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Michele Casarin – Venezia Mestre MestreVenezia. Luoghi, parole e percorsi di un’identità – 2002

Michele Casarin
Prefazione di Mario Isnenghi, Portogruaro (Ve), Nuova Dimensione, pp. 322, euro

Anno di pubblicazione: 2002

La veste in cui viene presentato questo lavoro, che nasce dalla rielaborazione di una tesi di laurea, è felicemente divulgativa, per aver abolito gli apparati di corredo pur mantenendo fermo l’impianto argomentativo. La scelta è giustificata dall’intento di raggiungere una larga circolazione nel dibattito culturale, e, ancor più, di coinvolgere l’opinione pubblica cittadina intorno ad una forma di rappresentazione di un’identità locale centrata su forme innovative di integrazione fra centro storico e terraferma veneziana. Coinvolgimento promosso sulla base ? si può dire ? di un riflesso collettivo di rispecchiamento ricercato dall’autore soprattutto nella parte centrale, dove viene proposta una sorta di glossario della ?veneziamestrinità?, inteso come individuazione dei luoghi capaci di catalizzare, ora, il massimo di riconoscimento identitario nella popolazione.
Se il modello ispiratore, infatti, sono I luoghi della memoria di Mario Isnenghi (che firma la Prefazione), l’oggetto privilegia, nel territorio e nell’ambiente urbano, non tanto le tracce del passato quanto i segni distintivi del più immediato presente utili ad una produzione di senso identitario. Impegnandosi innanzitutto a definire, sulla scorta dell’etnoantropologia della contemporaneità (i ?non-luoghi? di Marc Augé, la città di André Corboz) una nozione di città centrata sulla destrutturazione delle gerarchie funzionali degli spazi e l’identificazione di una pluralità di riferimenti sul territorio. Il glossario è un molto godibile assemblaggio di luoghi centrali nell’esperienza di vita collettiva dei veneziani-mestrini, dove lo spessore della ricostruzione viene drasticamente ridotto a favore dell’agilità dei profili. La cui indubbia efficacia è però, dal punto di vista dell’affidabilità storica, minata dall’assenza di documentazione: dobbiamo fidarci della selezione di rilevanze operata dall’autore. Nella terza parte sono raccolte interviste a personaggi-chiave del governo e della progettazione della città lagunare ? da Gianfranco Bettin a Massimo Cacciari ? che aiutano ad enunciare l’orizzonte culturale-progettuale-civile della ?veneziamestrinità? come prospettiva possibile per la città, su cui si soffermano le osservazioni conclusive dell’autore, e che costituisce anche la sostanza del suo intento civile.
Condividerne, in larga parte, la proposta non esime da alcuni rilievi di merito. La mappa dei segni di autoriconoscimento della ?veneziamestrinità? è tracciata privilegiando l’ambito spaziale, e ispirandosi all’occhio dell’etnologo: senza tuttavia mantenere quella misura di estraneità, o straniamento, che intercorre tra l’etnologo e il suo oggetto per non produrre un effetto circolare di rispecchiamento, che qui invece si rileva. E si osserva inoltre la scarsità di riferimenti a Porto Marghera ? affidati, principalmente, ad una breve intervista a Cesco Chinello, storico del sindacato e di Porto Marghera appunto ? quando la zona industriale ha strutturato profondamente l’economia e la realtà sociale della terraferma veneziana del Novecento. Osservandolo da un’ottica diversa da quella dello storico, insomma, il lavoro accresce certamente il suo interesse.

Laura Cerasi