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Patrizia Gabrielli – La pace e la mimosa. L’Unione donne italiane e la costruzione politica della memoria (1944-1955) – 2005

Patrizia Gabrielli
Roma, Donzelli, pp. 184, euro 21,50

Anno di pubblicazione: 2005

Muovendosi all’interno degli spazi che intercorrono tra memoria ricostruita e memoria ?edificata?, il volume si impernia sul costante intreccio tra storiografia e storia. Benché il raggio di indagine dell’autrice appaia molto ampio, approdando fino alle soglie dell’attualità, oggetto specifico della ricerca sono le politiche di autorappresentazione inaugurate dalle donne dell’UDI, negli anni del lungo dopoguerra, che vedono le militanti della sinistra impegnate in uno sforzo di mediazione fra istanze di partito e ricerca del consenso, da un lato, e nella definizione, dall’altro, di un modello di genere da proporre alle italiane e in grado di conciliare la tradizione del maternage con i tratti di una nuova identità acquisita di pari passo con la cittadinanza politica. Il volume si incentra così sulla ricostruzione della fitta rete di iniziative che le donne hanno intrapreso per conferire visibilità alla propria presenza e alla propria azione politica, spingendosi, lungo questo percorso, al di là della funzione prettamente assistenziale assegnata loro dal PCI, nell’ambito del progetto complessivo di una ?legittimazione democratica? del partito nuovo. Certo, i margini di contrattazione concessi all’UDI appaiono angusti, ciò non toglie che uno spiraglio di autonomia venga individuato dalle militanti della sinistra proprio nella ?costruzione di una politica della memoria?. A una fantasiosa gestione degli spazi ricreativi, ai continui sforzi di allestimento di un apparato iconografico, si affianca così, ricorda l’autrice, un’originale operazione di architettura culturale: l’edificazione di una sorta di pantheon delle donne, destinato ad accogliere, a fianco delle eroine del Risorgimento, sia le rappresentanti della tradizione emancipazionista che le ?martiri? della Resistenza. Per questa via, in primo luogo, il volume suggerisce una revisione dell’immagine eminentemente pragmatica della vocazione politica delle donne, per porre l’accento sugli aspetti culturali del loro impegno sulla scena pubblica e, non in ultimo, sulle ?rotture? che caratterizzano la storia delle organizzazioni femminili. Un’intuizione stimolante e ricca di spunti di riflessione, che sarebbe interessante approfondire con un’analisi comparata di più vasto raggio: a partire dai ?Plutarchi femminili? di matrice postunitaria, per arrivare ai medaglioni delle ?donne illustri? che costellano la stampa del Ventennio.
Al di là dei contenuti specifici della ricerca, d’altro canto, è soprattutto l’impianto metodologico del volume ad apparire degno di nota, a dimostrazione del grado di maturità oramai raggiunto dalla storia politica delle donne. La ricca messe di testimonianze incentrate sulla categoria della soggettività risulta adesso inserita, infatti, in un contesto più ampio, nel quale le voci e le scelte individuali appaiono interagire con le varie strategie di partito e con le diverse culture politiche, per inserirsi organicamente nel quadro complessivo della mentalità collettiva del tempo.

Maria Casalini