezionale: competenze e cariche del Cnie sono spesso vaghe e incerte. Più volte
l’a. denuncia la mancanza di documentazione, che evidentemente non veniva prodotta e
che servirebbe a chiarire alcuni passaggi dei processi decisionali.

 Carlo Verri