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Mirco Dondi – La Resistenza tra unità e conflitto. Vicende parallele tra dimensione nazionale e realtà piacentina – 2004

Mirco Dondi
Milano, Bruno Mondadori, pp. 418, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2004

Dondi ricostruisce con grande attenzione la tensione costante che accompagnò l’unità delle forze antifasciste nel periodo resistenziale. Tenendo insieme il piano nazionale e la dimensione locale, proponendo, accanto alla ricostruzione generale, l’analisi della situazione della provincia di Piacenza, a mo’ di riscontro incrociato, l’autore ha indagato il problema della conflittualità interna alla Resistenza, dimostrando come la sostanziale tenuta dell’accordo dei partiti politici, al pari della collaborazione tra le bande partigiane, fosse, per molti versi, il frutto di un compromesso complesso e ricco di scontri, che richiedeva frequenti rinegoziazioni.
Attraverso la rilettura attenta della vasta mole di documenti del movimento partigiano pubblicati, e in costante confronto con la ricca bibliografia sul tema, maneggiata con grande padronanza, Dondi ha ricostruito, nella prima parte del volume, la storia della Resistenza italiana, soffermandosi sui contrasti esistenti ai vertici e alla sua base, tanto nell’ambito politico quanto in quello militare, peraltro strettamente intrecciati. Rifiutando una visione schematica dell’unità antifascista, la ricerca ha evidenziato l’articolata posizione dei partiti antifascisti, la cui spinta unitaria si accompagnò sempre alla preoccupazione per gli assetti futuri. Ugualmente ?difficile? ? ricorda l’autore ? fu la collaborazione tra gli alleati, interessati allo sviluppo di formazioni armate ma anche preoccupati del loro affermarsi, con il CLNAI, a sua volta impegnato in un confronto ?dialettico? con il governo del Regno del Sud, fatto di momenti di tensione e di riavvicinamento. La dimensione militare vide poi, accanto ai contrasti egemonici per il controllo delle forze combattenti (frequenti, ad esempio, tra garibaldini e giellisti) e, in molti casi, alla concorrenza tra le diverse bande in una stessa area, anche numerosi scontri di carattere più prettamente politico-ideologico, di cui la vicenda Porzus rappresenta soltanto il caso più noto. Né mancarono drastici interventi operati dagli organi centrali per ?istituzionalizzare? il movimento partigiano, creando un comando unificato al prezzo dell’eliminazione, spesso cruenta, dei responsabili delle prime formazioni, sorte spontaneamente grazie al rapporto assai stretto con le comunità locali, ma poco propense ad accettare le disposizioni di un’autorità esterna.
In questo quadro si colloca l’analisi della lotta partigiana nel Piacentino, effettuata nella seconda parte del libro. Le vicende locali, caratterizzate dall’oscillazione tra il polo dell’unità e quello del conflitto, confermano ulteriormente il peso avuto dai contrasti interni nello sviluppo del movimento resistenziale. Costruitasi attorno alla figura di un antifascista della prima ora, l’anarchico Emilio Canzi, la resistenza piacentina è stata ripetutamente scossa dalle tensioni tra le bande di ex militari e i raggruppamenti più politicizzati, essendo tutte le formazioni protese all’acquisizione di un’egemonia militare e organizzativa, considerata presupposto di una preminenza politica al momento della cessazione delle ostilità.

Tommaso Baris