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Paolo Marzani – La diga di carta. La parabola del settimanale Centro Italia nell’Umbria rossa degli anni Cinquanta – 2010

Paolo Marzani
prefazione di Dario Biocca, Foligno-Perugia, Editoriale umbra-Istituto per la st

Anno di pubblicazione: 2010

Obiettivo del volume di Paolo Marzani, giornalista professionista della sede Rai di Perugia, è quello di far riemergere «da un immeritato oblio il primo ed unico tentativo riuscito, subito dopo la guerra, di scrivere e stampare in Umbria un giornale pensato e interamente fatto in Umbria» (p. 16). A partire dall’analisi di quanto pubblicato da «Centro Italia» tra 1952 e 1956 e da fonti bibliografiche, l’a. ne ricostruisce la storia intrecciandola con le vicende imprenditoriali del suo editore «Dino» Epaminonda Mattoli. Avvocato, appartenente ad una famiglia benestante originaria di Bevagna, negli anni ’30 «uomo chiave della Breda di Milano» (p. 17), nel dopoguerra finanziere e imprenditore nel settore dell’energia elettrica in Italia e Sudamerica, Mattoli con questo settimanale intese perseguire interessi politici ed economici certamente funzionali alla sua attività imprenditoriale. In primo luogo, creare uno strumento di opposizione nell’«Umbria rossa», definizione coniata dal giornale dopo la vittoria delle sinistre nelle elezioni amministrative del 1952, al fine di costituire un fronte compatto di governo delle forze conservatrici, che andasse dalla Dc al Msi, in funzione anticomunista; promuovere quindi la realizzazione di una diga a Corbara, nei pressi di Todi, realizzata nel 1962 e rivelatasi essenziale per garantire l’approvvigionamento idroelettrico dell’Umbria; infine, creare un gruppo di lobbying per indirizzare la progettata Autostrada del Sole lungo il corso del Tevere, seguendo un itinerario tutto interno all’Umbria alternativo a quello «fanfaniano» destinato a prevalere.In sette capitoli, integrati da una parte antologica che propone ben 32 articoli da cui si evincono tematiche e orientamenti politici del giornale, l’a. analizza i caratteri e gli obiettivi di un progetto editoriale che intendeva mobilitare quei ceti conservatori, emarginati dopo la caduta del fascismo a causa del sostegno offerto al regime sin dalle sue origini, in un fronte comune contro le sinistre, puntando però anche, come rileva Dario Biocca nella prefazione, «alla ricollocazione della regione nel nuovo tessuto economico nazionale» (p. 12). Il fallimento della battaglia sull’Autosole, unito all’incomprensione dei ceti possidenti umbri, arroccati in una miope difesa degli interessi agrari, e a una sostanziale ostilità degli ambienti industriali, regionali e nazionali, proprio negli anni in cui si era avviato un duro scontro tra i monopoli energetici privati e pubblici alla vigilia della nazionalizzazione dell’energia elettrica, decretarono nel 1956, dopo appena quattro anni di vita, la fine di tale esperienza editoriale. Oltre a far riemergere una vicenda dimenticata, il volume risulta utile in quanto fornisce stimoli e spunti preziosi per intraprendere ulteriori ricerche su questioni e personaggi, a partire dallo stesso Mattoli, essenziali per meglio comprendere molti aspetti della storia politica ed economica di una regione come l’Umbria, ancora depressa e marginale negli anni del boom economico.

Angelo Bitti