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Olindo Malagodi – Il regime liberale e l’avvento del fascismo, a cura di Fulvio Cammarano – 2005

Olindo Malagodi
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 220, euro 8,00

Anno di pubblicazione: 2005

Negli anni del regime non furono pochi gli intellettuali e i politici antifascisti che riandarono alla storia del Regno d’Italia per cercare di spiegarsi da dove provenisse il fascismo e quali fossero i limiti e gli errori del liberalismo. Alcuni, a cominciare da Croce, scrissero libri che divennero fondamentali nella storia della cultura italiana, altri, come il testo di cui si parla, li veniamo a scoprire a ottanta e più anni di distanza dalla caduta dello Stato liberale.
Il regime liberale e l’avvento del fascismo è uno scritto inedito, elaborato tra il 1929 e il 1931 e mai portato a termine. Il testo di Malagodi è largamente incompleto, non ci permette quindi di esprimere una valutazione complessiva sull’interpretazione del fascismo proposta dal collaboratore di Giolitti, ma ciò nonostante offre alcuni spunti di riflessione.
Malagodi inizia il suo testo con un’ampia analisi della crisi del regime liberale, una crisi che egli analizza a partire dalla fondazione del Regno d’Italia, sottolineando la forma ?ambigua e complessa, sostanzialmente diversa dagli esempi da cui era partito, pure mantenendone i modi e le parvenze? (p. 75). L’analisi di Malagodi procede tra considerazioni generali e ritratti dettagliati dei principali protagonisti della vita politica liberale, dedicando molta parte delle poche pagine scritte all’uomo che più di tutti segnò la sua vita politica, Giovanni Giolitti. Un ritratto sicuramente affettuoso e concorde, ma capace di sottolineare quanto, nel governare di Giolitti, vi fosse della dittatura personale. Una dittatura personale ? ma ?liberale e per la libertà? (p. 95) secondo Malagodi ? che avrebbe voluto abituare il paese al liberalismo, ma che invece, interrotta in una fase fondamentale ? quella dell’introduzione del suffragio universale ? da una guerra mondiale, pose le basi per una dittatura profondamente illiberale. Cammarano sottolinea come implicitamente si possa leggere in Malagodi una sorta di riconoscimento ritardato di un errore nella scelta interventista che lo aveva diviso da Giolitti e che si rivelò terribile per un’Italia che uscì dal conflitto fortemente divisa e istituzionalmente incapace di riprendersi.
Queste pagine rivelano l’originalità di questo liberale eterodosso nel leggere il fascismo: una lettura che affronta il problema del rapporto tra masse e istituzioni e tra masse e classi dirigenti e che non si ritira di fronte al problema e all’esigenza di una democratizzazione della società liberale, che è poi quell’esigenza che Giolitti cerca di risolvere dall’alto e che Malagodi riconosce come fondamentale. D’altra parte, Malagodi permette anche di considerare una volta di più la disattenzione dei liberali sul fronte delle regole e delle forme della democrazia, sia pure liberale, che è uno degli elementi fondamentali della crisi del sistema. Anche per questo, Il regime liberale e l’avvento del fascismo è un testo di grande interesse per gli studiosi, anche grazie all’ampia introduzione di Fulvio Cammarano che lo analizza alla luce del percorso biografico di Malagodi.

Giulia Albanese