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Luigi Musella – Craxi – 2007

Luigi Musella
Con un ricordo di Giulio Andreotti, Presentazione di Piero Craveri, Roma, Salern

Anno di pubblicazione: 2007

Questo volume consta di trentadue capitoli cronologicamente ordinati. I primi riguardano il background familiare di Craxi, i suoi esordi nel movimento giovanile socialista milanese e nell’UGI, l’organizzazione degli studenti «progressisti», le sue esperienze di funzionario di partito nell’hinterland. La narrazione si fa più fitta con la sua assunzione al ruolo di leader nazionale, di segretario del PSI, di presidente del Consiglio dei ministri. Vengono ricostruite le sue incursioni nel campo teorico, la sua versione del tema antico dell’autonomia, ovvero dell’identità socialista che non vuole essere fagocitata da quella comunista; così da privilegiare la continuità del craxismo dalla battaglia interna tra le correnti socialiste degli anni ’50-60 a quella contro il berlinguerismo nei secondi anni ’70. Spazio adeguato ha la svolta strategica che nei primi anni ’80 induce Craxi ad invocare le riforme istituzionali. La chiusura è per Tangentopoli, per la fine politica di Craxi così brusca e amara, per la sua morte prematura nell’esilio di Hammamet.Musella è ben conscio dei problemi che comporta la carenza di una documentazione archivistica. Si affida in parte alla stampa del tempo, in parte alla ricostruzione ex post di esponenti politici fattisi memorialisti, più spesso scelti tra gli amici piuttosto che tra i nemici di Craxi. Ci sono poi quelle che lui stesso definisce le «fonti più originali» del suo lavoro (p. 5): tredici interviste da lui curate, dodici delle quali, peraltro, riguardano compagni di partito o stretti collaboratori di Craxi. Devo dire però che queste fonti danno alla ricostruzione un tono da un lato simpatetico e dall’altro teleologico, tutte interne come sono al progetto craxiano nella sua fase alta, nella forma che assume a cavallo tra fine anni ’70 e primi anni ’80. Di conseguenza, risultano sottovalutati i punti di vista degli altri attori in campo e le dure repliche che al progetto oppose la realtà storica.Non che Musella indulga a toni agiografici; piuttosto adotta una strategia mimetica nei confronti dei suoi personaggi e delle sue fonti. Certo, chi conosce i suoi studi precedenti sul clientelismo nell’Italia liberale si sarebbe aspettato una ricostruzione del network che sta intorno a un capo-corrente prima e a un capo-partito poi, del meccanismo di funzionamento di una macchina politica, avrebbe preferito uno stile meno narrativo, più analitico. Lo studioso afferma in sede introduttiva e in senso generale che la storia del presente non comporta difficoltà; ma in pratica non sa o non vuole applicare a temi così recenti e scottanti la stessa metodologia da lui già applicata ad oggetti «freddi». D’altronde, egli ammette di aver sottoposto la bozza del libro a Stefania Craxi, affida l’apertura del suo libro a due pagine di nessun interesse scritte da Andreotti, chiude con due lunghe citazioni di Cossiga e di Boselli quasi affidandosi ad esse per l’interpretazione «di fondo» che è restio a fornirci. Una maggiore autonomia dagli attori del dramma e dalle loro passioni non avrebbe nociuto al suo lavoro.

Salvatore Lupo