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Massimo L. Salvadori – L’Italia dei tre Stati. Il cammino di una nazione – 2011

Massimo L. Salvadori
Roma-Bari, Laterza, 112 pp., Euro 9,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il 150° anniversario dell’unificazione sollecita Salvadori a una rapida rilettura della storia politica dell’Italia unita. Non nuovo alla forma del saggio breve, col titolo Storia d’Italia e crisi di regime lo storico piemontese aveva pubblicato nel 1994 un’importante analisi della politica italiana, ampliata nel 1996 e nel 2001 con l’estensione della sua interpretazione agli immediati sviluppi di una realtà italiana in rapida trasformazione. Le tesi centrali di quel libro, caratterizzato da un impianto politologico e dal confronto con i modelli delle democrazie occidentali, individuavano alcune costanti della storia dell’Italia unita tra loro strettamente concatenate: l’assenza di alternative di governo, la presenza di forze di opposizione non legittimate (ed espressione di un anti-Stato) e quindi escluse da una possibile alternanza, la diffusione del trasformismo, la permanenza di un sistema politico bloccato. I momenti di svolta della storia nazionale, dal liberalismo al fascismo, dal fascismo alla democrazia repubblicana e la nascita della seconda Repubblica erano stati tutti contrassegnati da «crisi di regime». Nel saggio L’Italia e i suoi tre Stati – quello liberale monarchico, quello fascista e quello democratico repubblicano – Salvadori non rinuncia ai fondamenti della sua interpretazione, fortunata e condivisibile, declinati ora anche in altra prospettiva in funzione di una riflessione sul cammino della nazione italiana. Beninteso questa riconsiderazione è lontanissima da ogni ipotesi di «Italia in cammino» nell’accezione di Gioacchino Volpe. Anzi il bilancio di questo percorso si presenta, come recita il titolo del primo capitolo, come «tormentato e contrastato»: tormentato dalle difficoltà permanenti della compagine nazionale e contrastato a più riprese dalle forze anti-Stato e anti-sistema, comprese quelle mobilitate dal terrorismo degli anni ’70 e da ultimo dalla Lega. Con la conclusione realistica e disillusa che l’Italia unita è tuttavia «l’unica storia che abbiamo» (p. XVIII).Nell’equilibrio delle parti di questo saggio trovano uno spazio specifico la costruzione dell’unità amministrativa risultato della «piemontesizzazione» del paese, la frattura Nord-Sud e l’irrisolta questione meridionale, la presenza sempre più pervasiva della criminalità organizzata, tale da costituire in alcune regioni un nuovo anti-Stato. La categoria della «disunità» domina la ricostruzione mentre quella di «guerra civile» viene introdotta a tre riprese: per il brigantaggio post-unitario, per la conflittualità del 1919-22 e per gli anni 1943-45. Molto convincente nel trattare le dinamiche politiche, Salvadori lo è forse meno nell’analisi dell’immaturità civile degli italiani e dell’origine della corruzione, ricondotta al nesso lineare politica-amministrazione-clientele. Poco propenso a scendere sul terreno scivoloso del carattere permanente degli italiani, nonostante i riferimenti al dominio straniero e all’opera della Chiesa, le sue valutazioni sembrano trascurare la complessità delle strutture profonde della società italiana e della loro evoluzione nel moderno Stato unitario.

Vittorio Vidotto