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Milano e territori contermini. L’ordinamento amministrativo 1750-1923

Elisabetta Colombo, Emanuele Pagano
Bologna, il Mulino, 322 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il volume raccoglie gli esiti di una ricerca promossa dall’Istituto per la scienza
dell’amministrazione pubblica (e in parte già pubblicati nel suo «Annale») sul territorio
e sull’amministrazione del Comune di Milano dalla riforma del censo di teresiana memoria
alla politica delle aggregazioni comunali forzate del fascismo. Per la prima parte,
dal ’700 alla Restaurazione, essa è stata svolta da Pagano (pp. 29-116), al quale si devono
importanti contributi sugli enti locali in età napoleonica, mentre Colombo, autrice di
un volume sul governo di Milano nella seconda metà dell’800, si è occupata del periodo
unitario fino agli albori del fascismo (pp. 117-313).
Il nucleo centrale del volume consiste nell’analisi diacronica della fisionomia di una
delle più importanti città italiane in rapporto alla sua conformazione territoriale, nei
diversi contesti politici in cui essa risulta storicamente inserita (e che di volta in volta
la caratterizzano in termini diversi: città, comune, capoluogo, capitale). Punto di vista
privilegiato sono gli aspetti fiscali e finanziari che ne condizionano la vita sociale ed economica
e la sua stessa proiezione territoriale. Pagano utilizza per descrivere le diverse fasi
di questa vicenda l’immagine della marea: un’alta marea che si manifesta spesso e che
tende ad annettere alla città i territori contermini e una bassa marea che porta invece in
altri momenti al ritrarsi della città entro la cinta delle mura spagnole, sotto la spinta dello
sviluppo economico e delle rivendicazioni autonomistiche dei territori contermini.
Paradigmatico dell’intera vicenda è il caso del Comune suburbano dei Corpi Santi
che si estendeva in forma anulare e irregolare tutt’intorno alla città: nato in forma autonoma
nel 1782; inglobato, assieme ad altri trentacinque comuni, nel 1808 nella grande
Milano capitale napoleonica; restituito alla sua fisionomia giuseppina con la restaurazione
austriaca; nuovamente aggregato forzatamente nel 1873 grazie alla possibilità concessa
alle città murate di espandersi oltre le mura cittadine; annessione ribadita, infine, nel
1923 a seguito del progetto mussoliniano (poi non realizzato) della «grande Milano»,
il cui perimetro richiamava quello della Milano napoleonica. Lungo queste diverse fasi
vengono messi in luce gli interessi, divergenti e conflittuali, della città (che ha bisogno di
nuovi spazi), del Comune suburbano dei Corpi Santi (un vero e proprio «porto franco»,
per riprendere la definizione di Carlo Cattaneo che ne fu strenuo difensore, che prospera
grazie alla città) e degli altri Comuni contermini che di questa vicinanza beneficiano.
Sulla scia del nuovo interesse per la spazialità, la ricerca sottolinea l’importanza del
dato territoriale, anche nella ricerca storico-istituzionale (si pensi all’anomalia di «un comune
situato dentro un altro» (p. 92), che costringe i Corpi Santi a fissare la propria sede
entro le mura del comune cittadino), e delle sue ripercussioni in campo fiscale, economico
e, più latamente, sociale.

 Luigi Blanco