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Non più caste. Carmelo Palladino e la Prima Internazionale

Leonarda Crisetti Grimaldi
Milano, FrancoAngeli, 367 pp., € 46,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il volume rappresenta la prima monografia interamente dedicata a Carmelo, nato
Carmine, Palladino, internazionalista della prima ora, tra i fondatori nel 1869 a Napoli
della prima sezione italiana dell’Associazione internazionale dei lavoratori. Alacremente
impegnato nel favorire il passaggio di giovani mazziniani dubbiosi e insoddisfatti alla
causa del socialismo libertario, egli favorì l’evoluzione di Errico Malatesta da posizioni
mazziniane all’internazionalismo, e contribuì anche al passaggio di Carlo Cafiero, che
lo aveva messo in contatto con il Consiglio di Londra, dal socialismo di Marx a quello
bakuniano.
Effettivamente, come emerge anche dal libro, fra il 1869 e il 1871, al culmine dei
suoi più intensi anni napoletani, durante i quali aveva frequentato l’università fino alla
laurea in legge, Palladino fu uno dei personaggi più dinamici e carismatici del nascente
socialismo italiano. Ma è in questo stesso periodo che, salvo successivi soggiorni nell’ex
capitale borbonica e qualche puntata in Svizzera, decise d’improvviso, e non senza sconcerto
fra i compagni di lotta, di fare ritorno nella sua terra di origine. Nella sua Cagnano
Varano, comune della Capitanata, dove era nato nel 1842 da una famiglia benestante,
non rinunciò comunque per intero all’attività politica. Pur perdendo rapidamente la
centralità acquisita negli anni precedenti, l’a. ricostruisce quanto per diversi anni ancora
egli conservasse contatti con il mondo anarchico e stabilisse relazioni con figure emergenti
dell’anarchismo pugliese per cercare nei primi anni ’80 di radicare il movimento
a livello locale. E proprio le fasi della sua vita trascorse in Puglia sono forse la parte più
interessante, anche perché la meno nota, di questa ricostruzione biografica della figura
del rivoluzionario garganico, che solo dal tardo 1883 si ritirò effettivamente a vita privata,
abbandonando ogni attività politica, fino alla tragica morte avvenuta agli inizi del 1896.
Su quest’ultimo episodio, grazie alla consultazione di fonti locali, sono qui aggiunti peraltro
particolari che chiariscono quanto essa sia avvenuta, non per mano di ignoti, ma
probabilmente di uno squilibrato omicida.
Proprio in questo fare maggiore chiarezza su alcuni passaggi della vita di Palladino
risiede il pregio principale del volume, che contribuisce a colmare e a correggere talune
lacune e imprecisioni o a rivelare dati biografici a oggi poco conosciuti. Una lunga appendice
mette poi ordine nella produzione scritta di questo dimenticato propagandista
restituendo unità e sistematicità a traduzioni, articoli, proclami e saggi da lui direttamente
stesi. Pur aggiungendo utili dettagli alla vicenda di Palladino, a oggi in molti punti
misteriosa, il testo non presenta un ordine narrativo fluido, e piuttosto datati appaiono
i riferimenti storiografici con cui dialoga e si confronta. Non mancano infine talune imprecisioni
(l’importante internazionalista milanese Vincenzo Pezza diviene ad esempio
Pezzi, tanto da essere talora confuso con il quasi omonimo compagno di movimento
Francesco Pezzi).

 Marco Manfredi